Possiamo coltivare cereali nell’orto? Sicuramente sì. 

Il mais è molto diffuso, perché permette una buona resa a metro quadro è anche in piccola scala si riesce a gestire manualmente. Altri cereali come frumento, grano saraceno, farro, segale e orzo sono più laboriosi, mentre il riso è complesso da coltivare in piccola scala.

coltivare cereali

Scopriamo fino a che punto è fattibile l’autoproduzione di cereali e cosa richiede in termini di superficie e macchinari. Vedremo quali cereali coltivare nell’orto, in che modo e che cosa aspettarsi da una coltivazione a scopo amatoriale, sempre condotta con metodo biologico.

Perché coltivare cereali a livello hobbistico

Ci sono tanti prodotti agricoli che possiamo coltivare a scopo di autoproduzione, per soddisfare il consumo della nostra famiglia. Ci vengono subito in mente le classiche piante da orto e qualche albero da frutto, oppure una vigna o un uliveto famigliare. Raramente invece si pensa a una produzione amatoriale di cereali.

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Questo perché i cereali sono indicati per ampie superfici di coltivazione, dove è possibile seminarli e raccoglierli con apposite macchine agricole. Dal punto di vista economico potremmo valutare i cereali colture poco convenienti da fare manualmente nell’orto.

Eppure produrli su piccola scala offre una grande soddisfazione, anche come gesto verso la sicurezza alimentare. Negli ultimi anni, tra cambiamenti climatici e crescente domanda di alimenti a livello globale, non è male provvedere da sé alla produzione di qualcosa in più.

Senza contare la possibilità di riscoprire e preservare varietà tradizionali e locali, come i vari grani antichi.

Non si intende suggerire di tornare al passato, quando per mietere i cereali servivano la falce e tanta fatica, ma di sfruttare piccoli attrezzi per produzioni familiari e dedicarsi in chiave moderna ed ecosostenibile anche a queste colture.

Quali cereali coltivare nell’orto

Vediamo quali cereali si prestano a produzioni hobbistiche a fianco del nostro orto, andremo poi a realizzare approfondimenti specifici dedicati alle singole colture.

Mais

Sicuramente il mais, o granturco, è uno dei cereali più facilmente coltivabili in proprio anche su piccole superfici, perché rispetto ai cereali autunno-vernini, consente una raccolta più semplice anche se praticata manualmente.

Il mais costituisce una fonte di cibo per piccoli allevamenti come quelli di galline o polli, quindi può essere coltivato anche a questo scopo, oltre che per consumo umano.

La semina del mais avviene indicativamente a maggio, con raccolta a settembre. La semina può essere fatta anche manualmente (piccolissime superfici) o tramite seminatrice, sempre a file.

Quello che c’è da sapere sul mais è che richiede molta acqua, e che deve essere quindi gestito come coltura irrigua. Meglio metterlo quindi in rotazione con ortaggi oppure con altri cereali, ma coltivato sempre su parcelle per cui l’accesso all’acqua sia fattibile. Esistono molte varietà “antiche” di mais, molto interessanti e colorate (mais nero, rosso, bianco) e per piccole produzioni biologiche sono preferibili agli ibridi classici.

Frumento: grano tenero e duro

spighe di frumento (grano)

Il frumento (o grano) tenero si coltiva per la produzione di farina per pane, pizza e dolci, mentre il frumento duro è quello che si coltiva per la produzione di semola per la pasta.

Il frumento tenero è più resistente al freddo rispetto a quello duro, e infatti quest’ultimo viene coltivato soprattutto al centro sud. Lo si semina tra ottobre e novembre, al massimo in alcuni casi anche a dicembre e lo si raccoglie a luglio. Non riceve irrigazioni.

Nelle coltivazioni biologiche è conveniente scegliere varietà di grano tradizionali a taglia alta, che competono bene con le infestanti e di solito offrono una buona qualità organolettica.

Segale

La segale è un cereale particolarmente resistente al freddo e rustico, e ha una taglia piuttosto alta.

La molta paglia che produce può trovare un validissimo impiego come pacciamatura per l’orto e le piante da frutto, o anche come lettiera di un eventuale allevamento animale. In questo modo tutto è veramente a kilometro zero.

Farro

Il farro è un ottimo cereale autunno vernino, molto nutriente e facile da coltivare con metodo biologico.

Il farro si coltiva come il grano, suo stretto parente, solo che il farro richiede un lavoro ulteriore dopo la raccolta: la cariosside è infatti vestita, ed è necessario che venga decorticata prima di essere commestibile.

Prima di accingersi a coltivare il farro in proprio, è bene informarsi se nella propria zona esistono mulini o altre strutture da cui ci si può recare per la decorticatura.

Orzo

Per la coltivazione dell’orzo valgono più o meno le stesse indicazioni fornite per il frumento, con la differenza che l’orzo in genere matura circa 2 settimane prima.

Inoltre, esistono varietà di orzo distiche e varietà polistiche, e vedremo nel dettaglio i diversi scopi. Infatti, l’orzo, come è noto, trova uso non solo come cereale da mangiare in farina o in chicchi, ma anche nella produzione di birra.

Grano saraceno

piante di grano saraceno in fioritura

Il grano saraceno non è di fatto un cereale, non appartiene alla famiglia delle graminacee, ma a quella delle poligonacee, ed è una specie a foglia larga.

Tuttavia, può essere assimilato ai cereali come consumo e come coltivazione. Il grano saraceno ha un ciclo molto rapido, di soli 2 o 3 mesi tra la primavera e l’estate, e inoltre i suoi fiori attirano molto le api.

Riso

Il riso è una coltura che riteniamo essere poco fattibile in una coltivazione su piccola scala.

La coltivazione si può certamente apprendere e applicare, ma questo cereale dopo la raccolta richiede di essere lavorato presso una riseria, struttura che si occupa di togliere i rivestimenti esterni al chicco e renderlo così dapprima riso integrale, e poi eliminare eventualmente raffinare anche altre parti della cariosside che lo portano a diventare il comune riso bianco che conosciamo.

Quali attrezzi servono

Per la coltivazione dei cereali servono attrezzi che vanno dalla lavorazione del terreno fino al post raccolta.

  • Lavorazione del terreno: per piccole estensioni non è necessario avere un trattore con organi portati, può anche andare bene preparare il suolo con un motocoltivatore. In alternativa è possibile ricorrere ad un contoterzista, visto che si tratta di una lavorazione che si pratica una volta l’anno prima della semina
  • Concimazione: i cereali sono colture esigenti, pertanto richiedono una concimazione che può essere benissimo praticata con prodotti organici: letame, compost maturo o stallatico che possono essere anche sparsi mediante carriole e badile, o tramite coltivazione di sovesci in precessione.
  • Semina: sebbene sia possibile la semina a spaglio “all’antica”, disponendo di una seminatrice, anche manuale, si può realizzare invece una semina a file, certamente più razionale e utile per praticare poi la strigliatura.
  • Rullatura e strigliatura: la rullatura è una pratica utile dopo la semina perché favorisce l’adesione del seme al terreno; la strigliatura invece serve per “grattare” il terreno tra le file, e per rompere le prime erbe infestanti; entrambe si praticano con attrezzi attaccati al trattore.
  • Raccolta: se l’appezzamento è davvero piccolo come estensione, raccogliere a mano non è da escludere, ma esistono, sebbene abbastanza costose, delle piccole mietitrebbie, adatte anche a coltivazioni su terrazzamenti. Chiaramente se la superficie è di qualche migliaio di metri quadrati ha molto più senso chiamare un contoterzista.
  • Trebbiatura: se si è optato per una raccolta manuale, è necessario tuttavia avere almeno un attrezzo per la trebbiatura, che serve per separare accuratamente il chicco da tutte le impurità, come la paglia e le restanti parti della spiga, ovvero la pula.
  • Vagliatura e pulizia: una volta trebbiato il cereale, è necessario pulirlo dalle impurità rimaste, che spaziano dai semi delle piante infestanti, alla paglia, fino anche ai sassolini.

Rese indicative

Nella coltivazione di cereali a livello privato e condotta con metodo biologico, non si devono attendere delle rese particolarmente alte, soprattutto se si opta per vecchie varietà.

Indicativamente, se da una coltivazione convenzionale di frumento si possono attendere anche 5 t/ha, ovvero 5 quintali su 1000 mq di campo, è prudente aspettarsi un quantitativo dimezzato, per cui 2,5 quintali di grano su 1000 mq coltivati.

Per il grano saraceno si può ipotizzare anche meno di una tonnellata a ettaro, in coltivazioni private, e quindi meno di 1 quintale su 1000 mq.

Cereali come orzo e segale hanno in genere rese inferiori del frumento ma superiori a quelle del grano saraceno.

Attenzione al post raccolta

La fase che segue la raccolta è abbastanza delicata in quanto la granella immagazzinata può andare incontro a molteplici rischi, dai topi alle muffe, fino alle pericolose aflatossine.

Bisogna disporre di un locale asciutto, pulito e non accessibile agli animali. Possibilmente conviene conservare la granella in più contenitori, in modo tale che se il contenuto di uno di questi andasse in avaria non si dovrebbe buttare per forza anche gli altri, se integri.

Mulino

Per molire la granella esistono tanti piccoli mulini che lavorano a piccole quantità e che costano qualche centinaio di euro. Sicuramente la farina appena molita è ottima dal punto di vista nutrizionale, e questo è sicuramente un alto valore aggiunto legato all’autoproduzione di cereali.

Articolo di Sara Petrucci

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