Ciao Errico
Poni una domanda molto interessante, che interessa molti coltivatori alle prese con la concimazione di un orto.
Elementi nutritivi
Dal punto di vista degli elementi nutritivi necessari alle piante (azoto, fosforo, potassio e microelementi) lo stallatico pellettato è equiparabile al letame, infatti il pellettato non è altro che letame essiccato. In entrambi i casi si tratta di un concime completo di origine naturale, quindi sono soluzioni che vanno comunque bene per un orto biologico. Tuttavia usare il letame maturo a mio avviso è molto meglio, per vari motivi.
Come mai è meglio il letame
In primo luogo quando andiamo a mettere il letame nel terreno apportiamo molta più sostanza organica rispetto a un concime secco come il pellettato: un kg di letame equivale a 100 grammi di pellet. Quindi stiamo non solo concimando ma anche ammendando. Ammendare significa andare a migliorarne la struttura fisica: un terreno ricco di sostanza organica è maggiormente vivo (in termini di microrganismi utili), resta più scuro e soffice (quindi si fa meno fatica a lavorarlo) ed è più capace di trattenere l’umidità (quindi richiede meno irrigazione). Tutte queste caratteristiche significano un orto più fertile, anche se non in termini stretti di elementi nutritivi.
In secondo luogo i nutrimenti presenti nel concime essiccato sono molto più idrosolubili, questo significa che si tratta di una concimazione che viene facilmente dilavata dalla pioggia. Il letame invece deve essere processato e degradato dai microrganismi presenti nel suolo, che lo trasformano in humus disponibile alle piante. Si tratta di un processo più lento ma anche più naturale, da preferirsi. Per approfondire questo tema consiglio di leggere l’articolo sulla nutrizione delle piante in biodinamica, che spiega come mai una concimazione idrosolubile può indebolire le piante, mentre un buon humus è condizione per un orto sano.
La comodità del pellettato
Ovviamente lo stallatico in pellet è molto più comodo da usare: non richiede molto spazio, puzza meno, si reperisce facilmente. In particolare chi coltiva l’orto in città avrebbe difficoltà a procurarsi e stoccare deiezioni bovine, mentre i sacchi di stallatico sono decisamente più semplici da gestire. Per questo da molti viene preferito ad altri concimi. A chi però ne ha la possibilità consiglio di farsi un bel cumulo di letame, da lasciar maturare e poi distribuire ogni anno sul terreno dell’orto.
Risposta di Matteo Cereda
Mi interesso professionalmente di queste problematiche, sia pure in ambiti differenti.
A quello che è già stato risposto, ci tengo a chiarire alcuni aspetti legali e almeno uno ambientale molto importanti.
Innanzi tutto, il letame tal quale non si può “cedere” a nessuno perché se maturato e riutilizzato in ambito agricolo non è un “rifiuto”, ma nel momento in cui lo si cede a terzi, a qualunque titolo, diventa rifiuto. Infatti i produttori di stallatico pellettizzato ma anche in polvere sono tutti impianti appositamente autorizzati la trattamento di recupero del codice CER 02 01 06 cioè “feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate), effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito”. Il rischio è ritrovarsi indagati per traffico illecito di rifiuti, sia chi lo vende che chi lo acquista… E non son cose belle.
L’aspetto ambientale è che l’ammendante, pellettizzato o in povere o granulare che sia, ha un preciso tasso del rapporto C/N (carbonio/azoto) che lo rende nella gran parte dei casi compatibile anche nelle aree del paese già identificate come soggette alla direttiva nitrati per la tutela delle acque.
Per legge comunitaria, in italia il dlgs. 175/2010, il prodotto commercializzato per avere la indispensabile etichettatura CE di pertinenza è anche sottoposto a controlli istituzionali da parte degli appositi organi tecnici del MIPAF, cioè dai laboratorichimici delle dogane.
Spero, nel mio minuscolo, di avere contribuito ad integrare la risposta più squisitamente agronomica fornita da Matteo Cereda.
Buongiorno Aurora, grazie del contributo: l’approfondimento normativo è utilissimo.