La tecnica delle colture di copertura (cover crops) fa parte di un insieme di buone pratiche per far fronte alla diminuzione di fertilità del suolo, che sono impiegate in agricoltura biologica.
Migliorare la qualità del terreno è tra gli obiettivi più importanti che un coltivatore dovrebbe raggiungere. Per farlo è fondamentale considerare il ruolo delle radici. Queste infatti non fungono solo da sostegno per la pianta, ma sono anche il carburante della vita nel suolo. Le sostanze che rilasciano sono utilizzate, per riprodursi, da vari importanti microorganismi, quali batteri, micorrize e funghi. La loro presenza è fondamentale per assistere la pianta durante la crescita e rendere il sistema suolo più complesso e resiliente.
Oltretutto, quando si coltiva, è importante ricordare sempre che ogni cosa che raccogliamo ha immagazzinato grandi quantità di elementi nutritivi, estraendoli dal suolo; portando il raccolto via dal campo, necessariamente sottrarremo nutrimento al suolo.
Le cover crops vengono usate nell’ottica di un’agricoltura conservativa, che si prende cura di un terreno mantenendolo fertile nel tempo, non di un’agricoltura che vuole depredare le risorse. Le colture di copertura sono anche un elemento cardine dell’agricoltura organica rigenerativa.
Indice dei contenuti
Perché il terreno nudo non va bene
Lasciare un terreno scoperto causa una più rapida ossidazione e degradazione della sostanza organica. Si perde fertilità e si contribuisce al cambiamento climatico, perché la mineralizzazione libera CO2 in atmosfera.
Questi effetti inoltre sono aggravati da lavorazioni profonde come l’aratura, che, rivoltando il terreno, espongono all’ossigeno anche gli strati più profondi.
Un terreno scoperto è più esposto a pioggia e vento, aumentando l’erosione e il rischio di dissesti idrogeologici, soprattutto se in pendenza. Inoltre, parte dei nutrienti solubili (ma anche sostanze pericolose come i nitrati provenienti dai concimi) verranno portati via dall’acqua, verso le falde.
Anche l’esposizione diretta ai raggi solari può essere un forte disturbo alla vita microbica del suolo, causando forti sbalzi termici tra giorno e notte.
Per tutti questi motivi chi coltiva dovrebbe valutare attentamente le tecniche di lavorazione e chiedersi in che modo proteggere il suolo mediante una copertura. Il suolo può essere coperto mediante la pacciamatura, ma l’impiego di una copertura viva può portare una serie di vantaggi.
Cosa significa cover crops
Le colture di copertura sono colture erbacee il cui scopo non è quello di essere raccolte, ma di restare in campo per arricchire e proteggere il suolo.
Possono essere usate come copertura temporanea, in modo da “tappare” quei buchi stagionali in cui il terreno rimarrebbe scoperto. Oppure possono essere utilizzate come elemento di sottofondo della coltura principale, in questo caso la cover crop diventa una sorta di pacciamatura verde, che crea uno strato erboso alla base delle piante. Una tecnica particolarmente utile con coltivazioni perenni, ad esempio frutteti e vigneti.
Il residuo può essere interrato nei primi centimetri di suolo (in questo caso si parla di sovescio) o può essere lasciato in superficie a proteggere il terreno come pacciame.
La tecnica delle cover crops non è un’esclusiva dell’agricoltura biologica professionale: è utilizzabile con successo anche in piccola scala. Si sa che fare l’orto è bello d’estate, ma in autunno, complice il meteo e una varietà ridotta di ortaggi, spesso il terreno viene lasciato incolto.
Vantaggi delle colture di copertura
I vantaggi di mantenere il terreno coperto da una coltura vegetale viva, sono veramente moltissimi e tutti molto importanti; è stato quindi difficile metterli in ordine.
Minor erosione superficiale
Spesso i terreni scoperti, anche se non ce ne accorgiamo, subiscono fenomeni di erosione e di perdita di nutrienti solubili. Grazie al lavoro delle radici il terreno rimane aggregato, i nutrienti vengono intercettati e reintrodotti nel sistema.
Controllo delle erbe spontanee
La presenza di una coltura fitta fa competizione a qualsiasi tipo di erba spontanea. Anche al momento dello sfalcio, il suolo coperto dai residui della coltura darà poco spazio per germinare alle piante spontanee.
Minori costi di concime e meno lavorazioni
L’apporto di nutrienti che i residui delle piante lasciano nel terreno non è indifferente; per non parlare dei benefici cumulati negli anni. Di fatto il sovescio viene considerato una concimazione verde. Una tecnica che ci permette di risparmiare e lavorare meno non si può rifiutare.
Aumento della biodiversità
La presenza di piante di famiglie diverse interrompe l’effetto monocoltura che può avere la nostra coltivazione. Crea nuovi ambienti e più continuità degli habitat in cui gli animali possono vivere: ne beneficia la microfauna del suolo, ma anche i mammiferi, gli insetti e gli uccelli. Questa biodiversità è preziosa per l’ambiente.
Più qualità del suolo
Tutti questi benefici insieme non possono che portare ad un complessivo miglioramento delle caratteristiche del suolo e della fertilità a lungo termine:
- una migliore capacità di trattenere acqua, creando un microclima più umido e fresco;
- un maggiore arieggiamento dovuto alle radici, che scavano in profondità;
- un minor compattamento durante le lavorazioni, grazie al cuscinetto erboso che si viene a formare; di grande utilità in frutteti o vigneti, in cui spesso è necessario entrare più volte con mezzi pesanti.
Quali piante usare come colture di copertura
Una volta deciso di impiegare questa tecnica bisogna scegliere quali piante inserire come cover crops.
La scelta varia molto a seconda delle necessità del coltivatore, dell’obiettivo che vuole raggiungere, degli attrezzi che dispone per la gestione e della posizione in cui si inserisce all’interno del ciclo colturale.
Se effettuiamo una coltivazione di copertura tra due colture principali, come nel caso di un sovescio, serviranno specie che colonizzino velocemente il terreno, raggiungendo un buon livello di biomassa.
Al contrario se le cover crops sono tenute in contemporanea con una coltura principale, come alternativa alla pacciamatura, si prediligono specie poco aggressive (per non creare competizione), prostrate ma tappezzanti.
Vantaggi delle diverse colture
Ci sono benefici specifici che ciascuna pianta può apportare. Le radici ad esempio possono raggiungere profondità differenti, lavorando il terreno a diversi livelli.
Le specie che si possono seminare sono veramente moltissime. Le più utilizzate fanno parte di queste 3 famiglie:
- Le leguminose sono in grado di catturare l’azoto dell’atmosfera. Lasciando queste piante sul terreno si ottiene un altissimo apporto nutritivo, facilmente assimilabile. Inoltre hanno un apparato radicale a fittone, perfetto per arieggiare suoli compattati ed estrarre nutrienti dagli strati profondi.
- Le graminacee portano biomassa carboniosa, avendo un elevato contenuto di cellulosa negli steli. La cellulosa è molto lenta da decomporre, quindi avrà una funzione ammendante, favorendo la formazione di sostanza organica nel lungo periodo. Il loro apparato radicale è superficiale e fascicolato, buono per evitare fenomeni erosivi.
- Le brassicacee si distinguono per il loro potere biocida in grado di limitare lo sviluppo di nematodi e funghi.
Possono essere seminate singole specie, ma è consigliabile utilizzare un miscuglio, per combinare i benefici di ciascuna famiglia. Non c’è un vero limite, ma è consigliabile partire con poche specie, per comprendere meglio le caratteristiche di ognuna e per non creare competizione; si consiglia di rimanere tra le 3-5 varietà.
Quando seminare le cover crops
Il periodo in cui è più utile avere una coltura di copertura è in autunno inverno, un periodo meno sfruttato dalle coltivazioni principali. La semina in questo caso avviene in autunno, tra settembre e ottobre (fino a novembre nelle zone più a sud). In questo modo la coltura riesce a germinare prima dell’inverno e a diventare abbastanza forte da resistere al freddo; e in primavera, con le prime piogge, ripartirà avvantaggiata.
Le cover crops si possono anche seminare in primavera, per ridurre i rischi di gelate, ma solitamente si usa solo dove le temperature autunnali sono eccessivamente fredde e le piante non riuscirebbero a germogliare.
Le coperture estive hanno un ciclo molto più breve e una finestra di semina più ampia; si seminano a seconda delle esigenze, generalmente tra giugno e luglio.
Quando “sfalciare” le colture
Nella gran parte delle colture di copertura è importante sfalciare al momento corretto, in cui la produzione di biomassa sia ottimale.
Le leguminose sono pronte per essere sfalciate all’inizio della fioritura, o appena prima. In questo momento il rapporto nutrienti/carbonio è massimo; Se invece si vuole agire più nel lungo termine si può anche attendere a fioritura inoltrata, per avere un maggior apporto di carbonio al terreno e un rilascio di nutrienti più lento; utile ad esempio negli arboreti.
Per le graminacee solitamente si considera la spigatura: in questi momenti la coltura è al massimo sviluppo di biomassa e contenuto di zuccheri. La semina della coltura successiva si può fare dopo due o tre settimane.
Articolo di Nora Levi di Deafal
Salve, la domanda è sicuramente sciocca; ma sono un neofita e l’ambizione esubera la competenza.
Poiché la copertura viene giustamente sfalciata e non eradicata, si puó pensare ad una sua naturale rivegetazione? O è necessaria una periodica risemina? Grazie, Giovanni.
Ciao Giovanni. In genere non viene eradicata perché le radici sono preziose alla strutturazione del terreno e al suo arricchimento. In questi casi non rivegetano le piante perché quando si fanno coltivazioni di copertura in genere è comunque un lavoro preparatorio a un’altra coltivazione, destinata a prendere il loro posto. Quindi io impiego un campo con covercrops nell’autunno, in primavera poi sfalcio e preparo quel suolo per la coltivazione di ortaggi. Per questo motivo sono piante che in genere vengono comunque riseminate.
La biodiversità e molto importante per il terreno l abiente
Grazie, é un approccio che condivido in pieno anche perché é comodo. Vorrei capire meglio quali varietà tra leguminose, graminacee, brassicacee é meglio seminare oppure qualsiasi tra queste vanno bene.
Io vorrei seminare nelle aiuole in compresenza ad altre colture.
Celeste
Salve, mi occupo da poco di un piccolo terreno dove da anni ci sono agrumi, mai curati con assiduità e purtroppo malandati e affetti da afide. Mi chiedevo oltre a una concimazione con lupini, che tipo di piante da sovescio potrei mettere per apportare nutrienti in modo biologico?
Buongiorno,
in tempo di siccità le cover sono impossibili d’estate come sarebbe necessario per i cereali più importanti. Allora il problema diventa come utilizzarle insieme alla coltura principale. Quali tipi di trifoglio scegliere che non debbano essere “contenuti” con diserbanti? e quali seminatrici su sodo sono più attrezzate in merito?
grazie
Intanto grazie!
L’approccio è interessante.
Un po’ di domande
:1. Su indicazioni del vicino contadino che mi aiuta nei lavori pesanti ho predisposto dei filari destinati alle varie culture (dai pomodori si fagioli). Tra le file mi ha fatto lasciare 80 cm per poter entrare con il motocoltivatore per eliminare le erbacce. Risultato: mi ritrovo con un sacco di terreno completamente nudo.
Ha senso prevedere una copertura rigenerativa? Le interfile sono anche zone di passaggio (lavorazioni e raccolta) pertanto la cultura verrebbe inevitabilmente calpestata è il terreno alla fine pure si compatta!
2. Per zone di passaggio quale tipo di copertura è più indicato?
3. I miscugli sono facilmente reperibili?
Se l’utilizzo nelle interfile non fosse adatto posso optare per la semina in autunno a raccolto completato. Potrei Lasciare tutti i residui della coltivazione sul terreno, passare con il moto coltivatore interrando il tutto e a questo punto procedere con la semina della copertura rigenerativa. In primavera prima dell’inizio delle nuove culture. Ripasserei di nuovo con il moto coltivatore interrando la copertura. È orretto tutto ciò?
Ti ringrazio per il supporto tecnico e motivazionale: ne ho un gran bisogno! Vedere tutto quel terreno nudo, pur essendo una neofita, mi suona strano..
Grazie mille!
Liliana
Ciao Liliana. Confermo che ha senso prevedere una copertura anche nel passaggio, suolo nudo si compatta facilmente oltre a disperdere risorse (acqua e nutrienti). In zone di passaggio ha senso prevedere semplicemente un inerbimento controllato, che crei una copertura calpestabile senza problema. Miscugli da sovescio ne trovi facilmente, in qualsiasi consorzio agrario.
Se decidi di fare un sovescio dopo le colture estive puoi optare per una semina autunnale, confermo che è corretto come hai ipotizzato.
Buonasera, io ho piantato in inverno leguminose da sovescio e altre erbacee per gli impollinatori, come borragine, tarassaco, calendula e poi sono nate varie Asteracee e Crucifere spontanee in primavera.
Alcune le ho dovute controllare, come malva e graminacee, o aglio ursino. Combino con la pacciamatura, ma ancora non ho capito se devo per forza sfalciarle ora che sono in fiore o in frutto (leguminose) o posso lasciare che si secchino fino all’estate, magari poi aumentando la pacciamatura.
In generale tolgo solo le graminacee più alte e tolgo dove faccio la buca per il trapianto…
Grazie delle info e delle discussioni molto utili comunque.
Ciao Valeria, in genere si consiglia di sfalciare quando sono al 10% della fioritura, ma dipende dall’uso che ne vuoi fare. Puoi anche scegliere di lasciar crescere e poi allettarle come pacciamatura.