Il cumino è un’erba aromatica spesso menzionata anche come “cumino dei prati”, termine che lascia intuire la sua presenza spontanea in ambienti naturali. Infatti è proprio nei prati, nei pascoli e negli incolti che la si trova spesso in miscuglio con tante altre essenze, soprattutto negli areali dell’arco alpino.
Su alcuni testi possiamo trovare il suo nome scritto anche come “comino”, ma si tratta della stessa specie, botanicamente chiamata Carum carvi.
Non è difficile coltivare questa bella pianta, da cui si ricavano dei semini saporiti, che possiamo poi impiegare come aroma in cucina. Anche le foglie di cumino sono commestibili, molto gradevoli nelle insalate. Vediamo quindi come fare per introdurre la coltivazione di questa specie nell’orto.
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La pianta del cumino
La pianta del cumino appartiene alla famiglia delle ombrellifere come altre specie aromatiche quali aneto, finocchio selvatico, cerfoglio e coriandolo.
Il suo ciclo di vita è biennale, il fusto è alto circa 60-80 cm, ha un aspetto simile a quello della carota selvatica, e la radice è fittonante di colore bianco.
Il primo anno la pianta sviluppa una rosetta di foglie oblunghe e di consistenza un po’ ruvida. Poi, dopo aver trascorso l’inverno, nella tarda primavera successiva ed in estate compaiono i fiori, tipicamente raccolti in infiorescenze ad ombrella e di colore bianco, che sono visitati volentieri dalle api e da altri insetti. Dai fiori poi si formano dei frutti, che sono acheni, e che rappresentano lo scopo principale della sua coltivazione, perché contengono i piccoli semi neri.
Clima e terreno adatti
Per la coltivazione del cumino è bene scegliere posizioni soleggiate, e anche riparate dai venti per evitare le perdite premature di seme una volta che si è formato e sta maturando.
Come clima il cumino si adatta discretamente al freddo e può quindi essere coltivato anche al nord e in montagna, fino ai 2000 metri di altitudine. I terreni migliori sono quelli neutri o anche col ph leggermente basico, e fertili. I terreni acidi non sono invece indicati, quindi il ph è un dato piuttosto importante da conoscere sul terreno che abbiamo a disposizione, niente paura: misurarlo è semplicissimo.
Seminare il cumino
La semina del cumino può avvenire direttamente in campo dall’inizio della primavera, anche a spaglio, e siccome i semi sono molto piccoli, è importante prestare molta attenzione nel maneggiarli e distribuirli, per non esagerare facendone cadere troppi nello stesso punto.
Le sementi di cumino si riescono a trovare, anche se non sempre i garden center le hanno, al limite possono esser reperite online. Dopo il primo acquisto sarà facile preservarle da un anno con l’altro.
L’ideale, in un orto, è dedicare a ciascuna pianta aromatica una porzione di bordura o un angolo di aiuola tonda o a spirale, ma il cumino può anche essere coltivato su una superficie più ampia, a seconda degli obiettivi prefissati. In ogni caso, prima della semina bisogna sincerarsi di aver lavorato bene il terreno ed ottenuto così un soffice letto di semina.
Se la coltura precedente era stata ammendata e concimata abbondantemente con compost e stallatico pellettato, o altri concimi naturali, possiamo evitare di distribuirne ancora perché questa aromatica si fa bastare la fertilità residua non consumata dalle colture passate, mentre se è da tanto tempo, cioè più di un anno, che non viene distribuito compost sul posto, bisogna farlo adesso. La fertilità organica del terreno è un aspetto che non bisogna mai trascurare, anche quando si coltivano essenze che si accontentano di un substrato magro.
La coltivazione del cumino può essere svolta senza problemi anche in vaso, purché questo sia ben esposto al sole e ricordando di annaffiare più spesso rispetto alla coltivazione a terra.
Non è da escludere la semina in semenzaio con successivo trapianto delle piantine alle distanze idonee, ovvero di circa 25-30 cm le une dalle altre.
Come si coltiva
Dopo la nascita delle piantine bisognerà eseguire un certo diradamento, soprattutto se notiamo che l’emergenza è molto fitta in certi punti, perché poi crescendo le piante si diramano e formano dei piccoli cespuglietti.
Le irrigazioni all’inizio sono indispensabili, soprattutto se non piove, mentre in caso di precipitazioni primaverili frequenti sarà sufficiente intervenire quando il terreno si asciuga. Altra importante operazione da non trascurare è la pulizia dalle erbe infestanti, da eseguire il prima possibile, necessariamente a mano o con uno zappino nel caso di semina a file. Potete anche provare il sarchiatore frangizolle per passar tra i filari in modo comodo e veloce.
La raccolta e l’utilizzo
Il cumino è una pianta generosa, possiamo usare le foglie, le radici e i semi.
Già nell’estate del primo anno possiamo utilizzare le giovani foglioline del cumino, tagliandole avendo cura di rispettare il cuore vegetativo, che permette i ricacci. Le foglioline stanno benissimo in insalata mista e si prestano anche ad insaporire delle pietanze cotte. Le radici, che possono essere estirpate in autunno, si consumano invece come verdura cotta.
Raccolto dei semi
Le piante che lasciamo in campo saliranno a seme nella primavera successiva e i semi saranno maturi da agosto ad ottobre del secondo anno, quando noteremo l’ingiallimento delle ombrelle. Le ombrelle vanno messe a completare la loro essiccazione all’ombra, poi possiamo batterle ed infine separare i semi dalle altre parti.
I semi sono piccoli e nella varietà più pregiata, il cumino nero, scuri. Possiamo conservarli in barattoli di vetro, ed utilizzarli all’occorrenza, per metterli nell’impasto del pane o sulla crosta prima di infornarlo, sul formaggio, nelle torte o insieme alla verdura. Il loro sapore è piuttosto forte e vagamente esotico ed è apprezzato per le sue proprietà digestive. Il nome tedesco di questa specie, Kümmel, è noto per l’ottimo liquore che se ne ottiene.
Conviene conservare a parte anche un quantitativo di semi da destinare alla semina dell’anno successivo, in modo da evitare di acquistarli di nuovo. Le piante andate a maturazione e non raccolte disseminano molto facilmente, tanto che la coltura può diventare un po’ infestante, e questo volendo ci consente una sua moltiplicazione spontanea.
Articolo di Sara Petrucci
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