L’orto è spesso frequentato da svariati animali selvatici, come ricci, talpe, uccelli e roditori, ma anche domestici.
Spesso in campagna anche gli animali da cortile interagiscono più o meno positivamente con le coltivazioni: anatre e galline ad esempio potrebbero essere liberate nell’orto di tanto in tanto, seppur adottando alcune precauzioni.
Nei giardini delle abitazioni cittadini spesso sorgono orti di modeste dimensioni e i veri protagonisti rimangono i tradizionali animali da compagnia: cani e gatti. È molto importante comprendere l’impatto, positivo o negativo a seconda dei casi, che queste specie hanno sull’ecosistema orticolo, adottando eventualmente qualche accorgimento per migliorare la convivenza tra ortaggi e animali domestici.
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I gatti e l’orto
Il gatto è sempre stato un animale apprezzatissimo dai contadini, grazie al suo forte istinto predatorio che lo induce ad inseguire roditori di ogni genere.
Ratti e arvicole in effetti rappresentano spesso un problema per le coltivazioni: provocano danni soprattutto in autunno e in inverno, quando sono affamati e l’ambiente offre meno risorse. Perennemente in cerca di provviste, i topi apprezzano molto fave e piselli seminati in ottobre o febbraio e possono arrecare danni importanti anche a colture perenni quali zafferano e carciofaia.
Chi ha un orto nel proprio giardino potrebbe dunque beneficiare della presenza di un gatto, in particolare se permette all’animale di uscire anche di notte durante l’inverno.
I gatti randagi, meno viziati di quelli domestici, cacciano anche per fame e solitamente ottengono risultati più soddisfacenti dei fratelli da salotto, spesso troppo giocherelloni o addirittura intimoriti dai ratti più grossi.
I felini possono quindi essere considerati animali utili nell’orto e a volte la loro sola presenza rappresenta già un forte deterrente per i roditori.
Abituare il gatto a rimanere nell’orto
Nel caso l’appezzamento di orto sia in campagna è possibile abituare qualche randagio trovatello a fare dell’orto il suo territorio. A tal fine si consiglia di portare il gattino nell’orto già a pochissimi mesi di vita, collocando poi cibo e acqua in abbondanza sempre nello stesso posto, riparato dalla pioggia e dal vento. Se gli dovesse mancare il cibo, il micio cambierà casa e favorirà un luogo maggiormente sicuro per la sua sopravvivenza.
Se l’appezzamento è relativamente piccolo il gatto passerà molto tempo fuori dal recinto; la sua presenza nell’orto o attorno allo stesso rappresenta comunque un deterrente, senza che l’animale arrechi disturbo alle verdure.
Danni provocati dal gatto agli animali selvatici
Il fatto che i gatti siano utili per allontanare i topi dall’orto non significa che non arrechino mai alcun danno. L’istinto predatorio dei felini può infatti nuocere a delicatissime creature quali uccellini nei nidi o coniglietti nella tana, ma anche rari e preziosi anfibi e rettili. In altre parole, anche i gatti che cacciano peggio potrebbero comunque ferire o uccidere animali selvatici utili all’equilibrio dell’orto biologico. In questi casi bisogna valutare l’ambiente in cui ci si trova per capire se la presenza del gatto può rappresentare un problema per la fauna. Ormai vi sono molte specie selvatiche che vivono anche in città e che possono essere minacciate dal gatto domestico.
Potrebbe bastare un campanello legato al collare del gatto, così che i suoi movimenti vengano sempre notati dagli animali selvatici, ma il continuo tintinnio rappresenterebbe uno stress eccessivo per il felino.
La realtà è che i proprietari di gatti non dovrebbero consentire agli animali di uscire senza che nessuno li sorvegli. Quanto agli esemplari randagi, questi dovrebbero essere nutriti non troppo spesso, evitando la formazione di colonie prolifiche e facendo sì che, se e quando uccidano animali utili, lo facciano almeno per fame.
Danni provocati dal gatto alle aiuole coltivate
Uno dei pochi casi in cui la presenza del gatto nell’orto diventa un problema si riscontra quando il felino si abitua a scavare sulla terra appena seminata oppure a sdraiarsi sulle piantine appena nate.
Particolarmente sgraditi sono anche i bisogni dei gatti, i quali vanno abituati fin da piccoli a farli nella lettiera o comunque in zone non coltivate.
Spesso per proteggere alcune piantine si rivela sufficiente una rete metallica da porre sulla terra e una sgridata quando il gattino viene colto sul fatto.
Si ritiene che alcune piante non siano molto gradite ai gatti, in particolare lavanda e rosmarino; spesso per disabituare gli animali domestici si impiegano anche bottiglie d’acqua che generano riflessi non graditi. Questi metodi però non hanno un’efficacia comprovata, anche perché alcuni animali vi si abituano presto, e comunque il risultato può variare in base al carattere del singolo gatto. C’è anche chi pianta erba gatta, che come suggerisce il nome è gradita ai felini, in modo che sia questa specie ad attrarre l’animale distogliendone l’attenzione dalle colture.
I cani e l’orto
Il cane a differenza del gatto non si arrampica, quindi non è in grado di oltrepassare autonomamente la recinzione dell’orto o frequentare anche spazi esterni.
Può essere facilmente educabile a non espletare i propri bisogni a ridosso di insalate o pomodori, ma la sua convivenza con le verdure diventa problematica per via dell’esuberanza di questi animali, in particolare laddove l’appezzamento coltivato sia molto piccolo.
Nelle case con giardino si consiglia di recintare il perimetro dell’orto utilizzando reti o staccionate di varia natura.
I cani, indipendentemente dal carattere o dalla taglia, non possono essere considerati veri e propri animali utili nell’orto, nel senso che i danni provocati scavando, correndo, urinando o giocando tra le parcelle coltivate sono sicuramente ben superiori ai benefici. È vero che esistono razze di piccola taglia potenzialmente abili a catturare i topi, ma comunque quello è sempre stato e rimarrà mestiere dei gatti.
Ciò che invece il gatto non riesce a garantire è la guardia e la difesa dell’appezzamento da malintenzionati o animali selvatici. Ecco che allora la presenza di un cane ben addestrato può rivelarsi utile almeno a questo fine.
In ogni caso, per ovvie ragioni di protezione delle colture, si consiglia di tenere ben separato il recinto del cane da quello dell’orto. Insegnare al cane a non correre o non scavare nell’orto non è comunque impresa facile: qui entrano in gioco nozioni specifiche difficilmente riassumibili, legate all’addestramento e alla cinofilia, da approfondire eventualmente in altra sede.
Ma soprattutto si tratta di un condizionamento assolutamente negativo per il benessere dell’animale che invece ha bisogno di sfogare il suo istinto piuttosto che reprimerlo tristemente.
Rischi per cani e gatti
Un ultimo punto cui è utile accennare non riguarda tanto come proteggere gli ortaggi da cani e gatti, bensì come evitare che quest’ultimi si mettano nei guai all’interno dell’appezzamento.
Gatti e cani potrebbero ad esempio finire accidentalmente in pozzi, cisterne o bidoni per la raccolta dell’acqua. Bisogna allora coprire bene i vari punti d’acqua e, se accessibili solo da gatti, dotarli quantomeno di una scaletta interna o un pezzo di legno grazie al quale in caso di emergenza il felino possa uscirne indenne. Per i cani invece arrampicarsi o saltare fuori sarebbe più difficile.
Naturalmente bisogna prestare una particolare attenzione a tutti quei prodotti pesticidi, soprattutto chimici, che possono rappresentare un serio pericolo per gli animali, provocando intossicazione e anche morte in cani e gatti. La salute di cani e gatti è una ragione in più per bandire completamente queste sostanze non solo dal nostro orto, ma anche dal giardino ornamentale.
Si segnala in particolare il classico lumachicida pellettato di colore blu, pericolosamente ricco di formaldeide o metaldeide: si ha notizia di numerosi casi di avvelenamento di cani dovuto a queste esche.
Il benessere degli amici a quattro zampe, oltre a quello di chi coltiva e di tutte le altre forme di vita presenti, deve essere sempre una priorità assoluta nell’orto biologico.
Articolo e foto di Filippo De Simone
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