Molto usata in cucina, nell’alimentazione animale e in medicina per le sue proprietà aromatiche e terapeutiche, la cipolla non può mancare in un orto che si rispetti. I vari strati che caratterizzano il bulbo di questa specie erbacea biennale, coltivata come annuale, della famiglia delle Liliacee non sono sufficienti a proteggere la pianta dagli agenti patogeni (virus, batteri e funghi). Se si opta per la coltivazione biologica della cipolla, bisogna imparare a riconoscere le avversità e a contrastarle, ma soprattutto a prevenirle con le giuste accortezze.
La cipolla può essere attaccata dai virus del mosaico o del mosaico giallo e da batteri che provocano tre tipi di marciume (molle, solforoso e acido) nelle fasi di raccolta e conservazione. Diverse sono le micosi causate dai funghi durante la coltivazione che, insieme agli attacchi dei parassiti, influenzano negativamente la produttività della specie orticola. Peronospora, botrite, alternariosi e carbone si manifestano nella parte aerea della cipolla, mentre fusariosi, antracnosi, marciume rosa delle radici e marciume carbonioso si riscontrano nella parte ipogea.
Andiamo a scoprire le tre malattie fungine più frequenti di questa coltura, che può essere difesa dagli attacchi con metodi naturali.
Peronospora della cipolla
Pur assomigliando a un fungo, la peronospora (Peronospora schleideni) appartiene al regno dei Protisti, alla famiglia delle Peronosporacee. Quando attacca la cipolla, l’oomicete dà origine a macchie allungate e biancastre sulle foglie che si trasformano in una muffa grigio-viola in condizioni di elevata umidità relativa, mentre con bassi livelli di umidità tendono alla necrosi. Le foglie colpite ingialliscono e si incurvano verso il basso manifestando marcescenza, mentre i bulbi risultano piccoli e generano piantine stentate.
Poiché la peronospora necessita di presenza d’acqua per svilupparsi, è fondamentale evitare ristagni idrici drenando l’acqua in eccesso ed eseguire una buona lavorazione del terreno dell’orto. Altre pratiche utili a prevenire la malattia sono l’impiego di bulbi sani o di cultivar resistenti, gli avvicendamenti colturali, la distruzione dei residui vegetali che potrebbero essere infetti. Inoltre, durante la concimazione della cipolla è d’obbligo prestare attenzione all’apporto di azoto, che non deve essere eccessivo. Per contrastare il patogeno è anche possibile ricorrere a preparati di equiseto o tarassaco e, dove strettamente necessario, utilizzare prodotti a base di rame.
Il preparato di equiseto (Equisetum arvense) è un decotto di foglie e fusti della pianta, che cresce spontaneamente su terreni incolti umidi. Il decotto si applica sulle foglie di cipolla una volta ogni 15 giorni e svolge un’azione anticrittogamica rinforzando la coltura contro la peronospora. Filtrato e diluito 1:10, il preparato è anche usato come fertilizzante fogliare o radicale e può essere miscelato con l’ortica. Il preparato di tarassaco (Taraxacum officinale) è un decotto della pianta intera che aumenta la resistenza della cipolla alla malattia.
I prodotti rameici più utilizzati contro la peronospora sono gli ossicloruri di rame e la poltiglia bordolese. L’ossicloruro tetraramico è una sostanza a pronto effetto, mentre l’ossicloruro di rame e calcio risulta più efficace, ma anche più persistente rispetto al tetraramico. La poltiglia bordolese presenta un’attività variabile a seconda dei rapporti tra il solfato di rame e la calce. I trattamenti con prodotti a base di rame sono necessari quando le condizioni climatiche sono particolarmente favorevoli allo sviluppo della peronospora e si eseguono nelle ore più fresche. L’agricoltura biologica limita l’uso del rame a 4 Kg per ettaro all’anno, poiché il metallo non si degrada e si accumula nel terreno sotto forma di composti insolubili con effetti negativi su microfauna e microflora.
Botrite della cipolla
La botrite della cipolla (Botrytis squamosa, Botrytis allii) appartiene alla famiglia delle Sclerotiniacee. B. squamosa attacca i tessuti fogliari giovani della cipolla generando infezioni sull’intera superficie delle foglie, mentre B. allii penetra nel colletto attraverso i tessuti lesionati infettando il bulbo. Le foglie colpite presentano piccole macchie chiare e muoiono precocemente. Dal canto loro, i bulbi attaccati diventano marroni, molli e spugnosi. Un’escrescenza micellare bianco-grigia si fa largo tra le scaglie dei bulbi e piccoli sclerozi neri si sviluppano sulle scaglie esterne.
Per prevenire gli attacchi di botrite, la cipolla deve essere coltivata in una zona differente da quella in cui è cresciuta l’anno precedente, effettuando rotazioni. In più, deve essere messa a dimora evitando di danneggiarne il colletto e posizionandola ad una densità tale da favorire il movimento di aria tra le piante e quindi l’asciugatura delle foglie. Per evitare la bagnatura fogliare, è preferibile limitare gli interventi irrigui ed eseguirli al mattino. Se si irriga al tramonto, bisogna tentare di non bagnare le piante ma soltanto il terreno.
La botrite si diffonde rapidamente in presenza di temperature moderate (10-24 °C) e di umidità elevata. Quando le condizioni climatiche sono idonee per lo sviluppo del fungo, è consigliabile iniziare gli interventi alla comparsa dei primi sintomi sulla cipolla e ripeterli ogni 7-10 giorni (ogni 15 giorni, se si utilizzano prodotti rameici in assenza di piogge). Tra le sostanze utilizzabili per la difesa contro la botrite, si segnala il bicarbonato di sodio, miscelato con acqua e distribuito con una pompa a spalla.
Fusariosi della cipolla
Anche il Fusarioum (Fusarium oxysporum f.sp. cepae), fungo della famiglia delle Nectriacee, può attaccare la cipolla, soprattutto quando le temperature arrivano a 25-32 °C. L’ascomicete penetra nei tessuti vascolari indebolendo la pianta a partire dalle foglie basali e determinando imbrunimento del fusto, clorosi, ritardo della crescita, avvizzimento e disseccamento della coltura.
Per prevenire l’attacco di Fusarium, è possibile intervenire in diversi modi. Da una parte, gli avvicendamenti colturali evitano che la cipolla venga coltivata sullo stesso terreno a distanza di pochi anni, poiché il fungo può sopravvivere a lungo nel suolo già contaminato e quindi attaccare la specie anche dopo molto tempo. Dall’altra, giocano un ruolo fondamentale nella prevenzione della fusariosi le rotazioni con graminacee e leguminose, l’apporto di sostanza organica, l’uso di varietà tolleranti e di materiale di propagazione sano, l’irrigazione localizzata e il drenaggio del terreno.
Articolo di Serena Pala
Buongiorno, il ripiegamento, o meglio l’attorcigliamento, delle foglie della cipolla su se stesse da cosa può essere causato?
Ciao, ci sono varie possibilità. L’antracnosi tra le malattie, oppure i nematodi. E credo anche qualche carenza nutritiva (zinco ad esempio).
Sta succedendo sulle mie cipolle che incomincia ad appassire