Tra i frutti le more sono sono una delle coltivazioni più semplici: si tratta di una pianta infestante che è pochissimo soggetta a parassiti e malattie, non molto esigente in fatto di terreno e ben resistente tanto al gelo quanto al caldo.
Queste caratteristiche rendono il rovo una pianta adattissima sia alla coltivazione biologica in azienda che a piccole produzioni familiari in giardino, a patto di tener la pianta ben regolata e ordinata, evitando che si trasformi in un groviglio poco estetico.
Scopriamo in questo articolo come possiamo molto semplicemente gestire una coltivazione di more con successo, imparando dal trapianto alla raccolta le principali accortezze da avere e impiegando sempre metodi naturali.
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La pianta del rovo
La pianta delle more (rubus ulmifolius, se vogliamo usare il nome scientifico) è il rovo e fa parte della famiglia delle rosaceae, la stessa di altri importanti frutti di bosco, come fragole e lamponi.
Capita spesso di vedere rovi di mora selvatica prendere possesso di aree incolte: coprono il terreno, senza curarsi di rive e recinzioni, si arrampicano spesso sulle altre piante. Tenerle nell’orto o nel frutteto ovviamente richiede di disciplinare la pianta, per evitare che invada gli spazi delle altre colture. Esistono varietà di rovo senza spine, utili in particolare nei giardini frequentati dai bambini, scegliendo questi cultivar si potranno assaggiare le more coltivate in proprio senza rischiare di pungersi.
Il frutto della mora è generalmente di colore scuro, tra il viola e il nero, si presenta come un aggregato di piccole sfere chiamate drupe, ognuna delle quali contiene un seme. Il suo sapore varia dal dolce all’acidulo ed è perfetto per fare marmellate, sciroppi e crostate.
Esiste anche un albero che produce more, molto simili a quelle del rovo, il gelso, che può essere bianco o nero, ma non ha alcuna parentela botanica.
Clima e terreno adatti al rovo
Clima necessario alla coltivazione. Il rovo è una pianta che resiste abbastanza bene al freddo e si adatta ad esser coltivata anche in montagna, non per niente in Italia le maggiori coltivazioni di more si incontrano in Trentino e Piemonte (in particolare nella provincia di Cuneo), oltre che in Emilia Romagna. Rispetto ad altri frutti di bosco la mora beneficia di molta esposizione solare, che rende i frutti più zuccherini e gradevoli. Le more non amano il vento che secca le piante e può spezzarne i tralci.
Il terreno ideale. La mora è un frutto di bosco poco esigente rispetto al tipo di terreno: i rovi crescono dappertutto. Potendo scegliere si trova bene in terre sciolte e leggermente acide, con una discreta presenza di sostanza organica e una buona capacità di trattenere l’umido, senza però ristagni idrici che possono provocare malattie, in particolare la muffa grigia.
Coltivare more in vaso
Le more volendo si possono anche coltivare in vaso e sul balcone. Per farlo bisogna scegliere attentamente il cultivar, che abbia un portamento non troppo disordinato, preferibilmente senza spine. Il vaso in cui trapiantare il rovo deve essere di grandi dimensioni, almeno quaranta litri, serve predisporre un sostegno per i rovi che può essere a muro o direttamente sulla ringhiera del terrazzo. Come terriccio si deve scegliere un substrato abbastanza acido, da mischiare con una buona dose di humus di lombrico. Le operazioni colturali sono le stesse richieste per la coltivazione nell’orto, bisognerà prestare attenzione in particolare a potare regolarmente il rovo sul balcone per tenerlo ordinato.
Semina e trapianto della pianta di more
Il rovo è una pianta semplicissima da far radicare, per cui l’impianto in genere prende vita da una talea oppure direttamente da un tralcio della pianta madre, mentre sarebbe inutilmente lunga l’operazione di far nascere la nuova piantina dal seme.
La talea di rovo
Moltiplicare le piante di mora. I rovi vengono moltiplicati direttamente tramite propaggine, sfruttando la naturale capacità di radicarsi del tralcio, è così semplice farlo che quasi nessuno ricorre al seme per fare nuove piante di more. Il periodo migliore per moltiplicare le piante sono i mesi estivi, basta prendere un getto ancora attaccato alla pianta, spaccarlo torcendolo, senza però separarlo completamente dalla madre e interrarlo a circa 15 cm di profondità. Il getto interrato deve restare attaccato alla pianta e bisogna innaffiato di frequente. A primavera la parte interrata sarà radicata e si potrà separare, con il trapianto si ottiene una nuova pianta.
La talea. In alternativa alla propaggine si può moltiplicare il rovo anche per talea. Basta prendere getti giovani lunghi circa 35/40 cm, tagliarli e metterli in vaso. Anche in questo caso per far radicare il tralcio nella terra serve innaffiare, le piante saranno pronte da trapiantare la primavera successiva.
Come trapiantare i rovi
Le piante di rovo si trapiantano nell’orto durante la primavera, sia che siano state comprate in vivaio, sia che siano risultato di propagazione o talea. Dove il terreno non gela si può anche trapiantare in autunno, bisogna solo fare attenzione che non ci siano imminenti cali di temperatura: le piante appena trapiantate possono esser danneggiate dalla siccità ma anche dal freddo intenso. L’operazione di trapianto è molto semplice, si scava una buca di dimensioni sufficienti e si sposta la pianta con tutto l’apparato radicale ancora in pane di terra, tenendo il colletto come riferimento per la profondità. Si copre la buca compattando il terreno e si innaffia.
Sesto di impianto. La distanza da tenere tra una pianta e l’altra di mora varia a seconda del cultivar scelto e del tipo di impianto che si realizzerà, in genere si tengono le piante a circa un metro di distanza, con distanze tra le file di almeno due metri.
Operazioni colturali sul rovo
Il rovo è semplicissimo da gestire, anche se richiede alcune cure, in particolare nel disciplinare con sostegni e potature la forma del cespuglio.
Pacciamatura. Le more beneficiano della pacciamatura, che ripara il terreno dal vento e lo tiene umido. Essendo frutti di bosco dobbiamo immaginare che si tratta di piante abituate a ricevere una copertura di foglie sul terreno a loro adiacente.
Irrigazione. Per fruttificare al meglio il rovo ha bisogno di non disidratarsi, per questo nei periodi caldi e siccitosi è necessario intervenire bagnando con una buona irrigazione. La pianta del rovo sopporta comunque bene la siccità, anche se la mancanza di acqua va a discapito della produzione di frutti, irrigare è utile soprattutto ad avere un raccolto soddisfacente.
Concimazione. Le more sono frutti di bosco spontanei, infestanti e in natura molto poco esigenti. Se si vuole però massimizzare la produzione è importante intervenire concimando, sia all’impianto (concimazione di fondo) che in corso di coltura. Come concimazione di fondo è ottimo il letame, durante la coltivazione di questo frutto di rovo conviene aggiungere letame maturo o stallatico in pallet. Tra i concimi organici la cenere è particolarmente utile nella coltivazione della mora perché apporta potassio, possiamo usarla per integrare il letame.
Sostegni per i rovi
Il rovo è una pianta strisciante e naturalmente disordinata, per evitare che si aggrovigli o che rubi spazio ad altre colture nell’orto occorre pensare a un impianto disciplinato, con dei sostegni. Nei piccoli orti per risparmiare spazio si usa coltivare le more contro le recinzioni, evitando così il lavoro di costruzione dei sostegni. Per un impianto produttivo invece la forma di coltivazione più usata per questa frutta di bosco è l’impianto a spalliera. Occorre piantare dei pali che stiano circa due metri fuori dal terreno e interrati per almeno mezzo metro. Questi pali si mettono a 4 metri di distanza tra loro, tirando tre o quattro fili in orizzontale a collegarli, bisogna usare filo metallico abbastanza robusto perché sosterrà poi la pianta. I tralci del rovo dovranno correre lungo questi fili e per questo andranno legati, sviluppando l’impianto sulla lunghezza piuttosto che sulla profondità.
Come potare i rovi
Le more come tutte le piante da frutto richiedono potature, in particolare il rovo ha bisogno di essere regolato, altrimenti si crea un groviglio difficilmente districabile, che rende difficoltosa la raccolta e crea disordine nell’orto. Durante la potatura dei frutti di bosco bisogna tener presente che i rami dell’anno precedente sono quelli che producono i frutti, per cui vanno salvaguardati e stimolati cimando. Per potare le more conviene mettersi al lavoro dopo la raccolta dei frutti, durante l’autunno. I tralci che hanno prodotto possono essere tagliati alla base con una buona cesoia, si lasciano i getti più robusti, hce vanno cimati sotto i due metri di lunghezza, i getti giovani laterali si accorciano appena lasciando le prime gemme.
Avversità delle more
Le piante di mora sono molto rustiche, temono poco le malattie e gli insetti, per questo sono uno dei frutti di bosco più semplici da coltivare seguendo i metodi dell’agricoltura biologica. Ci sono tuttavia delle avversità che possono minacciare il nostro roveto da frutto, vediamo quali sono e come possiamo intervenire con metodo naturale.
Malattie del rovo
Per prevenire l’insorgere di malattie è importante non piantare le more in successione a coltivazioni della stessa famiglia, quindi non dopo aver coltivato sullo stesso appezzamento fragole, lamponi, altre more o altre piante rosacee. Anche le solanacee (peperoni, pomodori, melanzane. patate) condividono alcune malattie della mora per cui è meglio non succedere a queste colture. Il rovo può essere soggetto alla muffa grigia, la verticilliosi e l’antracnosi.
- Il verticillium provoca l’avvizzimento delle foglie e in seguito di tutta la pianta, si previene con la rotazione colturale, evitando di far seguire l’impianto di more alla coltivazione di piante solanacee e si contiene eliminando eventuali piante infette.
- L’antracnosi rovina i frutti e forma delle piccole chiazze tonde tipo sbucciature sul fusto del tralcio, si contiene potando le parti infette della pianta, controlli primaverili permettono di intervenire tempestivamente.
- La botrite o muffa grigia è il peggior nemico del rovo, come suggerisce il nome la malattia provoca l’ammuffire del frutto, la muffa si nota anche sul fusto del rovo. Questa malattia è favorita dall’umidità, pertanto si previene con potature che disciplino la pianta permettendo un buon circolo di aria e con l’attenzione a non eccedere nelle irrigazioni. Occorre prestare attenzione perché frutti di bosco colpiti da muffa grigia possono danneggiare quelli sani, infettandoli anche dopo la raccolta.
Insetti, predatori e parassiti
- Uccelli. Molti uccelli si cibano volentieri di frutti di bosco, le more in genere stanno in posizioni assolate e quindi ben visibili, per questo sono una facile preda. Se riscontrate questo problema conviene leggere come allontanare gli uccelli dall’orto.
- Afidi. Questi minuscoli insetti sono fastidiosi soprattutto quando attaccano il rovo al momento della fioritura, Orto Da Coltivare ha dedicato un approfondimento sugli afidi.
- Ragnetto giallo e ragnetto rosso. Si tratta di acari che infestano la pagina inferiore della foglia, potete leggere come difendersi dal ragnetto.
- Antonomo del lampone. E’ un piccolo coleottero che danneggia la pianta attaccando foglie e soprattutto fiori, si può difendersi con lo zolfo oppure usando nematodi entomopatogeni.
La raccolta delle more
Le more si raccolgono con raccolta scalare, prendendo dal rovo solo i frutti maturi, che si riconoscono facilmente per via del colore. Le drupe mature nella maggior parte delle varietà si staccano dal torsolo, come per il lampone, alcuni cultivar fanno più resistenza e hanno un torsolo interno alle drupe più sottile. La mora deve essere colta asciutta perché l’umidità provoca un deperimento veloce del frutto.
Varietà di more
Esistono molte varietà di mora, si contano più di trenta specie di rovo. Per la coltivazione si consiglia di lasciar perdere il rovo selvatico, disordinato e invadente, e scegliere cultivar a portamento semi eretto, preferibilmente senza spine, sono diffusi soprattutto cultivar auto fertili che non necessitano impollinazione. Alcune varietà hanno un ciclo di coltivazione più precoce, altre sono tardive.
Le varietà più coltivate. Molti cultivar diffusi nella coltivazione dei frutti di bosco sono di origine americana, ricordiamo tra queste le more Thornfree, come indicato dal nome sono senza spine, la mora precoce Black Satin, la varietà Thornless che ha poche spine e la Lockness, cultivar interessante per dimensioni del frutto e produttività.
Articolo di Matteo Cereda
La scorsa primavera mia figlia (studentessa universitaria di tecniche erboristiche) mi ha portato una piantina di lamponi che abbiamo trapiantato in un grosso vaso rettangolare nel quale abbiamo inserito una serie di canne a formare l’impalcatura. Lo abbiamo posizionato nella zona nord, sotto il portico d’ingresso, al riparo dal caldo estivo ma anche dai venti invernali. Vorrei chiedere se durante la stagione invernale necessita di essere annaffiato, non lo faccio da ottobre. Abbiamo anche provveduto alla prima potatura ad inizio autunno.
Ciao Barbara, premesso che le innaffiature dipendono sempre dal clima e dal tipo di terreno, in inverno il lampone non deve essere irrigato: la pianta è in riposo vegetativo. In genere conviene diradare gli apporti d’acqua già durante l’autunno in modo da favorire la lignificazione e un miglior radicamento. Alla ripresa vegetativa primaverile si ripartirà con l’irrigazione.
Buon giorno Matteo,
voglio piantare delle more ma non riesco a comprendere cosa significhi “prendere un getto ancora attaccato alla pianta, spaccarlo torcendolo, senza però separarlo completamente dalla madre”. Ma separarlo dalla madre è necessario…come faccio a non separarlo e piantarlo? C’è qualcosa che non comprendo. Grazie!
Savio Rigato
Ciao Savino. Prima o poi devo decidermi a fare foto o video per spiegare meglio questo tipo di operazioni, che sono tanto semplici da vedere, quanto poco chiare spiegate a parole. Purtroppo sono più a mio agio con penna o tastiera che con la macchina fotografica. Provo quindi a spiegarmi meglio: la nuova pianta non viene staccata per la fase iniziale, una volta che sarà radicata si potrà poi spostare. per far nascere una nuova piantina di more infatti il modo più spiccio (non l’unico) è quello di prendere un tralcio, spaccarlo parzialmente e interrarlo, lasciandolo attaccato alla pianta madre. In questo modo si agevola il radicamento.
Molto semplice e ben descritto
io ho comprato una pianta di gelso ma sta allungando ai lati ed ha delle spine è possibile che sia una mora da rovo? grazie
Il gelso e il rovo sono completamente differenti. Difficilissimo equivocarle. Il gelso è un albero, con fusto e branche, il rovo procede per tralci. Non ho visto la tua pianta, quindi non ti posso dar risposte certe, ma vedo difficile scambiare un gelso per un rovo.
Davvero interessante, complimenti…molto esaustivo.
È normale che in questo periodo ci sia del fogliame secco?
Mi sembra presto per avere foglie secche, anche se non conosco il tuo clima. Potrebbe essere una patologia. Se riguarda solo alcuni tralci sicuramente rimuovili in modo tempestivo.
Bello, interessante e molto chiaro alla lettura.
Io ho comprato delle piante di more con fogliame secco, nel mese di febbraio, le abbiamo appena trapiantate nel terreno e adesso è completamente seccato del tutto! Posso salvarle in qualche modo?
ciao Amelia, difficile dire a distanza. Se il problema è solo della parte aerea, che quando secca completamente consiglio di eliminare alla base, le radici ricacceranno, se però la pianta è morta non c’è molto che si possa fare.