Durante l’inverno nel frutteto si eseguono i lavori di potatura, che comportano la rimozione di molti rami legnosi della pianta. Potremmo smaltire queste ramaglie come scarto, cumulandole e portandole in discarica, ma sarebbe un peccato.

Grazie a un macchinario alla portata di tutti, come il biotrituratore, possiamo sminuzzare i rami e renderli fertile compost, un nutrimento per il suolo che riporta sostanze utili agli alberi.

residui di potatura

Scopriamo come possiamo valorizzare i residui delle potature trasformandoli da rifiuto a risorsa preziosa, tramite sminuzzamento e compostaggio. Facciamo attenzione però a non propagare accidentalmente malattie fungine o batteriosi.

Le ramaglie da scarto a risorsa

Il fatto di tagliare parti di pianta asportando il materiale dall’albero, per poi smaltirlo altrove, significa togliere all’ambiente una serie di sostanze. Considerando che gli alberi da frutto sono specie perenni e il lavoro si ripete ogni anno, a lungo andare si rischia di impoverire il terreno del nostro frutteto.

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Naturalmente la concimazione annuale delle piante fruttifere si effettua proprio allo scopo di compensare quello che si sottrae coltivando, ma prima di procurarci sostanze esterne è bene chiedersi come poter riutilizzare quello che consideriamo scarti, a cominciare dai residui di potatura.

In natura abitualmente ogni parte di pianta che cade resta al suolo fino a decomporsi, trasformandosi in sostanza organica utile ad arricchire il terreno. Una cosa simile può succedere nel nostro frutteto, in maniera da noi controllata perché non crei problemi e avvenga in tempi più rapidi rispetto a quelli naturali.

I contadini spesso bruciano le ramaglie, una pratica sbagliata dal punto di vista ecologico, molto inquinante, oltre al rischio d’incendio e alle possibili conseguenze legali. Molto meglio compostare queste biomasse per valorizzarle.

Il biotrituratore

ramaglie

Perché i residui della potatura possano essere compostati occorre che vengano sminuzzati. Un ramo intero impiegherebbe anni a degradarsi, mentre materiale triturato può decomporsi nel giro di pochi mesi e rendersi quindi subito disponibile come ammendante e fertilizzante.

Per questo motivo se vogliamo riciclare in compostaggio i rami potati ci serve necessariamente un macchinario in grado di macinarli. Questo lavoro si può fare con una cippatrice o con un biotrituratore.

La cippatrice è una macchina che riduce a scaglie le ramaglie inserite, il cippato che otteniamo è ottimo anche come materiale pacciamante. Il biotrituratore invece ha un sistema sminuzzante che favorisce maggiormente il processo di compostaggio.

Quali rami si possono triturare

La tipologia di ramo che può passare nella cippatrice o nel biotrituratore dipende dalle caratteristiche della macchina e in particolare dalla sua potenza. I biotrituratori elettrici adatti a chi ha un piccolo giardino sono in grado di affrontare rami da 2-3 cm, mentre modelli più potenti, come ad esempio l’ottimo GH 460C della STIHL con motore a scoppio, possono tranquillamente macinare rami di diametro fino a 7 cm.

Quando si pota in genere il diametro dei rami è soprattutto entro i 4-5 cm, salvo qualche intervento di rinnovo di branche principali oppure casi particolari in cui si rompono rami. Per cui possiamo processare quasi tutti i residui in un biotrituratore di media grandezza.

Anche se ci sono macchine professionali in grado di triturare rami di diametro importante potrebbe aver poco senso affrontare rami sopra ai 7-10 cm, visto che si potrebbe tenerli in catasta e farne poi utilizzo come legna da ardere. Anche chi non avesse stufa o camino potrebbe conservare i pochi rami consistenti che risultano dalle potature per eventuali barbecue.

I residui di potatura nel compost

compostare i rami

I resti della potatura triturati sono un ottimo “ingrediente” per il compostaggio domestico.

Un buon compost deve avere un corretto rapporto tra carbonio e azoto, per innescare un procedimento sano di biodegradazione della materia. Semplificando si tratta di miscelare elementi “verdi” ed elementi “marroni”.

La componente verde è formata da scarti di cucina e sfalcio d’erba, mentre il “marrone” può provenire da paglia, foglie secche e proprio dalle ramaglie.

Trattandosi di rami infatti i residui di potatura risultano un materiale carbonioso, che tende a controbilanciare il compostaggio troppo umido che può dare luogo a marciumi e fetore. Se viceversa si esagera con le ramaglie in compostiera o cumulo vedremo il processo di degradazione rallentare, aggiungendo materia verde e bagnando il compost si potrà far ripartire l’attività dei microrganismi decompositori.

Utilizzare rami di piante malate

Quando le piante del frutteto presentano malattie, quali ad esempio cancri rameali, corineo, ticchiolatura o bolla del pesco, occorre avere attenzioni particolari e personalmente consiglio di rinunciare a riutilizzare i residui di potatura.

In questi casi infatti i rami sono abitati da microrganismi patogeni, che possono svernare su di essi e tornare a diffondere la malattia.

Questo materiale infetto viene in realtà in genere “sterilizzato” dal processo di compostaggio, che sviluppa temperature alte e questo andrebbe teoricamente a sanificare il compostato che ne risulta, uccidendo patogeni negativi quali funghi e batteri. In realtà non è semplice essere sicuri che la temperatura sia uniforme in tutto il cumulo e quindi può capitare che alcuni microrganismi dannosi sfuggano al calore e tornino poi in campo insieme al compost.

Articolo di Matteo Cereda

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