Viviamo un’epoca dove il rapporto dell’uomo con l’ambiente è sempre più critico. Per molti anni non ci siamo dovuti interessare a tematiche quali la perdita di fertilità dei nostri terreni, la scomparsa di biodiversità o il cambiamento climatico.
Ora questi temi sono attualità e urge preoccuparsene in maniera seria. Persino la politica se ne accorge, seppur non faccia certo abbastanza. Tocca a ciascuno di noi mettere in campo un attivismo diffuso, e in questo chi coltiva può essere motore di un cambiamento, verso un modello più sostenibile che sappia salvaguardare l’ambiente.
L’agricoltura infatti ha in tutto questo un ruolo chiave. Oggi ha spesso un impatto negativo sul cambiamento climatico, coltivando con metodi non sostenibili si emettono tonnellate di CO2, al contrario con pratiche rigenerative si può fare tanto per contribuire in modo positivo a contrastare il surriscaldamento del pianeta. Scopriamo meglio l’importanza cruciale di un attivismo agricolo oggi.
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Il pericolo del riscaldamento globale
Si sente spesso parlare di cambiamento climatico e riscaldamento globale. Non si tratta di teoria ma di dati concreti.
Il 2020 è stato l’anno più caldo da quando possiamo avere una registrazione delle temperature medie globali (1880, +1.02 C° rispetto al periodo di controllo 1951-1980 – Fonte: Nasa.gov). Con il modello attuale di sviluppo della nostra società supereremo presto i 1.5 C° in più rispetto all’era preindustriale, considerati critici nell’accordo di Parigi per il clima.
Non dobbiamo prendere questo numero con leggerezza: sopra questo livello gli esperti considerano che gli effetti del clima sulla popolazione saranno molto significative. Il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) sostiene che ci sono molte differenze tra l’attuale situazione climatica e quella che si presenterebbe con le temperature medie più alte fra gli 1.5 e i 2 C° rispetto al periodo prima citato.
Queste differenze includono:
- Temperature estreme nella maggior parte delle aree abitate.
- Forti precipitazioni in diverse regioni.
- Periodi di siccità in altre regioni.
Le conseguenze: sulla terra si prevedono impatti sulla biodiversità e sugli ecosistemi. Nel mare si prevede un aumento della temperature dell’acqua, dell’acidità e diminuzione dei livelli di ossigeno. Limitare l’aumento della Temperature del globo difenderà anche la biodiversità marina, la pesca e gli ecosistemi del mare come le barriere coralline.
Dal punto di vista dell’umanità sono previsti rischi per la salute, i mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, l’approvvigionamento idrico, la sicurezza umana e la crescita economica, rischi che crescono con l’aumento della temperatura sopra gli 1.5 C° in un breve periodo e aumentano ancora sopra i 2 C°. Abbiamo osservato nell’estate 2021 e ancora peggio nell’estate 2022 gravi problemi di siccità nell’orto.
Perché la CO2 è responsabile del riscaldamento globale
La CO2 ( o diossido di carbonio, spesso chiamato con un termine poco corretto dal punto di vista chimico “anidride carbonica”) è un gas serra, una molecola presente in atmosfera in grado di “trattenere” la radiazione elettromagnetica proveniente dal sole provocando un aumento della temperatura del pianeta.
Questa molecola non è solo prodotta dai combustibili fossili che bruciamo, praticamente tutti gli organismi viventi nei loro processi vitali producono questa specie chimica, sostanzialmente quando la materia organica viene ossidata, da processi come la respirazione, la decomposizione o la combustione essa produce CO2.
Esiste anche un processo inverso dove la CO2 passa dall’atmosfera ai tessuti vegetali: la fotosintesi.
Si crea così un ciclo, il diossido di carbonio entra ed esce dall’atmosfera continuamente. Inoltre anche una parte dell’oceano è in grado di assorbire e rilasciare CO2. Il bilancio quantitativo di questa sostanza è molto complicato, diciamo che senza l’uso dei combustibili fossili dovrebbe essere idealmente zero.
Il bilancio unito ad altre difficili interpretazioni dell’evoluzione climatica globale rendere difficili previsioni certe sull’andamento della temperatura globale nei prossimi anni. Ma gli esperti concordano che il problema esiste e c’è urgente bisogno di fare qualcosa.
Agricoltura e cambiamento climatico
L’agricoltura è uno dei principali settori che influiscono sul cambiamento climatico, sul bilancio di CO2 ha un peso sia attivo (emette CO2) che passivo (è in grado di sequestrarla dall’atmosfera). Per questo l’agricoltura ha un ruolo chiave e può essere tanto un’attività distruttiva per la salute del pianeta, quanto rappresentare un argine al riscaldamento globale.
Una posizione simile l’agricoltura ce l’ha anche nel conservare la biodiversità: da un lato ci troviamo di fronte a un approccio alla produzione agricola che diminuisce fortemente l’agrodiversità, scommettendo su monocolture, sementi ibride, pesticidi, dall’altro si può intendere l’attività agricola come quella di custodi della terra, considerando la biodiversità una risorsa da preservare e da ripristinare nelle aree degradate.
Capire perché il clima che cambia sia un problema non è così semplice.
Cominciamo col dire che spesso le problematiche ambientali sono interconnesse tra loro da una fitta rete di rapporti causa-effetto, ecco che la CO2 in atmosfera e il cambiamento climatico possono essere indicatori di altri problemi, possono esserne la causa e al tempo stesso la conseguenza.
Facciamo un esempio concreto: la perdita di fertilità di suolo è data da pratiche come l’abbattimento delle foreste, l’uso agricolo successivo dei suoli forestali, da colture che prevedono il dissodamento intenso dei terreni, l’uso di prodotti chimici come fertilizzanti e insetticidi, e altri fattori.
Queste pratiche, oltre a distruggere la biodiversità e impoverire i terreni, liberano molta CO2 in atmosfera che contribuisce all’incremento delle temperature.
Un ambiente così trasformato risente negativamente di un aumento delle temperature, in generale creare scompensi climatici in un ambiente che ha già avuto un forte impatto può danneggiare ancora di più l’ecosistema. Il “padre” dell’agricoltura naturale Masanobu Fukuoka passò gli ultimi anni della suo vita ad osservare e testimoniare il problema della desertificazione, cercando di suggerire caso per caso delle soluzioni. In definitiva lui sosteneva che per il problema della desertificazione dei suoli ci sono tre “mali”: deforestazione, incendi e il mangiar carne (M.Fukuoka – La rivoluzione di Dio, della Natura e dell’Uomo).
Cercare una via d’uscita
Ci siamo infilati in una situazione ambientale dalla quale sembra difficile uscire, e penso spesso che è difficile (se non impossibile) uscirne con lo stesso modello di sviluppo che ci ha portato fino a qui.
- Crescita basata sull’uso del petrolio
- Agricoltura industriale a larghissima scala
- Cultura dello spreco
- Potere politico centralizzato
Per uscire da questo schema è possibile immaginare una società basata su principi opposti, cercando di tendere a un modello diverso:
- Società meno energivora (in particolare fare a meno dei carburanti fossili)
- Agricoltura locale a filiera corta e in piccola scala
- Cultura del risparmio, riciclo, riuso
- Potere politico diffuso
L’attivismo degli agricoltori consapevoli
Vorrei ora concentrarmi solo su un punto, Adatto ad un sito come Orto Da Coltivare, che parla di agricoltura.
E il tema che voglio trattare è proprio quello…. politico!
Eh sì, vi chiederete perché l’agricoltura sia un punto politico.
Si tratta proprio di prendere consapevolezza del significato sociale di alcuni piccoli gesti quotidiani. Non devono per forza essere consapevoli (“io sono un bioagricoltore = sono un attivista per l’ambiente”) ma una consapevolezza è utile in questo periodo.
Bisogna rendersi conto che quando si è agricoltori che curano il proprio terreno, che ne preservano la sua fertilità, biodiversità e bellezza, si sta contribuendo alla salute e al futuro di tutti.
Il mio auspicio è che questi custodi della terra non si chiudano nel loro giardino dell’Eden ma si uniscano, prendendo consapevolezza che la loro più grande ricchezza potrà essere la ricchezza di tutti, e si tramuti in voglia di condivisione.
Cosa stanno facendo le istituzioni
Oggi il cambiamento climatico è attualità: se ne sono accorti persino i nostri governanti e la Comunità Europea, e stanno facendo qualche passo in questo senso.
Ma è ancora troppo poco!
Il “Recovery Plan” che adesso è al centro del dibattito politico, destinerà molti soldi per il futuro del nostro paese, si tratta di un piano Economico per la ripresa che potrà beneficiare di un grande finanziamento da parte dell’Unione Europea (195,5 milardi di euro).
Dei quasi 224 miliardi destinati al grande progetto di rilancio (2021-2026) solo 2.5 saranno destinati ai progetti per un’agricoltura sostenibile. Poco più dell’1%. Penso che questo non andrà a modificare la nostra agricoltura in maniera consistente.
Può dare un aiuto, un incentivo, ma molto dovranno farlo gli imprenditori agricoli se vogliamo un vero cambiamento, magari sfruttando qualche aiuto dalla PAC che dà qualche risorsa in più.
L’agricoltura come ecologia concreta e attivismo
Preso atto del timido movimento delle istituzioni dobbiamo quindi accelerare il processo di cambiamento dal basso.
Questo è responsabilità di ognuno di noi.
Responsabilità di produttori, per quanto piccoli, di coltivare in modo responsabile e attuare pratiche sostenibili e rigenerative (pratiche di cui trattiamo spesso su Orto Da Coltivare). Questo vale per chiunque coltivi, a cominciare dal proprio orto, fino ad aziende agricole professionali.
Responsabilità di consumatori, chiamati a preferire autoproduzione, l’agricoltura in piccola scala e di filiera corta, a sostenere produttori locali che coltivano in modo ecosostenibile.
Gli agricoltori, imprenditori agricoli, orticoltori, hobbisti e tutti gli appassionati del settore hanno un doppio ruolo molto importante.
- Impegnarsi nelle loro pratiche di cura e rigenerazione della terra (come molti di voi stanno già facendo)
- Condividere il messaggio che quello che stiamo facendo è importante. Bisogna divulgare il verbo il più possibile e anche chiedere di più a chi, ahinoi!, ci governa.
Dobbiamo cambiare modello di agricoltura e l’impegno delle istituzioni non può essere così poco, non si sta facendo abbastanza e non c’è tempo da perdere. L’Italia si sta nascondendo, l’Europa, attraverso la nuova Politica Agricola Comune, ha già fatto di più (ma ancora non abbastanza).
Con questo articolo nasce una nuova rubrica di Orto Da Coltivare, in cui si parlerà di agricoltura ed ecologia, cercando di raccontare ancora il legame fra le varie tecniche di coltivazione e la tutela dell’ambiente.
Articolo di Giorgio Avanzo
molto interessante grazie