I costi per il riscaldamento delle nostre case sono aumentati a dismisura, la situazione geopolitica ha ricadute sul prezzo del gas e quest’autunno il caro bollette è davvero preoccupante.
In molti stanno rivalutando il riscaldamento a legna, ma occorre tener conto che anche il costo della legna da ardere sta aumentando, per non parlare del pellet. Il prezzo del pellet è arrivato sopra ai 15 euro a sacco (+140% in un anno, dati Altroconsumo). In questo contesto di crisi energetica può essere interessante valutare stufe capaci di bruciare il cippato che otteniamo triturando le ramaglie.
Gli amici di Bosco di Ogigia hanno approfondito questo tema in un video, realizzato insieme ad Axel Berberich, artigiano che progetta e costruisce stufe pirolitiche. Scopriamo come funziona questo tipo di stufa che sfrutta la gassificazione della legna, per capire come può esserci utile a risparmiare sul riscaldamento. Vedremo anche un video in cui Axel ci spiega funzionamento e caratteristiche di queste stufe a pirolisi.
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Riscaldare casa con il cippato
Dalla potatura delle piante si ottengono ramaglie, che in genere rappresentano uno scarto da smaltire. Bisognerebbe evitare la vecchia pratica contadina di bruciare: un falò di rami e sterpaglie è inquinante, oltre a essere uno spreco. Bruciare i rami all’aria aperta è molto differente rispetto a farlo in una stufa ad accumulo, in particolare se parliamo di una stufa pirolitica ad alta resa.
Come recuperare gli scarti da potatura
I rami sopra ai 4-5 cm di diametro possono essere bruciati senza difficoltà in una stufa a legna o in un camino, ma le ramaglie fini che rappresentano la maggior parte degli scarti di potatura sono poco pratiche da utilizzare.
Una buona soluzione per questi rametti è macinarli con una cippatrice o un biotrituratore, in modo da ottenere cippato (come mostrato in questo video). Il cippato può esserci utile nell’orto: tramite compostaggio oppure come pacciamatura.
Ma non solo: con una stufa pirolitica possiamo utilizzare il cippato come combustibile.
Le stufe pirolitiche sono in grado di bruciare il cippato direttamente, con una resa molto elevata, in alternativa bisogna pellettizzare il cippato con una macchina apposita.
La pellettatrice
Con una macchina pellettatrice possiamo trasformare il cippato in pellet. Troviamo in commercio pellettatrici professionali, ma anche macchinari alla portata di tutti (si può dare un’occhiata a questo catalogo di pellettatrici per farsi un’idea di costi e soluzioni).
Perché sia realmente conveniente autoprodurre pellet occorre avere una grande disponibilità di ramaglie, oltre a un biotrituratore e una pellettatrice efficienti. In piccola scala il risultato non ripaga energia, macchinari e tempo necessari a fare i pellet, ma con una stufa pirolitica possiamo anche bruciare il cippato direttamente.
La stufa pirolitica
La stufa pirolitica è una stufa in grado di innescare un processo di piro gassificazione, grazie al quale si ottiene un’alta resa e pochissime emissioni, tanto da non aver quasi bisogno di canna fumaria (comunque necessaria per normativa).
Proviamo a riassumere il funzionamento di questo tipo di stufa:
- Il combustibile (pellet, cippato o altro) viene messo in un cilindro.
- Una fiamma iniziale sulla sommità del cilindro sviluppa un’alta temperatura (anche 1000°C) che serve a innescare la combustione.
- Questa prima fiamma comincia a bruciare lo strato superficiale, intanto il calore porta il combustibile a produrre gas (gassificazione della legna).
- Bruciando il primo strato di materiale si forma una sorta di tappo, che massimizza la gassificazione impedendo all’ossigeno di scendere. Per questo motivo serve materiale omogeneo (come i pellet oppure come un cippato ben macinato).
- In assenza di ossigeno non ci può essere fiamma, ma viene prodotto ulteriore gas.
- Il gas sale verso l’alto e arriva alla camera di combustione, dove trova finalmente ossigeno e alimenta la fiamma della stufa.
Possiamo dire che la stufa pirolitica non brucia il legname direttamente, ma brucia soprattutto il gas che esso produce. Tutto questo lo potete capire meglio guardando il video di Bosco di Ogigia con Axel Berberich:
Cosa si può bruciare in una stufa a pirolisi
Come anticipato, alla stufa pirolitica occorre un materiale molto regolare, omogeneo nella granulometria. In questo modo si riesce a innescare nel cilindro la corretta dinamica di combustione che porta alla gassificazione.
Da questo punto di vista il pellet è ottimo, tuttavia una stufa pirolitica può bruciare anche il direttamente il legno ridotto in scaglie dal biotrituratore. In questo modo possiamo riutilizzare scarti vegetali, a partire dalle ramaglie ottenute potando.
Oltre al cippato la stufa pirolitica si può alimentare anche con altri materiali vegetali: gusci di noci e nocciole, foglie o fondi di caffè pellettizzati.
Perché la stufa a pirolisi non inquina
Il processo di piro gassificazione permette di avere una combustione molto pulita: raggiungendo temperature molto elevate la stufa a pirolisi brucia tutto, con una resa sopra al 90% ed emissioni ridotte al minimo.
Il fumo che esce dalla canna fumaria è pochissimo, come anche la cenere che resta nella camera di combustione.
Il fatto di poter bruciare scarti come il cippato di potatura rappresenta un altro aspetto interessante dal punto di vista ecologico: possiamo scaldare senza abbattere nessuna pianta e valorizzare uno scarto nel migliore dei modi.
Articolo di Matteo Cereda
Grazie, mi è piaciuto molto il vostro lavoro sulle stufe pirolitiche. L’ho trovato molto interessante e ho condivido subito..
Sarei interessato ad avere indicazioni sui corsi di costruzione delle stufe, se potete mandarmi dei riferimenti ve ne sarei grato.
Cordiali saluti
Valter
Ciao Valter, puoi scrivere all’artigiano che vedi nel video, Axel. labottegadunar@gmail.com
Bellissima innovazione quella della pirolisi ma i costi sono ancora proibitivi.