Abbiamo visto come l’orto sinergico sia una pratica che si inserisce in quella progettazione durevole, armoniosa e sostenibile di donne e uomini nell’ambiente che va sotto il nome di Permacultura. In quanto tale, un orto sinergico è un progetto a lungo termine, capace di rieducarci all’ascolto e all’osservazione della natura e ad una nostra azione conseguente sempre più consapevole.
Per questa ragione, l’esperienza sinergica non si esaurisce nell’allestimento dell’orto: questo non è che il primo passo necessario ad aprire un dialogo con la terra e la Natura destinato a durare, se lo vorremo, per il resto della nostra vita.
Come muovere dunque i primi passi dopo aver allestito l’orto sinergico?
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L’arte di lasciar andare
Il giorno dedicato alle semine e ai trapianti in un nuovo orto sinergico è speciale, ma anche ingannevole: una volta finito, guardandoci intorno, vedremo risplendere la paglia ancora dorata appena distribuita sui bancali e fare capolino le piccole piante tra fiori e aromatiche. E tutto ci sembrerà semplicemente perfetto!
Il nostro progetto fedelmente realizzato risponderà a tutte le aspettative e probabilmente la nostra mente sarà attraversata dalla confortante sensazione di aver completato efficientemente qualcosa che avevamo pianificato e intrapreso con trasporto. La verità, tuttavia, è che non saremo che all’inizio!
Quello sinergico non è solo un metodo, ma un percorso destinato a durare, per alcuni di noi, tutta la vita!
Come ogni percorso sarà costellato di soddisfazioni e in qualche caso insuccessi, ma di certo avrà molto da insegnarci. Quello che l’orto sinergico ha insegnato a me, prima di ogni altra cosa, è lasciar andare il desiderio di controllo, al quale ho imparato a preferire l’osservazione e l’interazione conseguente e, in qualche caso, perfino l’accettazione del fatto di non poter ottenere esattamente il risultato sperato.
Inutile illudersi di poter coltivare un orto sinergico come un tradizionale orto biologico, di poterlo tenere altrettanto immacolato e ordinato calcolando con cura la distanza tra le file e facendo le pulizie con il sarchiatore. Il nostro orto è diverso, è un luogo che vuole e deve essere contaminato da una componente selvatica, in cui la natura si riprende spazio e in cui noi impariamo ad accoglierla e farla manifestare, tutelando allo stesso tempo le nostre coltivazioni.
Per questo non ci sono ricette miracolose e prescrizioni da seguire scrupolosamente, ma per accompagnarvi in questo vostro viaggio del tutto personale, ritengo utile condividere alcuni suggerimenti e riflessioni utili ad una corretta manutenzione dell’orto e dei suoi bancali.
Il raccolto nell’orto sinergico
Quando giunge l’atteso momento del raccolto, ricordiamoci che in un orto sinergico le piante non vanno sradicate, ma recise: i frutti (melanzane, pomodori, fagiolini, ecc.) andranno raccolti lasciando spazio a nuove fioriture e nuovi frutti, fino alla fine completa del ciclo di vita della pianta e solo allora questa andrà recisa all’altezza del colletto.
Le radici lasciate nel suolo andranno a nutrirlo, mentre la parte aerea potrà essere riutilizzata, a seconda dei casi, per macerati o come nuova pacciamatura.
Verdure a foglia come insalate, cicorie o scarole possono invece essere raccolte recidendone le foglie a due o tre dita dal colletto, consentendo alla pianta di offrirci nuovi raccolti, più piccoli ma non meno gustosi.
Ricordiamo inoltre che, compatibilmente con il clima delle nostre zone, alcune varietà biennali (alcuni broccoli o peperoncini) possono darci un raccolto anche l’anno successivo: una buona ragione in più per non rimuoverle alla fine della stagione ma lasciarle a riposo e restare in attesa, continuando a coltivare le nuove colture accanto ad esse.
Controllo delle spontanee e pacciamatura sui bancali
La rimozione delle erbe spontanee è, durante l’estate, una delle attività più impegnative nell’orto sinergico.
Tuttavia anche in questo caso dovremo imparare a rinunciare ad un po’ del nostro desiderio di controllo e ordine, che poco si addice ad un orto sinergico! Rimuoviamo le piante selvatiche che effettivamente soffocherebbero le nostre coltivazioni o che tendono ad occupare troppo spazio sul bancale, ma consideriamo che le spontanee sono anche una pacciamatura verde che protegge il suolo dal sole estivo.
Impariamo anche a riconoscere le varietà commestibili e a sfruttare a nostro vantaggio la loro diffusione: sono certa che il sapore di piante selvatiche come ortica, farinaccio, crespino e papavero non mancheranno di conquistare anche i palati più esigenti, come hanno fatto con il mio!
Infine, per tutto quello che non può essere lasciato crescere o consumato, possiamo prevedere una nuova funzione: una volta rimosse e messe a seccare, queste piante potranno essere riportate sul bancale e impiegate come pacciamatura al posto della paglia.
Macerati e altri rimedi naturali
Sebbene nell’orto sinergico il rischio di diffusione di parassiti e patologie sia ridotto, il contesto in cui l’orto si inserisce o particolari condizioni connesse a clima ed agenti atmosferici potrebbero richiedere il nostro intervento. In tal caso sarà possibile adottare delle soluzioni naturali e autoprodotte, come macerati e decotti, preparati con piante del posto e utili a fronteggiare all’occorrenza avversità come afidi, ragnetto rosso, peronospora,..
Tra le preparazioni più efficaci e di facile preparazione ci sono quelle a base di ortica, pomodoro, camomilla e aglio. Per approfondire questo aspetto vi suggerisco di consultare la sezione dedicata appunto a decotti e macerati.
Compost si, compost no?
In un orto sinergico possiamo e dobbiamo utilizzare il compost oppure no? I puristi della sinergia forse storceranno il naso, ma la verità è che per me non esiste nessuna buona ragione per non farlo.
I vantaggi del compost sono innumerevoli: dalla preziosa riduzione della produzione di rifiuti casalinghi e di scarti dell’orto alla possibilità di nutrire il nostro orto favorendone i processi di auto fertilità a cui la pratica sinergica ambisce. Diversamente da altre forme di concimazione, infatti, l’impiego di compost migliora la qualità del nostro suolo sul lungo periodo, arricchendo i nostri bancali anche dei piccoli animali che, dopo essersi occupati di trasformare i nostri scarti in un profumato e fertile terriccio scuro, andranno a popolare l’orto.
Io non ho dubbi: in ogni orto sinergico non dovrebbe mancare una compostiera. Per approfondire si può leggere la guida alla pratica del compostaggio.
Accoglienza di specie animali e vegetali
Apriamo il nostro orto alle altre specie, ricordando che siamo innanzitutto coltivatori di biodiversità e che l’equilibrio a cui aneliamo non è solo equilibrio tra le piante. L’opportuna consociazione tra le coltivazioni, infatti, è solo una parte della sinergia, e va inserita in un più ampio approccio olistico allo spazio coltivato.
Nel nostro orto sinergico prendiamoci cura della terra, delle piante, della fauna, della microfauna e di noi stessi. Solo in questo modo potremo tendere a quell’equilibrio tale che, se anche comparissero elementi potenzialmente dannosi, un bilanciamento naturale eviterà che facciano danni nell’orto (pensiamo al noto caso della comparsa di afidi, che tuttavia non potranno proliferare in presenza di suoi predatori, come le coccinelle).
Possiamo dunque impegnarci ad accogliere un buon numero di ospiti, creando condizioni favorevoli alla loro sopravvivenza e allestendo qualche rifugio adeguato.
Ad esempio, realizzando piccole montagnole di pietre, foglie e rami potremo dare riparo a piccoli rettili come lucertole e ramarri e piantando un certo numero di aromatiche e fiori attireremo farfalle, api e altri insetti impollinatori, offrendo loro nutrimento e riparo.
Anche gli uccelli sono preziosi, oltre che per la tutela della biodiversità, per la cura dell’orto, visto che sono capaci di tenere sotto controllo alcuni insetti dannosi per le colture.
In un contesto urbano possiamo pertanto posizionare casette e nidi artificiali per ospitarli e durante le stagioni più fredde potremo esporre cibo per sostenerli (soprattutto semi oleosi). Anche i pipistrelli sono creature fondamentali per mantenere l’equilibrio ecologico, ma malauguratamente sono una delle specie più colpite dall’inquinamento e dal proliferare di antiparassitari e altri prodotti chimici di uso comune, che avvelenano le loro riserve d’acqua e le loro prede. In una sola notte, un solo pipistrello può arrivare a mangiare duemila zanzare, oltre ad un gran numero di insetti dannosi per l’orto. Offriamo loro ospitalità installando nei pressi dell’orto delle bat box, i piccoli rifugi nati proprio con l’obbiettivo di accoglierli durante il giorno, quando hanno bisogno di riposare in attesa del tramonto, prima della caccia notturna.
Sperimentare oltre il metodo
Il mio consiglio più sentito è: non abbiate paura di violare prescrizioni e regole, eccetto quella di rispettare la terra che si coltiva. Contaminate il metodo sinergico con altre pratiche, siate curiosi e mettetevi alla prova.
Osservate altri coltivatori naturali, scambiate consigli e semi e ricordate che non si tratta di trovare la formula magica o la metodologia definitiva: la parte tecnica, se possibile, è quella meno significativa dell’approccio sinergico. L’agricoltura sinergica non è riducibile a mero metodo ed è figlia di un fecondo meticciamento tra pratiche sperimentate in tempi e continenti diversi.
Ciò che più di tutto essa ci insegna è l’arte di metterci in ascolto e intervenire nel nostro campo di conseguenza, con rispetto e coscienza di cosa si sta facendo. Un’abilità sempre più imprescindibile in questa era di profondi e drammatici mutamenti climatici, in cui chiunque coltivi si è reso conto che non ha più alcun senso consultare i calendari delle semine.
La nostra capacità di osservazione e percezione, la nostra azione rispettosa e la capacità di resilienza sono i più preziosi frutti che sapremo coltivare e cogliere nell’orto sinergico.
Articolo e foto di Marina Ferrara, autrice del libro L’Orto Sinergico
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