Il metodo bio-intensivo è un sistema di coltivazione dell’orto che nasce a Parigi, nel lontano XIX secolo ed è particolarmente interessante per chi ha a cuore una coltivazione rispettosa dell’ambiente ma anche produttiva. Viene usato anche a livello professionale ed è anche noto come “market garden”.
Si tratta di un metodo che, come il biologico, non prevede di utilizzare prodotti chimici di sintesi, ed evita anche l’uso di macchinari motorizzati, massimizzando la produttività nel rispetto dell’ambiente.
In poche parole si tratta di:
- Coltivare il proprio orto in maniera simpatica, piacevole ed ergonomica.
- Coltivare senza l’utilizzo di prodotti di sintesi.
- Coltivare rispettando i meccanismi degli ecosistemi naturali.
- Praticare un’agricoltura naturale e redditizia.
Ebbene: tutto questo è possibile! Scopriamo insieme come si coltiva in modo bio-intensivo, focalizzandoci su consigli molto pratici, da mettere subito in pratica in campo.
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Cosa significa il termine bio-intensivo
Si tratta di un metodo per coltivare ortaggi, che va oltre al biologico. Rispettoso di tutte le forme di vita, instaura una simbiosi tra le piante, il suolo e il contadino. Grazie agli attrezzi moderni è possibile un’orticultura manuale. Ottima chance!
Questo ci offre la possibilità di organizzare l’orto diversamente, procurando il giusto spazio necessario alla crescita delle piantine. Si può intensificare, infittire la coltivazione creando così un prato di ortaggi, bello da vedere e altamente produttivo. In Italia, come altrove, il bio-intensivo, chiamato anche “market garden”, convince sempre di più i professionisti.
Si tratta quindi di un orto del tutto naturale. Volendolo anche produttivo non dobbiamo certo dimenticarci dei principi base dell’agricoltura. Qui di seguito scopriamo alcune buone pratiche che ci permetteranno di impostare un orto bio-intensivo efficace e produttivo, senza troppo sforzo. Impareremo a conoscere alcuni attrezzi, come la grelinette e il sarchiatore a lama oscillante, che ci aiutano a velocizzare i lavori, nel rispetto del suolo, ma anche della schiena del contadino.
Progettare l’orto: camminamenti e bancali
Sappiamo che gli ortaggi preferiscono un terreno morbido e ben arieggiato. Noi ortolani spendiamo tempo ed energie per rendere la terra leggera con le lavorazioni. È un peccato camminare sopra al nostro lavoro…
Proprio per questo motivo nell’orto bio-intensivo si individua una zona dedicata solo al camminamento, mentre un’altra solo alla coltivazione. La zona coltivata si chiama “bancale”, mentre l’accesso pedonale “stradina”. Con amore e sacrificio fatichiamo per decompattare la terra e questa nuova organizzazione ci permette quindi di non calpestare più il nostro lavoro. Adesso i nostri cari ortaggi avranno sempre una zona a loro interamente dedicata, un terreno morbido, dove le loro radici possono svilupparsi tranquillamente. Sono le radici stesse ora a mantenere la struttura del terreno.
Per comodità questi bancali sono larghi 80 cm e lunghi… quanto a voi necessario. Le stradine sono larghe 40 cm, creando uno spazio dove muoversi liberamente. Alternando un bancale a una stradina si fa in modo di avere il bancale stesso racchiuso tra due camminamenti, permettendoci di coltivare e raccogliere i frutti comodamente.
La larghezza di 80 cm corrisponde altresì a un nostro passo. Possiamo così scavalcare i bancali, evitando lunghe e inutili camminate per aggirarli. Accovacciati o inginocchiati abbiamo accesso alla parte centrale di ogni bancale, senza oltretutto porre nessuna pressione sui nostri cari muscoli lombari. In questo modo, oltre a organizzare gli spazi ed essere noi stessi più comodi, ci risparmieremo inutili fatiche e noiosi mal di schiena. Non male come accordo, non vi pare?
Attenzione però, tutto questo lavoro non deve mai essere vanificando calpestando i bancali, andando quindi a compattare la struttura del terreno! Ricordiamoci che ogni volta che comprimiamo la terra ne facciamo uscire ossigeno prezioso, senza il quale i microrganismi benefici muoiono. Questi microrganismi sono molto importanti! Infatti sono loro che nutrono le piantine. Un terreno compatto rende anche difficile lo sviluppo delle radici, mentre una pianta con un apparecchio radicale ben sviluppato richiede meno cure e molta meno acqua.
Ottimizzare le distanze tra le piante
Individuando dove è possibile camminare e dove coltivare possiamo mettere i nostri ortaggi più vicini tra loro. Per esempio si possono seminare 7 file di carote su solo 80 cm di larghezza. Se sono un professionista e acquisto la corretta seminatrice manuale posso addirittura seminare 12 file di carote sullo stesso bancale. Incredibile! Questo si che si chiama produrre tanto in poco spazio…
Il medesimo principio vale per tutti gli ortaggi. Trapianto 3 file di lattuga, 4 se sono da taglio. 2 file di pomodori, melanzane, peperoni o cetrioli. E ancora, 5 file di barbabietola, erbette o spinaci. E via così…
L’unica cosa di cui mi devo ricordare è di quanto spazio necessita ciascuna piantina per svilupparsi. Una volta cresciute, le foglie di tutte le piantine formano una chioma che, creando ombra al suolo, fa in modo che il sole non vada a seccare la superficie, riducendo la necessità di annaffiare.
Quest’ombra crea anche un habitat ideale per tutti gli insetti e microrganismi benefici. Si tratta in pratica di una pacciamatura… commestibile!
Questo tipo di coltivazione ravvicinata presenta anche altri vantaggi, come l’impedimento di germinazione di erbe spontanee. Sapete che significa? Non dovrete quasi neanche diserbare…
Rispettare il suolo ed evitare la fresa
Nell’orto bio-intensivo quindi, oltre che a curare gli ortaggi, il contadino si prende cura del suolo. Utilizza attrezzi che non distruggono la struttura del terreno. Facilitando anche la vita dei microrganismi benefici e insetti che vivono all’interno.
Si fa in modo di utilizzare la fresa il meno possibile. A ogni fresatura si distrugge la fragile struttura del terreno, non lo rendiamo leggero. La prova? Fate caso alla prima pioggia, il terreno fresato tende a indurirsi nuovamente.
Avete mai fatto caso invece alla bellezza di una terra che si trova sotto la chioma di rovi e arbusti selvatici? Provate a prenderla in mano. Noterete che si presenta più scura, più profumata e più viva rispetto a una terra fresata. I granuli di terra sono tondeggianti, come avere in mano un couscous di terra.
La fresa non crea questa bella struttura ma un amalgamo di terra compatta sminuzzata, particelle di terra difficili da rompere con le dita. Quella sotto i rovi si può sciogliere come un burro.
Spontanea la domanda, dove pensate sarà più facile per le piante piazzare radici sane?
La lavorazione manuale dell’orto biointensivo
Non si dice che tutto sia facile e veloce. Anche se creare un terreno sano, il nostro “couscous” richiede più stagioni, non è però neppure così complicato.
Invece di fresare si può utilizzare la “grelinette”, un attrezzo simile a una vanga forca ma larga 80 cm, proprio quanto il bancale.
Una volta che il terreno sarà libero dalle piante spontanee si fa in modo di aprirlo con la grelinette anziché rovesciarlo. Questo attrezzo funziona così: solleva il terreno senza romperlo. Lo ossigena. Dopo il passaggio con questo attrezzo si affinano i primi 5cm di profondità creando un ideale letto di semina. Si può utilizzare la fresa, ma anche un semplice rastrello. Alla fine aggiungiamo da 1 a 3 cm di compost… et voilà! Il gioco è fatto! Non ci resta che seminare o trapiantare le nostre piantine felici.
Ricordate che non bisogna però mescolare il compost con il terreno. Se osservate come funziona la natura noterete che nessuno seppellisce materia organica o humus. Troverete sempre l’humus in superficie, mai in profondità. Il compito del suolo stesso è di mescolare l’humus con il terreno. Se già lo fa lui, perché disturbarci a farlo anche noi…
Il suolo vivo dell’orto bio-intensivo. Abbiamo pubblicato su Orto Da Coltivare un interessante approfondimento sulla cura del suolo nel metodo bio-intensivo.
La coltivazione dell’orto bio-intensivo
Abbiamo parlato di terreno ed attrezzi, torniamo al nostro orto.
Dopo una decina di giorni dalla semina, o trapianto, germineranno le prime erbe spontanee. Dobbiamo essere pronti per un diserbo immediato. Quando sono spuntate appena due foglie, quindi ancora allo stato dicotiledone. In questo momento le piantine saranno molto deboli e con radici fragili. Basterà tagliarle o piegarle. L’ideale è l’utilizzo di un sarchiatore oscillante, molto ergonomico, ci permette di lavorare mantenendo la schiena dritta. Con questo attrezzo si lavora solo il primo centimetro di terra, non è aggressivo per il terreno.
Le attrezzature dell’orto bio-intensivo. Approfondiamo gli attrezzi moderni, ergonomici e manuali dell’orto biointensivo. Scopriremo nuove idee per coltivare facile.
È fondamentale diserbare al momento giusto. Avendo piazzato gli ortaggi molto vicini gli uni agli altri, una volta cresciuti, non lasceranno spazio alle erbe spontanee. Circa due settimane dopo il primo diserbo sarà il momento per un secondo. Di solito anche l’ultimo. Ottimo lavoro!
A differenza del metodo “estensivo” più tradizionale dove la distanza tra le file viene scelta per far comodo agli attrezzi piuttosto che agli ortaggi, con il metodo bio-intensivo non dovremmo diserbare ogni due settimane.
Nell’orto bio-intensivo, anziché sentire il rumore assordante del motocoltivatore, si lavora col canto degli uccelli e il ronzio degli insetti.
Spero di avervi regalato voglia di provare subito questo rivoluzionario metodo di coltivazione. Condividete con noi le vostre esperienze e foto. Non importa che abbiate un terreno grande o un orticello, bastano un cappello in testa e il vostro sorriso per coltivare il vostro orto.
L’interessantissima storia del metodo bio-intensivo, certamente una concezione di agricoltura moderna, ma ha radici antiche… Nella Parigi del 1800.
Articolo di Emile Jacquet. Fotografie di Elisa Scarpa (@elisascarpa.travelphotography)
NB: Per chi volesse approfondire le pratiche del metodo bio-intensivo il consiglio è di seguire un corso dedicato al tema. Ad esempio quello di tre giorni organizzato alla Fattoria dell’autosufficienza e tenuto da Matteo Mazzola.
è un divertimento leggere quello che scrivete, sono un amante dell’orto da più di sessant’anni e imparo sempre, Grazie