Sulle bustine di semi o sui cartellini delle piantine che troviamo in commercio si legge spesso la scritta “semente ibrida F1”.
Può essere utile provare a spiegare cosa significa questa dicitura, senza voler a tutti i costi demonizzare gli ibridi ma provando a fare chiarezza anche sulle motivazioni per cui vengono prodotti e sulle conseguenze che questo lavoro di selezione ha in agricoltura.
Il mio parere, lo dico subito, è che sarebbe una buona pratica boicottare le sementi F1, privilegiando varietà locali e imparando a preservare le sementi di anno in anno, cosa che il seme ibrido non permette. Una riflessione più compiuta su questo tema la fa Giorgio Avanzo nell’articolo su problemi e alternative agli ibridi.
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Cosa vuol dire varietà ibrida
Il termine ibrido vuol dire che il seme è frutto di un incrocio. L’ibridazione succede anche in natura, grazie al lavoro incessante delle api, di altri insetti e animali o del vento. Il polline di una pianta ne feconda un’altra, di differente varietà, il risultato è una varietà nuova. Anche l’uomo ha creato incroci fin dai tempi antichi, selezionando le varietà più produttive e sperimentando ibridi alla ricerca dei cultivar migliori.
Cosa significa ibrido F1
F1 è un ibrido di prima generazione, ottenuto tramite un lungo lavoro di selezione genetica per ottenere frutti che abbiano certe caratteristiche desiderate.
Se si vuole avere piante con una determinata caratteristica (se ad esempio vogliamo pomodori che facciano frutti di forma regolare) occorre selezionare le varietà con un processo chiamato segregazione. Questa operazione consiste nell’isolare gli esemplari che manifestano la caratteristica e riprodurli tra loro. Ripetendo più volte il passaggio si ottiene finalmente un cultivar che presenta il carattere desiderato. Ricorrendo alla fecondazione autogama (della pianta con sé stessa) o comunque continuando a incrociare un numero limitato di esemplari, si sviluppano però piante con un patrimonio genetico molto debole.
Quando le caratteristiche desiderate sono due (se ad esempio desideriamo ottenere pomodori dalla forma regolare e che maturino tutti nello stesso periodo) bisogna procedere con due linee di segregazione separate: da una parte si isola la caratteristica della maturazione omogenea, con un’altra linea genetica si isolano le piante a frutto regolare. Incrociando il risultato di questi due processi di segregazione si ottiene la semente F1, una generazione di piante che presentano le due caratteristiche desiderate.
Solo la prima generazione di semi che risulta da questo processo si chiama F1 ed è quella che manifesta le peculiarità selezionate.
Le successive generazioni chiamate F2 e poi F3 avranno una genetica modificata, perché alcune caratteristiche latenti nel dna delle piante F1 possono tornare a presentarsi. Spesso gli F1 sono sterili o producono generazioni F2 poco produttive, considerato che la fecondazione autotrofa praticata nelle generazioni precedenti comporta un grave indebolimento genetico. In ogni caso le piante F2 non avranno le caratteristiche per cui erano stati selezionati i semi F1. Per questo motivo non conviene riprodurre la semente F1.
Questa non riproducibilità è la ricchezza delle multinazionali che producono i semi: la semente selezionata in laboratorio non può essere tramandata in autonomia dall’acquirente. Per avere la varietà F1 il contadino è costretto a ricomprare la sementi tutti gli anni e diventa dipendente dalla multinazionale.
Perché è meglio evitare gli ibridi F1
- Costano di più, visto che si paga tutto il lavoro di laboratorio.
- Non si possono riprodurre, usare gli F1 significa essere sempre dipendenti dal venditore di semi. Niente auto produzione, niente scambio di sementi tra coltivatori.
- Non sempre portano frutti migliori. Le multinazionali selezionano caratteristiche utili all’agricoltura industriale. Poco importa che gli ortaggi siano buoni e saporiti, si cercano piuttosto il bell’aspetto, la forma regolare, la capacità di conservarsi, la maturazione omogenea. Le varietà F1 rispecchiano spesso i valori vacui della nostra società consumistica, basati sull’apparenza più che sulla sostanza.
Alternative agli ibridi
Piuttosto che comprare sementi ibride invito a scegliere semi riproducibili, magari di varietà antiche e locali. Preservare una varietà particolare significa salvaguardare la biodiversità, un valore aggiunto che non interessa a chi seleziona geneticamente piante in laboratorio.
Per chi vuole boicottare i semi ibridi F1 io consiglio le sementi Arcoiris (che si possono acquistare qui), che sono biologiche, alcune anche biodinamiche, non ibride per scelta etica dell’azienda. Ancora meglio poi riprodurre i propri semi, scambiarli con altri ortisti, sostenere le associazioni di seed savers: tante buone pratiche per boicottare le sementi F1.
Consiglio di evitare gli ibridi non solo acquistando le sementi ma anche comprando le piantine in vivaio: se prendete una piantina F1 non potrete trarne dei semi utili al vostro per l’anno successivo.
Articolo di Matteo Cereda
Sono anni che uso semi di pomodori autoctoni, tipo Roma e fiaschette, semi tramandati da nonni, comunemente vengono chiamati “sopra acqua o seccagno” e hanno la caratteristica che non vengono mai innaffiati, sono quasi immuni da peronospora e altre malattie, si possono conservare fino a gennaio febbraio. Ogni tanto irroro le piantine, con i frutti, con un macerato di equiseto. Piante medio-basse non necessitano di sostegni… La mia zona è situata nella media Valle del Liri -Fosinone- HO BANDITO L’F1. Saluti.
A chi condivide il contenuto di questo post e vuole diventare parte attiva nella conservazione dei semi consiglio di visitare il sito di Civiltà Contadina e di iscriversi all’associazione che si prefigge lo scopo di conservare e tramandare la biodiversità attraverso lo scambio di sementi.
Io sono iscritto da qualche anno per sostenerli, ma ora devo imparare a fare l’orto e poi a ricavare i semi, prima di poterli scambiare. Sono sicuro che questo bel sito mi aiuterà.
Si dice fecondazione autogama non autotrofa?…per il resto viva la biodiversità
Lapsus! Correggo e ringrazio per la segnalazione.
Articolo davvero di parte, e con chiara intenzione denigratoria verso le colture ibride, spingendo le persone, con poche conoscenze di biologia, a pensare che le colture ibride “arricchiscano davvero le multinazionali, senza sapere che sono alla base della quantità e qualità di cibo che ci circonda.
Ciao Francesco. Il mio articolo è certamente (e orgogliosamente!) di parte, ritengo che sia un valore preservare varietà antiche e ricavare dal proprio orto le sementi da un anno con l’altro. Il fatto che le multinazionali si arricchiscano con gli ibridi è un dato di fatto, sotto gli occhi di tutti. Certo è vero anche quello che dici: gli ortaggi che troviamo al supermercato sono soprattutto da ibridi, ma non ritengo che questo porti vantaggi qualitativi, si tratta di una filiera agroalimentare basata su logiche che non condivido. Io ho un giudizio e nell’articolo l’ho argomentato, rispetto il fatto che tu abbia una diversa opinione, anche se nel tuo commento critico non trovo argomentazioni interessanti a sostegno dell’ibrido (se ne hai le leggerò con interesse).
Proprio per chi ha poche conoscenze in biologia ho cercato di spiegare con termini semplici come avviene la creazione di un ibrido, la mia opinione arriva separatamente dalla parte esplicativa.
Non mi pare di aver scritto cose false e non nascondo il mio giudizio, spiegandone le motivazioni.
E poi questo è il sito di Matteo e lui può scrivere la sua opinione e farla conoscere a chi, come me lo stima e lo segue con interesse. Sicuramente ci saranno persone concordi e persone che la pensano diversamente. Non vedo la necessità di attaccarlo senza argomentare la proprio posizione. Grazie Matteo x i tuoi consigli e le tue opinioni.
Signor Francesco si fermi pure sulla Quantità , ma mai eppoi mai sulla Qualità . Forse lei un orto nn coltiva , dico forse , il sapore di un ortaggio raccolto dal proprio orto nn potrà mai essere paragonato ai prodotti che troviamo al supermercato . Assaggi un semplice pomodoro magari appena raccolto
Ciao a tutti. Sono Michele e scopro solo oggi, con vero piacere, l’esistenza di questo sito (cercavo su Google “semi sterili” sigh…).
Qualcuno conosce per caso la vicenda del pomodoro Kamona? Gli stessi contadini miei conterranei a cui ho chiesto non hanno saputo rispondermi. Solo una vaga risposta non esaustiva di una ragazza di una cooperativa che faceva cenno a questioni di brevetti. Ora il pomodoro che io sgranocchiavo 10 anni fa (croccante, saporito, dolce ma anche asprigno e succoso) è stato sostituito da uno scialbo “pomodoro sardo” che ricorda il Kamona solo per le venature verdastre vicino al picciolo. Il fatto che non ci sia più mi rattrista, mi addolora e mi fa altresì inc……are come una bestia.
Ciao Michele, condivido il tuo sfogo. Non conoscevo la vicenda, ma è importante salvare semi perché se non lo facciamo noi coi nostri piccoli orti purtroppo non lo farà nessuno.
Grazie! Non ero a conoscenza di questa problematica dei semi F1. Ho ordinato i semi bio.
Penso che tu abbia scritto cose vere sicuramente, ma non è tutto.
I semi ibridi costano di più perché c’è un grosso lavoro dietro, non sono riproducibili anche questo è vero.
Ma il fatto è che gli ibridi consentono di ottenere rese superiori, resistenze superiori.
Non tutti inoltre hanno la possibilità, la capacità o semplicemente la voglia di mantenere un orto e devono andare al supermercato.
Dal punto di vista industriale se in pieno campo si utilizzassero varietà tradizionali che dovranno poi essere processate e trasformate queste non sarebbero per nulla idonee, i pomodori da industria per esempio sono specificatamente più duri perché devono sopportare il carico sui trattori e il trasporto in azienda, cosa che con le varietà tradizionali si spappolerebbero tutti.
Le resistenze sono un altro punto di forza oltre alle rese, molte varietà tradizionali sono scomparse proprio a causa di nuovi patogeni.
Detto ciò la popolazione globale aumenterà ancora per molto tempo e ancora oggi ci sono problemi di fame nel mondo, la produzione che abbiamo oggi non è sufficiente.
Infine gli agricoltori non sono stupidi, se coltivano varietà ibride oltre al fatto di avere accordi con le società di trasformazione è perché possono guadagnare un pò di più.
Comunque rispetto la tua opinione
Ciao Matteo, anche io rispetto la tua opinione, pur non condividendola del tutto. Certamente gli ibridi hanno dietro molto lavoro e ricerca, e sono varietà selezionate. Quello che spesso non condivido sono i criteri di selezione. Ad esempio avere frutti regolari nella dimensione è una delle caratteristiche più ricercate. La resistenza ai patogeni non è sempre invece considerata priorità: l’agricoltura industriale prevede l’uso massivo di fitofarmaci e quindi non è detto che le varietà antiche siano più delicate, anzi sono comunque frutto di selezioni (naturali e anche contadine).
Il fatto poi che la selezione sia operata per adattarsi a lavorazioni meccaniche è verissimo, ed è un problema. Consiglio il libro di Vandana Shiva (soil not oil) che spiega come un’agricoltura dipendente dal petrolio non sia sostenibile. Ritengo che un’agricoltura più naturale (non naif, ma ben studiata) sia in grado di sfamare quanto (e più) di una industrializzata.
Ma come è possibile sfamare più gente se le produzioni degli ibridi sono più che doppie rispetto alle varietà cosiddette antiche?
Posso farti l’esempio del mais, sto scrivendo una tesi sul miglioramento genetico del mais, in questa specie la produttività degli ibridi è più che doppia.
A mio avviso il prezzo del seme ibrido pur essendo superiore giustifica di gran lunga questa produttività.
L’utilizzo di fitofarmarci è d’obbligo per mantenere una produttività elevata, oppure utilizziamo gli OGM a cui sarei comunque favorevole che così i trattamenti fitosanitari si riducono quasi a zero
ma se vuoi usare varietà antiche che già hanno basse produttività unito a trattamenti meno specifici e meno frequenti alla fine della stagione sei fortunato ad avere il 10% del totale
Non ci troviamo per nulla d’accordo. Un’agricoltura produttiva e naturale è possibile anche lavorando in piccola scala, bene organizzata. Conosco molte realtà agricole giovani che fanno fruttare i loro pochi ettari in modo egregio con metodi biologici, puntando su un ambiente sano e sulla cura del suolo. In questo contesto le varietà antiche possono esprimersi al meglio. La produttività di un’agricoltura industrializzata è tutta da dimostrare: andrebbe valutata innanzi tutto su un lungo periodo e soprattutto calcolando nell’equazione anche i danni ambientali accessori che provoca, il costo (in termini di risorse e di ambiente) di quanto viene impiegato per coltivare (a parte i fitofarmaci e i fertilizzanti parlo anche del petrolio e in generale dei mezzi che richiede).
Vi consiglio la recente inchiesta della francese Cash Investigation sui pomodori ibridi e coltivati fuori terra (idroponica). I giornalisti hanno scoperto che questi contengono fino al 60% in meno di sostanze nutritive(!!!) oltre a non aver sapore.
Andrò a cercarmi l’inchiesta. Penso però che questo sia colpa dell’idroponica e non dell’ibrido. L’idroponica non va demonizzata, il problema è che è molto complesso fornire alla pianta artificialmente tutte le sostanze giuste.
“Non sempre portano frutti migliori. Le multinazionali selezionano caratteristiche utili all’agricoltura industriale. Poco importa che gli ortaggi siano buoni e saporiti, si cercano piuttosto il bell’aspetto, la forma regolare, la capacità di conservarsi, la maturazione omogenea. Le varietà F1 rispecchiano spesso i valori vacui della nostra società consumistica, basati sull’apparenza più che sulla sostanza.”…………………………
MA QUANTE SCHIOCCHEZZE !!!!!!!!!!!!!!!!! dire FAKE NEWS è riduttivo………
ciao Angelo. Mi fa molto piacere un confronto con chi la pensa diversamente da me. Preferirei però che tu argomentassi piuttosto che limitarti a denigrare. Che l’agricoltura industriale intensiva sia il maggior cliente delle ditte sementiere è un dato di fatto. Tra le caratteristiche più richieste dall’agricoltura intensiva ci sono: forma regolare, maturazione omogenea e aspetto estetico. Mi pare ovvio che gran parte della selezione si orienti su tali aspetti. Mi piacerebbe sapere dove sta la fake news.
Ciao a tutti,ho ricevuto da mio padre dei semi di pomodoro prelevati dal frutto per il quarto anno consecutivo.Le originali erano piantine comprate in consorzio e penso fossero quasi sicuramente F1.Fatto sta che ogni anno i pomodori (cuore di bue)sono sempre belli,enormi e succosi ogni anno…com’è possibile?
Ciao Luciano. I semi “figli” di un F1 possono essere ottimi pomodori. Quel che c’è da sapere è che la varietà figlia non ha le caratteristiche della varietà madre. Quindi è un po’ una lotteria e spesso ne risultano piante molto deboli.
Articolo davvero utile, mi sorge un dubbio.. se ho poco spazio e utilizzo diverse varietà di pomodoro (originali non F1) come riesco a mantenere la varietà evitando impollinazioni naturali? Posso isolare una pianta ma poi sorge il problema di patrimonio genetico debole?
Puoi isolare il fiore e fecondarlo a tuo piacere.
Articolo interessante. Però quando sono arrivato ai ‘semi biodinamici’ mi sono cadute le braccia. Come si fa a dare credito a quell’accozzaglia di teorie semi-mistiche ?
Ciao Roberto, la biodinamica ha aspetti molto interessanti. Personalmente non seguo quel metodo e non credo in tutte le pratiche descritte, ma alcuni dei migliori coltivatori che conosco gestiscono i campi secondo pratiche biodinamiche e ti assicuro che sono persone preparatissime.
Purtroppo la biodinamica è stata spesso attaccata in modo semplicistico da detrattori illustri (tra cui una senatrice a vita con parecchia visibilità) prendendo ad esempio solo alcuni aspetti, se hai occasione di approfondire senza preconcetti penso ci sia molto da imparare.
Da acquirente infine la certificazione biodinamica garantisce un prodotto sottoposto a limiti sull’impiego di trattamenti più stretti del biologico, quindi personalmente lo ritengo un plus.
Ciao, volevo farvi una domanda. Ci sono dei problemi se metto piante nate da semi non ibridi vicino a piante ibride? Esempio concreto, melanzane da seme bio piantate nella stessa fila di una varietà ibrida acquistata già pronta da trapiantare. Stesso discorso per peperoni e pomodori.
Grazie
Nessun problema all’anno 1. Se invece vuoi preservare la semente è possibile che si verifichino incroci tra le varietà (anche se ortaggi come i peperoni hanno fiori auto-impollinanti, per cui è meno probabile succeda). Gli eventuali incroci non si verificano nel frutto dell’anno in corso ma determinano semi differenti dalla pianta madre.
Giusta definizione,ecco perché non sempre c’è un raccolto.Si resta a mani vuote grazie di tutto sono sempre attenzionato
Ciao, faccio l’orticultore per hobby e il genetista per mestiere (non lavoro con le piante ma con il moscerino della frutta e quindi non ho conflitto di interesse). Utilizzo sementi o piantine acquistate perché di tempo da dedicare alla terra ne ho poco e il pezzo di terra a mia disposizione non ha certo caratteristiche ideali per l’agricoltura. Quindi uso anche sementi ibride e piante innestate. Sono d’accordo sulla conservazione della biodiversità ma la demonizzazione degli ibridi mi pare fuori luogo. Tutte le specie che si utilizzano in agricoltura sono frutto della selezione dell’uomo. Uno dei problemi principali della selezione che fa l’uomo per ottenere delle varietà con determinate caratteristiche è che le piante presentano porzioni sempre più grandi del loro genoma in omozigosi. Questo fa comparire determinate caratteristiche che sono normalmente “latenti” perché si manifestano solo quando determinate “forme alleliche” sono in omozigosi. Il problema è che anche mutazioni non desiderate finiscono inevitabilmente in omozigosi determinando un indebolimento della pianta! La creazione i sementi ibride è quanto di più naturale si possa immaginare perché in natura avviene regolarmente ed è alla base della biodiversità. Gli ibridi presentano una maggiore vigoria perché le mutazioni che hanno un effetto negativo sulle vigoria della pianta (involontariamente selezionate dall’uomo) tornano in eterozigosi e così l’effetto deleterio scompare. Questo porta ad avere piante più rigogliose, frutti più grandi e regolari. E’ però ovvio che se si parte da piante che danno frutti con caratteristiche organolettiche di un certo tipo, incrociandole per ottenere ibridi, si possono perdere o “diluire” tali caratteristiche! Per capire bene il valore dell’ibrido, basta confrontare i cani di razza con i bastardi (ibridi)!
ciao Davide, sono in parte d’accordo con quanto scrivi. Ma sulle piante ibride metto due grossi MA. Il primo è la conservazione dei semi, su cui siamo d’accordo, il secondo è su quali siano le caratteristiche positive che hanno gli ibridi. Siccome la selezione avviene ovviamente per interesse economico spesso le aziende sementiere preferiscono fare ibridi che hanno caratteristiche positive per i maggiori acquirenti (grande distribuzione che semina estensioni importanti). Per questo gran parte degli ibridi hanno come valori frutti di dimensione omogenea, resistenza agli urti, e altri caratteri più commerciali. Un sapore particolare, una caratteristica nutritiva migliore, non sono sempre priorità. Per non parlare poi della resistenza rispetto ad alcune avversità, che in agricoltura convenzionale si combattono con pesticidi, e che quindi nel creare le varietà ibride non vengono considerate.
Complimenti per l’articolo.
Ho da poco guardato un documentario sulla televisione svizzera (https://www.rsi.ch/play/tv/doc/video/i-semi-del-profitto?urn=urn:rsi:video:14050468) che conferma proprio che la selezione delle piante di pomodoro ha il solo obbiettivo di creare frutti belli e che si conservino nel tempo (trasporto + esposizione nei negozi). Sia il genetista (azienda israeliana) che il mandante (multinazionele agro-chimica francese) dichiarano che il gusto e li valore nutrizionale dei pomodori, non sono caratteristiche da loro ricercate.
Sono le leggi approvate dai politici a tutti i livelli e la immissione nei mercati del commercio voluto delle sementi OGM ( PORCHERIE DI FRUTTI CHE PRIMA SI DAVANO AI MAIALI. È INUTILE STIMOLARE IL PICCOLO CONTADINO A FARE LA SELEZIONE. OGGI VIENE STRITOLATO E INVOGLIATO DALLE ILLUSIONI DELLE MULTINAZIONALI. CHE INONDANO A LIVELLO MONDIALE, IL MERCATO DELLE SEMENTI e piante di ogni genere (LEGGI BAIER ,MONSANTO. ).IL CONTADINO CHE CHE FACESSE LA SELEZIONE RIMARREBBE UN FATTO ISOLATO. QUINDI SMETTERELA DI ILLUSERE LA GENTE. IO SONO 30 ANNI CHE NON ASSAGGIO UN FRUTTO buono. Solo colori, niente profumi zuccheri. Maturazione. È UNA ASSOCIAZIONE A DE……CON LA GRANDE DISTRIBUZIONE..
DOVE SONO E CHE FANNO LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI?
Buongiorno Cosimo, mi spiace leggere questo tuo commento, anche se condivido parte della critica all’attuale sistema di “agroindustria”. In realtà ti assicuro che frutti buoni se ne possono trovare facilmente in ogni territorio. Evita le grandi distribuzioni per quanto ti è possibile, cerca piccoli contadini, non è detto che siano come tu dici fatti isolati… Ci sono piccole aziende agricole che hanno alle spalle una bella rete di persone che le sostengono.
Spiegazione chiara e semplic e….. utilissima.
Grazie, Matteo
Molto utile ed interessante, avevo letto qualcosa sul monopolio dei semi delle multinazionali ma adesso è tutto più chiaro.Grazie
L’articolo è veramente interessante e esplicativo, quel che non capisco è se i semi che ho fatto da pomodori di piante nate da semi ibridi germineranno e potrò ripiantarli…
Ciao Marco, grazie del complimento. I semi nati da pomodoro ibrido germineranno e daranno vita a piante di pomodoro. Quello che non sappiamo è che frutti porteranno queste piante. Ovviamente restano piante di pomodoro, ma non puoi sapere se daranno tanto raccolto, magari potrebbero dare poco niente. Oppure potrebbero dare pomodori non soddisfacenti come gusto. Qui entra in gioco una “lotteria” genetica. Un po’ come un bambino che nasce e non si sa se avrà gli occhi del padre, della madre o di un nonno.
Buongiorno Matteo!
Una domanda (ho scritto a una nota azienda ma non mi ha risposto).
Se su una bustina di semi o sull’etichetta di una piantina non è specificato “ibrido” o “innestata” significa che non lo sono?
Grazie mille per il tuo aiuto e per il tuo lavoro!
p.s: questi tuoi articoli i hanno portato, insieme ad un’amica, ad aprire un gruppo facebook (Naturalmente GiardinOrto) improntato sulla condivisione di semi, piante e tutto ciò che può aiutare a rendere i nostri orti e i nostri giardini delle oasi di relax e soddisfazione nel rispetto della natura!
Ciao Manuela
Sono felice che in qualche modo Orto Da Coltivare abbia stimolato esperienze di condivisione semi, evviva! Purtroppo non so dirti a livello normativo se c’è obbligo di segnalare gli ibridi. Non posso fare altro che rimandarti al produttore o al venditore (il vivaista probabilmente è più informato di me). Dispiace sempre sentire che un’azienda non risponde su una domanda importante come la tua.
LA produzione industriale si è omai specializzata nel fornirci prodotti belli da guardare ma che non abbiano alcun sapore!
Ottimo!