Il nome “susino” comprende un grande gruppo di piante da frutto, principalmente suddivise tra Susini Europei, quelli che per intenderci producono le prugne, e Susini cino-giapponesi che invece producono le susine vere e proprie.
I frutti variano molto in forme, colori di buccia e polpa, consistenza della polpa, epoca di maturazione e sapori, che possono essere più o meno dolci. Sono frutti che si prestano bene sia per il consumo fresco sia per la produzione di marmellate squisite, anche considerando che spesso queste piante sono molto generose nella fruttificazione.
In un frutteto biologico misto quindi possiamo introdurre tanti tipi diversi di susini scelti per le loro differenze e possibilmente anche per la loro resistenza o tolleranza alle comuni malattie. I susini di entrambi i tipi appartengono alla famiglia delle rosacee e al sottogruppo delle drupacee come il pesco, l’albicocco, il ciliegio e il mandorlo. Oltre al susino europeo e al susino cino-giapponese, vi sono anche altre specie minori o selvatiche di susini che producono frutti eduli.
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Clima e terreno indicati al prugno
Clima necessario alla coltivazione. I susini europei resistono discretamente alle basse temperature invernali e alle gelate primaverili, grazie alla fioritura piuttosto tardiva, mentre i susini cino-giapponesi, che pure tollerano il freddo invernale, hanno fioritura più anticipata. A nord idealmente converrebbe dare la preferenza a varietà europee, ma non è escluso che quelle cino-giapponesi si possano adattare. Nelle pianure a clima molto umido e nebbioso oppure nei fondovalle è molto importante prestare attenzione all’insorgenza di malattie fungine come la monilia, che è favorita appunto dall’umidità.
Terreno ideale. Il susino si adatta molto bene a diversi tipi di terreno, anche a seconda del portinnesto utilizzato. In genere quasi tutti presentano una buona resistenza sia all’asfissia radicale sia alla clorosi ferrica, mentre soffrono la presenza di salinità nell’acqua di irrigazione. I terreni ideali sono comunque quelli fertili e di medio impasto.
Come mettere a dimora un susino
Il trapianto. Per trapiantare una pianta di susino si scava una buca profonda, delle dimensioni indicative di 70x70x70 cm, anche inferiori se il suolo è particolarmente sciolto. La buca può essere scavata manualmente con vanga o badile, ma in caso di terreni particolarmente duri o per l’impianto di molti esemplari si può valutare l’uso di una mototrivella. Il momento ideale per la messa a dimora di susini è dall’autunno alla fine dell’inverno, escludendo però i periodi di gelo o di pioggia prolungata, perché il terreno gelato o bagnato non deve essere lavorato. Se le piante sono a radice nuda l’impianto può essere preceduto dall’inzaffardatura, pratica che favorisce l’attecchimento e che consiste nell’immergere l’apparato radicale per almeno un quarto d’ora in una miscela di letame fresco, acqua, sabbia e terra. I 20 centimetri più superficiali della terra di riempimento della buca dovranno essere miscelati ad un buon ammendante organico, come compost o letame maturo o humus di lombrico, a cui aggiungere eventualmente farine di roccia, solfato di potassio e magnesio o cenere di legna, che apportano altri preziosi elementi nutritivi. Molto utile, volendo, è anche l’aggiunta di un prodotto a base di micorrize, funghi benefici che instaurano con la pianta una simbiosi positiva a livello radicale, per un effetto biostimolante.
Nell’atto di scavare e poi riempire la buca dobbiamo fare attenzione a mantenere sopra la terra che era in superficie, questo permette di salvaguardare microrganismi utili. La pianta viene inserita dritta nella buca, col punto di innesto sopra la superficie. Si comprime poi delicatamente la terra soffice riportata e infine si annaffia.
La scelta del portinnesto. Si tratta di un parametro importante da cui dipendono l’adattabilità ai diversi terreni e anche altri fattori, per cui al momento dell’acquisto è fondamentale richiedere questa informazione al vivaista. Tra i portinnesti più usati per il susino ci sono il Mirabolano da seme, che si adatta a quasi tutti i tipi di suolo, dà vigoria alla pianta e una lenta entrata in produzione, e il Mirabolano clonale 29 C, che invece favorisce una precoce entrata in produzione ed è comunque ben adattabile a diversi terreni, anche calcarei o tendenti all’asfittico.
Impollinazione. Mentre il susino europeo è in genere autofertile, quasi tutte le varietà di quello cino-giapponese sono invece auto-sterili e per l’impollinazione richiedono quindi la presenza di varietà diverse a fioritura contemporanea, cosa che aiuta comunque anche il susino europeo. La presenza di api e di bombi nell’ambiente è fondamentale per la buona riuscita dell’impollinazione, per cui la collaborazione con un apicoltore che porti le arnie nel nostro frutteto potrebbe aiutare molto.
Sesto di impianto. Tra una pianta e l’altra di susini o prugni manterremo 3 o 4 metri lungo la fila, mentre tra le file anche 4 o 5 metri.
La coltivazione del pruno nel dettaglio
Irrigazione. Dopo il trapianto bisogna irrigare per favorire l’attecchimento degli alberelli. In seguito, le irrigazioni dipenderanno dal clima e dal terreno, ma indicativamente nei primi 2 o 3 anni è importante che sia possibile irrigare al bisogno. Dalla fioritura alla fase di accrescimento dei frutti la siccità può essere deleteria, e conviene quindi allestire un impianto di irrigazione a goccia oppure a spruzzo per far fronte a questa evenienza.
Concimazione annuale. Ogni anno le piante devono poter ricevere del nuovo nutrimento, che serve a ripristinare tutto ciò che viene asportato dalla pianta per la crescita e per la produzione dei frutti. Restano validi i prodotti di cui sopra, suggeriti per la messa a dimora, da spargere sotto chioma in due momenti: all’inizio della primavera, per favorire la ripresa vegetativa, e alla fine dell’estate per aiutare la pianta ad accumulare le sostanze di riserva nel tronco, nei rami e nelle radici.
Forma della pianta. In genere per prugni e susini la forma di allevamento più indicata è il vaso, una forma aperta, adatta alla coltivazione biologica. Dal fusto centrale si aprono le 3 branche principali, le quali portano poi tutti i rami fruttiferi. L’illuminazione all’interno della chioma è garantita da questa forma e la pianta raggiunge un’altezza gestibile da terra. I susini europei si trovano allevati anche a palmetta libera, forma appiattita.
La potatura del susino
La potatura si esegue a fine inverno (potatura secca) o durante la stagione vegetativa (potatura verde). Come le altre drupacee, anche susini e prugni possono produrre su rami misti, brindilli e dardi fruttiferi (mazzetti di maggio).
Con la potatura secca si sfoltiscono o si accorciano le formazioni fruttifere per rinnovarle ed equilibrare la fruttificazione, evitando il fenomeno dell’alternanza tra un anno e l’altro.
Sul verde le pratiche importanti sono l’eliminazione di polloni e succhioni, rami a portamento verticale che partono rispettivamente dalla base o da branche, e il diradamento dei frutticini con cui si ne lascia una prugnetta ogni 6-7 cm di ramo. Quest’ultima pratica per essere efficace deve essere eseguita al momento giusto, ovvero dopo la cascola spontanea dei frutticini e prima dell’indurimento del nocciolo.
Malattie della pianta di prugne
Le malattie di tipo fungino (crittogamico) subentrano se favorite dall’umidità e da temperature fresche o calde a seconda del fungo patogeno in questione. Nella frutticoltura biologica si prevengono soprattutto con la scelta di varietà geneticamente resistenti o tolleranti. Tra le altre misure preventive ricordiamo le potature estive che sfoltiscono le chiome troppo fitte, il rispetto dei giusti sesti di impianto, le irrigazioni solo sotto chioma e l’eliminazione tempestiva delle parti di pianta colpite. Detto questo, soprattutto nelle annate piovose alcune patologie si possono presentare comunque e in questi casi potremo usare prodotti eco-compatibili ed efficaci.
Monilia
Si tratta della malattia più diffusa tra le drupacee ed è provocata da un fungo che causa danni sia a carico di rametti, che disseccano nella parte terminale mantenendo attaccate le foglie imbrunite, sia di fiori e frutti. Le prugne o susine colpite si coprono di muffa, marciscono in vari punti e infine assumono un aspetto mummificato. La patologia è favorita dall’umidità, ovvero piogge prolungate e rugiada notturna
Questa ed altre malattie si possono prevenire con la distribuzione di macerati di equiseto rinforzanti, oppure con trattamenti a base di corroboranti. I corroboranti sono prodotti di origine naturale che svolgono l’effetto di potenziatori delle difese naturali delle piante dalle diverse avversità. I prodotti commerciali che si trovano devono essere usati previa diluizione in acqua, e la loro efficacia è legata alla costanza di utilizzo, ovvero più trattamenti durante la stagione. Tra i corroboranti più noti citiamo zeolite, caolino, lecitina di soia e propoli, ma ve ne sono anche molti altri.
Per la cura delle piante malate però si può ricorrere al polisolfuro di calcio (ma non in fioritura perché potrebbe uccidere le api) o al Bacillus subtilis, che sono due prodotti ammessi anche nell’agricoltura biologica certificata, per gli agricoltori che coltivano a livello professionale. Chi coltiva privatamente, può acquistare i prodotti che non richiedono il possesso del patentino, obbligatorio invece per i professionisti.
Oltre all’eliminazione delle parti colpite, a fine stagione è bene anche rastrellare via dal frutteto tutte le foglie cadute dalle piante con sintomi di malattia, per ridurre le probabilità di inoculo per l’anno successivo.
Ruggine
La ruggine si manifesta sulle foglie del susino (soprattutto quello europeo) con piccole macchie gialle e pustole marroni sulla pagina inferiore. La pianta tende a produrre gomma e in casi gravi può anche defogliarsi completamente. Il macerato di equiseto e i corroboranti hanno un effetto preventivo anche verso questa patologia.
I prodotti a base di rame sulle drupacee possono essere utilizzati dalla caduta delle foglie, per i soli trattamenti a riposo vegetativo, sempre leggendo prima attentamente l’etichetta e rispettandone le indicazioni alla lettera.
Insetti e parassiti del susino
I susini e i prugni, come altre specie di fruttiferi, possono essere attaccati da vari insetti, la cui presenza si contrasta in primis favorendo la biodiversità nel nostro ambiente, mettendo tante specie vegetali diverse e con l’inerbimento degli spazi tra i filari. Un ambiente ricco e vario si popola infatti anche di insetti predatori o parassiti di quelli dannosi. Vediamo sinteticamente i principali parassiti del susino, in modo da saperli riconoscerli e combatterli con metodi biologici.
Cydia del susino
La cydia del susino (Cydia funebrana) è una piccola farfalla, simile alla Cydia molesta che attacca altre specie. Le larve si cibano dei frutti scavandovi gallerie, e a fine stagione gli adulti si preparano a svernare in bozzoli nelle cortecce. Applicare cartoni ondulati attorno ai tronchi a fine estate, per invitare gli adulti a farvi il bozzolo, è un buon modo per catturarli. Altrimenti durante la stagione si possono eseguire trattamenti con prodotti a base di Spinosad. Contro la Cydia molesta, che attacca anche il susino, si può trattare col Bacillus thuringiensis. Gli insetti adulti possono essere catturati con trappole Tap Trap usando esche alimentari.
Tentredini
Sono piccoli insetti neri che depongono le uova alla base del ricettacolo fiorale. Da queste escono larve che poi rovinano i frutticini che cadono a terra con evidenti fori di uscita dell’insetto. La lotta può avvenire su due fronti: mettendo trappole collose cromotropiche bianche per la cattura massale.
Altri comuni insetti sono i tripidi e la mosca della frutta, che possiamo combattere con prodotti a base del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana, di cui esistono molti formulati commerciali.
Insetti “nuovi”
Tra gli insetti di nuova introduzione nei nostri ambienti vi è la cimice asiatica, flagello che negli ultimi anni ha impaurito molti frutticoltori. E’ una specie molto polifaga e di conseguenza nei frutteti misti si ciba di quasi ogni specie.
Le reti antinsetto possono tenerla a bada impedendole di avvicinarsi ai frutti, ma la vera e propria lotta efficace è quella condotta a livello territoriale dai Servizi Fitosanitari regionali. Infatti, dal 2020 sono stati autorizzati i primi lanci, in territori scelti accuratamente, del nemico naturale, la Vespa Samurai, imenottero che parassitizza le uova della cimice.
La Popilia japonica è un altro parassita molto polifago, che attacca anche i susini e la cui lotta viene condotta dai Servizi Fitosanitari regionali mediante l’installazione di trappole nei luoghi prescelti.
La drosophila suzuki, moscerino dei piccoli frutti, colpisce anche il susino e si può provare a controllarla con trappole di tipo Tap Trap rosso.
Afidi
Parassiti che non risparmiano specie da frutta, da orto, ornamentali ed aromatiche, per fortuna sono tenuti a bada da vari nemici naturali: coccinelle, sirfidi, crisope. Se il loro aiuto non fosse sufficiente, bisogna irrorare le piante con una soluzione acquosa a base di sapone di Marsiglia o Sapone Molle di potassio, specifico per uso agricolo.
Coltivare il susino in vaso
Molte varietà di prugni e susini si possono coltivare anche in vaso o fioriere, purché grandi, per assicurare un buon quantitativo di terra alle radici, premessa per la crescita armoniosa della parte aerea e quindi della produzione di frutti. Le irrigazioni e le concimazioni dovranno essere più frequenti rispetto a quelle somministrate a piante con radici libere di espandersi nel suolo.
Raccolta delle susine
La raccolta. I frutti dei susini e dei prugni sono drupe col nocciolo interno. Si raccolgono quando hanno raggiunto la giusta dimensione, il colore e la consistenza al tatto. Ve ne sono di moltissimi tipi a maturazioni dilazionate, per cui è possibile avere raccolti tra l’ultima decade di giugno e la prima di settembre.
Varietà di prugne e di susine
Varietà di susine. Tra le susine più note c’è la Goccia d’oro, ma vale la pena provarne altre: la “Sangue di Drago” che matura ai primi di agosto e che, come si intuisce dal nome, ha polpa sanguigna; la “Burbank”, che matura tra luglio ed agosto, ha buccia gialla con sfumature scure e polpa gialla; la “Santa Rosa” a polpa scura che matura a fine luglio ed è una varietà molto buona anche come impollinatrice.
Varietà di prugne. Oltre alle note Regina Claudia verde e gialla, introduciamo anche altre varietà: tra le precoci c’è la “Precoce di Ersinger”, mentre a metà luglio matura la “Black Amber” molto scura, a fine luglio la “Coscia di monaca rossa”, mentre tra le più tardive, che maturano oltre metà settembre, c’è la “Prugna Angeleno”.
Articolo di Sara Petrucci
Buongiorno, affronto per la prima volta la coltivazione del susino. Ho appena acquisito l’ormai noto (a Matteo!) piccolo podere nel Sud Sardegna e ho “ereditato” una pianta di susino stracarica di frutti, alla quale non è stato fatto alcun trattamento o potatura da almeno due anni. L’irrigazione è ripresa a fine maggio, dal momento dell’acquisizione. I frutti (delle susine gialle di dimensioni medio-grandi) stanno via via maturando, ma quasi tutti, proprio al momento di essere colti, hanno una parte del frutto di colore violaceo, come fossero lividi. La parte in sé è commestibile, ma ovviamente non sarebbero commercializzabili. Sono comunque buone. La domanda è: di che si tratta? è una patologia, un parassita, è dovuto alla mancanza d’acqua? Accanto ci sono i famosi peri afflitti da limacina, e in alcune parti del susino le foglie sono state attaccate dallo stesso parassita. Il vaso trappola (proteica) è stato appeso a fine maggio ed è già stato parzialmente vuotato e rabboccato con ammoniaca, perché era stracolmo di insetti. Sicuramente non potrò far nulla per il raccolto di questa stagione, ma in previsione del futuro anno, come devo agire per evitare questo problema? La pianta è davvero super carica, ci saranno due quintali di frutti come minimo! Grazie per la sempre preziosa attenzione…
Ciao Tiziana, sto per pubblicare un articolo sulle malattie del susino, proprio in questi giorni. Nessuna delle principali patologie fa i sintomi che mi citi, non so cosa dirti. Per me è doppiamente difficile non vedendo le susine. Posso consigliarti di postare le foto dei frutti sul gruppo “Orto Da Coltivare – Cosa e quando seminare”. Ci trovi circa 80.000 persone, magari intercetti qualcuno che ha già esperienze simili alla tua.
Le trappole alimentari vanno benissimo, se le metti a inizio primavera dovresti fare una buona cattura massale, che probabilmente è sufficiente a tener sotto controllo il parassita limitando i danni e senza usare nessun pesticida. Ti suggerisco magari di metter qualche trappola in più, se hai vicini con piante dello stesso tipo vale la pena regalare qualche trappola anche a loro per coprire meglio il territorio.
Buongiorno, grazie mille per l’articolo molto interessante. Mi chiedevo cosa fosse possibile fare per “sistemare” una pianta lasciata sola a se stessa per svariati anni (al momento alta svariati metri e malata). Nello specifico volevo chiedere se avesse qualche consiglio su come potarla in maniera efficace per riportarla ad un’altezza decente e al contempo aiutarla a debellare la malattia (al momento non fruttifica più, le foglie si presentano tutte bucherellate e arricciate e la corteccia è ricoperta di licheni).
Saluti e grazie per l’aiuto.
Ciao Davide, è molto difficile darti un parere a distanza senza vedere la pianta. Di certo il lavoro di potatura deve esser fatto durante il riposo vegetativo della pianta, per cui nella stagione invernale. Sull’altezza bisognerebbe vedere come è strutturata la pianta, per capire dove è meglio tagliare. Riguardo alla malattia potrebbe essere corineo (impallinatura). Il consiglio che posso darti è fare diverse foto alla pianta e pubblicarle sul gruppo Facebook “Orto Da Coltivare – cosa e quando seminare” potresti trovare così il parere di varie persone e ottenere consigli utili.
salve! cosa utilizzare per la concimazione del susino? e in che periodo consigliate di effettuarla?è giusto farla in autunno e agli inizi della primavera? Grazie
Io consiglio di concimare in autunno, stallatico e compost maturo vanno benissimo.
Salve. Sono costretto ad intervenire anche qui…dopo aver commentato l’articolo riguardante i parassiti del pesco.
Trovo clamoroso che non abbiate menzionato quello che – da anni, anzi, da decenni – è diventato il flagello vero e proprio di molte piante, soprattutto i susini:
L’IFANTRIA AMERICANA!…
Solitamente la combatto o con il piretro o col bacillus thuringensis, eliminando e bruciando anche ogni singolo ramo infestato.
Anche la POPILLIA JAPONICA ha cominciato a diffondersi, e quest’anno ha prodotto molti danni: agli inizi di luglio ho avuto la spiacevole sorpresa di trovare alcuni dei miei susini letteralmente invasi da questi animali, e già danneggiati (nella parte fogliare); ho utilizzato dapprima il piretro, che non ha prodotto nessun effetto; sono stato quindi costretto ad utilizzare un insetticida universale non biologico…e sono scomparse nel giro di 24 ore.
Per quanto riguarda, invece, la CIMICE…devo dire che non l’ho MAI trovata sui susini, ma soltanto sui peschi.
Buongiorno Giorgio, qui per sintesi abbiamo citato solo alcuni dei parassiti, individuando i più diffusi (considerando anche che l’articolo è stato scritto nel 2017).
Servirebbe certo un articolo a sé in cui avere lo spazio per approfondire i vari insetti che possono danneggiare la pianta, che sono numerosi (oltre all’Ifantria e alla popillia japonica che tu citi correttamente sarebbero da aggiungere anche ad esempio limacina, cheimatobia, tripide del pesco). Ho in programma di pubblicare un post specifico sui parassiti del susino e del prugno, ma il tempo non basta mai per fare tutto.
La cimice ti confermo che può colpire le susine proprio come le pesche, a volte il bersaglio dipende anche da vari fattori come la posizione della pianta.
CUELLO CHE CERCAVO NON O TROVATO RISPOSTA VOLEVO SAPERE AVENDO TOLTO 1 PIANTA VECCHIA SE POTEVO METERNE UN’ALTRA SENPRE SUSINA GRAZIE
Ciao Paolo, puoi farlo. Se il susino ha avuto problemi di patologie sarebbe meglio cambiare tipo di pianta e scegliere un altro punto per il susino.
Buonasera, ho letto il vostro articolo perche’ mi piacerebbe piantare nel mio giardino una pianta di prugne regina Claudia di quelle con il frutto verde e polpa consistente (sono le preferite dei miei figli) ma sono un po’ confuso sul fatto che una singola pianta, da sola, possa di fatto fruttificare. Ho letto qua e la’ (essendo un profano totale) che questa varieta’ e’ “autosterile” ovvero ha bisogno nei dintorni di un altra pianta impollinatrice (tipo la Regina Claudia Gialle o la Stanley ad esempio) . Potete confermarmi se e’ vero che devo piantare una impollinatrice di fianco alla mia futura Regina Claudia verde?
Grazie mille in anticipo per l’aiuto. Sergio
Ciao Sergio, quello che hai scritto è corretto. La regina Claudia verde necessità di impollinatore per dare una produzione. Ti consiglio in ogni caso quando acquisti una varietà da frutto di chiedere consiglio al vivaista, in particolare questo è utile se hai la fortuna di avere un vivaio competente nella tua zona, che possa aiutarti nella scelta di portinnesto, varietà adatta al tuo clima e sul discorso impollinatore.
salve ho acquistato 4 anni fa un giuggiolo dai frutti grossi come noci dopo il trapianto non ha più prodotto tali frutti cosa mi consigli?
Ciao Vale, difficile dirti senza conoscere condizioni ed età della pianta, potresti cercare su FB il gruppo di Orto Da Coltivare e postare foto e un po’ di dettagli lì in modo che si possa provare a darti qualche consiglio.
Grazie per i preziosi consigli, soprattutto per le soluzioni bío e le tecniche di potatura. Anna
ho comprato un susino a radic nude le radici sono immerse a qualcosa che sembra segatura, la lnterro così ho no
Ciao Romano, ti consiglio di dare un’occhiata all’articolo su come piantare un albero a radice nuda. Togli dalla segatura e fai inzaffardatura in acqua, terra e letame.