La vangatrice è un attrezzo a motore molto utile per chi vuol fare agricoltura biologica, perché permette di lavorare grandi superfici mantenendo la fertilità naturale della terra.

Mentre il passaggio dell’aratro sconvolge gli equilibri del suolo la vangatrice non scompensa i microrganismi utili visto che non rivolta le zolle, questo la rende ideale per chi vuole usare metodi naturali nella coltivazione. La vangatrice riesce a lavorare anche quando il terreno è molto umido, cosa che le altre macchine agricole spesso non riescono a fare.

vangatrice

Le vangatrici più diffuse sono macchinari dedicati all’agricoltore di professione, da usare con il trattore come motrice. Esistono anche motovanghe di piccole dimensioni o vangatrici da applicare al motocoltivatore, chiamate anche motovanghe, utili per lavorare il terreno in serra, sulle balza o tra i filari e più adatte alle esigenze di chi coltiva l’orto. Il tipo di lavorazione che porta questo attrezzo motorizzato è utilissimo in particolare in terreni pesanti e argillosi.

Come funziona la vangatrice

Il metodo di lavoro della vangatrice riprende il concetto della vanga manuale: la lama entra nel terreno verticalmente e spacca la zolla, separandola tramite taglio dalla suola del terreno. A seconda del modello ci sono strumenti impostati per sminuzzare più o meno la terra, arrivando anche a presentarla livellata e pronta come letto di semina.

Questo tipo di macchina agricola è formato da un asse orizzontale, cui sono collegate diverse lame da vanga che entrano nel terreno alternate in modo costante e continuo. Le vangatrici in genere si collegano alla presa di forza di un trattore nel caso dei modelli professionali, oppure del motocoltivatore nel caso delle macchine più piccole. Esistono anche motovanghe, ovvero piccole vangatrici con motore proprio, adatte a chi vuole coltivare l’orto senza dover ricorrere all’aratro.

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La prima vangatrice viene realizzata dai fratelli Gramegna nel 1965, anno in cui viene presentata come macchinario innovativa a Fieragricola di Verona, da allora i meccanismi sono stati perfezionati e questa macchina agricola si è diffusa molto, l’azienda Gramegna resta un punto di riferimento in Italia e all’estero per questo tipo di attrezzo.

Vantaggi della vangatrice

  • Dissoda senza girare le zolle (fondamentale nella coltivazione bio, come approfondiremo nel paragrafo seguente).
  • Può lavorare anche con terreni umidi, quando fresa e aratro si devono fermare.
  • Non crea suola di lavorazione.
  • Ha mediamente minori consumi rispetto a un aratro di pari profondità, perché non deve movimentare così tanto la terra.

I difetti a mio avviso sono due: il primo è che l‘aratro è più efficace per stroncare le erbe infestanti presenti sul terreno, il passaggio della vangatrice le danneggia ma spesso l’erba riparte in tempi brevi dalle parti di radice che restano. Il secondo svantaggio è che si tratta di una macchina complessa, non ne esiste una versione economica adatta a chi coltiva piccoli appezzamenti.

Le motovanghe con motore proprio costano diverse migliaia di euro, sono più abbordabili le vangatrici da applicare al motocoltivatore, anche se comunque restano fuori dalla portata di orti familiari di dimensioni ridotte. Per contro la complessità del meccanismo comporta anche dei vantaggi: scatola di trasmissione e snodi di molte vangatrici (ad esempio le già citate vangatrici Gramegna) sono a tenuta stagna, lubrificati in modo permanente, quindi l’utilizzatore non deve mai intervenire con manutenzioni, diminuendo le complicazioni rispetto a una motozappa dotata di semplice fresa rotativa.

Perché dissodare senza rivoltamento

vangatrice Gramegna per motocoltivatore

Vangatrice Gramegna per motocoltivatore

La lavorazione del terreno è un’operazione fondamentale per poter coltivare l’orto in modo corretto. Chi coltiva con metodo biologico in particolare deve prendersi cura della naturale fertilità del suolo, che è garantita dai microrganismi presenti. I microrganismi che lavorano correttamente processano la sostanza organica, rendendola disponibile alle piante ed evitano marciumi che sfociano in malattie.

Rivoltare le zolle come succede arando ha la controindicazione di uccidere molti di questi organismi: quelli che vivono a maggior profondità sono anaerobi e patiscono se vengono portati in superficie, quelli che stanno a livello del suolo invece necessitano aria per vivere, per cui non devono essere sepolti. L’aratro opera rivoltando e il suo passaggio inevitabilmente sconvolge gli equilibri.

In aggiunta a questo il vomere dell’aratro, come la fresa della motozappa, va a battere sul terreno che lavora e crea in profondità una suola di lavorazione, che può dar problemi compromettendo il drenaggio idrico e facilitando i ristagni.

Quindi arare non ha necessariamente un effetto positivo sul suolo, chi coltiva con metodo biologico dovrebbe evitare di farlo, per dissodare il terreno è molto meglio passare con una vangatrice rompendo la zolla. Questa operazione si può fare anche manualmente usando una vanga oppure una forca da vangatura, ma non è naturalmente una soluzione praticabile per chi coltiva grandi estensioni.

Articolo di Matteo Cereda

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