L’olivo rappresenta una delle maggiori colture in Italia meridionale e centrale, per la sua capacità di adattarsi alle condizioni di clima e terreno più svantaggiose. Il clima mediterraneo è caratterizzato da estati molto calde e poco piovose, i suoli sono sempre più poveri di elementi nutritivi, ma anche in queste condizioni l’ulivo può produrre.
Dalle olive raccolte non si ricava semplicemente un frutto: tramite il frantoio si produce l’olio, quello extravergine prodotto in Italia è un risultato prezioso e rinomato in tutto il mondo. L’ulivo viene tenuto non solo negli oliveti da produzione ma anche in semplici giardini privati e persino in vaso, per via del valore anche ornamentale che ha questa splendida pianta, se viene gestita con un minimo di cura nelle potature.
Nonostante sia una pianta molto resistente quest’albero richiede alcuni interventi di tecnica colturale, che hanno un ruolo decisivo nell’assicurare un’adeguata produttività dell’oliveto, soprattutto quando il clima è avverso. Queste accortezze consistono prevalentemente in una adeguata gestione del suolo con apporto di sostanze nutritive, nella potatura, quando necessario nell’irrigazione e in un’adeguata difesa fitosanitaria. Le tecniche colturali devono garantire alte rese produttive, ma devono allo stesso tempo essere sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico, garantendo un razionale utilizzo delle risorse e possibilmente restando nell’ambito dell’agricoltura biologica. Qui di seguito proviamo a dare gli elementi basilari di una buona coltivazione dell’ulivo con metodi naturali.
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Il suolo e la sua gestione
Come già anticipato l’albero di olivo è molto adattabile rispetto al tipo di terreno e può vivere anche in suoli aridi o poveri. Nell’ottica di ottenere un buon risultato di produzione l’intervento sul suolo è importante. I fattori in gioco sono diversi e riguardano la relazione tra pianta e terreno: lo sviluppo di un apparato radicale armonico, l’instaurarsi di scambi gassosi adeguati, una buona ritenzione idrica, una dotazione di sostanza organica, un’attività microbiologica equilibrata. Per garantire tutto questo serve un terreno sciolto e non asfittico, evitare il compattamento del suolo è molto importante e per farlo occorre ridurre al massimo le lavorazioni ed effettuarle sempre su terreno asciutto e in tempera.
Come mettere a dimora un ulivo
L’impianto di un nuovo uliveto o di una singola pianta di olive si effettua in primavera, anche se è bene preparare il terreno in autunno con aratura o scasso, per permettere un buon drenaggio e consentire alle giovani radici di penetrare facilmente nel suolo. Per la messa a dimora bisogna scavare una buca di 50 cm. Accortezza fondamentale è acquistare una piantina sana e certificata, in questo modo si evita di partire già con malattie in campo. La varietà scelta è importante per determinare sia la qualità del raccolto che la resistenza alle avversità dell’albero. In questa fase di messa a dimora si attua anche una concimazione di fondo.
Il sesto d’impianto è in genere di 5 x 5 metri, ma la distanza tra le file può diminuire in impianti intensivi, anche se nella coltivazione biologica è bene ricordare che piante più vicine propagano più facilmente patologie una con l’altra.
La scelta della varietà
Il 40% delle cultivar di olivo conosciute provengono dal nostro paese. Un processo di selezione varietale durato secoli ha portato oggi ad avere in Italia un enorme ventaglio di varietà di olivo.
La scelta di quale specie piantare deve essere ponderata in base al risultato che si vuole ottenere (olivo ornamentale, produzione di olio, produzione di olive da mensa) e delle caratteristiche pedoclimatiche. Spesso le varietà locali antiche sono le più adatte al territorio e le più resistenti.
Operazioni colturali nell’oliveto
Il lavoro nell’oliveto da parte del coltivatore si concentra in particolare sulla gestione del terreno al meglio, evitando che si compatti. Bisogna evitare di effettuare lavorazioni del suolo quando è bagnato, limitandosi agli interventi di aratura o erpicatura necessari per una buona gestione. Il problema del compattamento del suolo è un problema molto sentito nelle zone con clima mediterraneo, perché contribuisce all’inaridimento.
Contenimento delle infestanti
Le infestanti rappresentano un problema negli oliveti, in particolare nelle zone dell’Italia meridionale. Infatti queste piante spontanee competono con gli ulivi e “rubano” acqua ed elementi nutritivi. Nell’ottica di un’agricoltura praticata con il massimo rispetto per l’ambiente bisogna effettuare il contenimento delle infestanti unicamente sotto le piante o sotto i filari dell’uliveto. L’eliminazione della flora infestante primaverile estiva può essere effettuata manualmente su piccola scala, per maggiori estensioni si può ricorrere al pirodiserbo. Resta valida la tecnica della pacciamatura, particolarmente utile nei primi anni d’impianto. Il diserbo chimico comporta l’uso di prodotti nocivi e non è ammesso in agricoltura biologica.
Inerbimento
Una buona soluzione al compattamento del suolo e dalla flora infestante potrebbe essere l’inerbimento controllato. Il vantaggio principale di questa tecnica sta nel contenere i danni legati alle eccessive lavorazioni del terreno. Un manto erboso ben impostato può migliorare la struttura fisica del suolo, apportare sostanza organica, migliorare l’assetto glomerulare delle particelle del suolo, evitando appunto un eccessivo compattamento. Avere il terreno coperto permette di normalizzare i livelli di umidità, favorendo l’infiltrazione delle acque piovane e sfavorendo l’erosione del suolo. L’inerbimento è una tecnica utile anche a evitare uno sviluppo incontrollato delle infestanti, in quanto permette la copertura e l’ombreggiamento della superficie.
Tuttavia l’inerbimento è consigliabile negli ambienti in cui l’acqua non è un problema, visto che la presenza di piante da inerbimento comporta inevitabilmente una competizione con gli olivi rispetto all’acqua disponibile, specialmente nei primi anni di impianto dell’oliveto.
Le specie maggiormente utilizzate per l’inerbimento in Italia meridionale sono il Trifolium subterraneum e la Medicago polimorpha. Si tratta di specie autunno vernine, che accumulano biomassa nel periodo critico per l’erosione e vengono interrate nel periodo in cui si potrebbe verificare carenza idrica (fine primavera). L’interramento di queste specie viene effettuato quando hanno raggiungo i 2/3 della fioritura, mediante la tecnica del sovescio, questo serve a favorire il massimo apporto di elementi nutritivi al suolo.
Concimare l’olivo
Come tutte le piante perenni l’olivo deve essere regolarmente concimato, in genere una volta all’anno con apporti di ammendante organico (compost o letame) integrabili con altre sostanze.
Possiamo approfondire questa interessante tematica nella guida dedicata alla concimazione dell’olivo nello specifico, in cui scopriamo meglio le esigenze dell’albero, i sintomi di eventuali carenze e i migliori concimi consentiti in agricoltura biologica.
Irrigazione dell’oliveto
L’olivo nel tempo ha imparato ad adattarsi a condizioni di scarsità d’acqua, dovuta a periodi poco piovosi e alla molta traspirazione ed evaporazione che un clima caldo può comportare. Tuttavia volendo tenere una produttività soddisfacente può essere conveniente irrigare al bisogno. Il metodo irriguo migliore è quello localizzato, come nel caso dell’impianto a goccia, che evita di bagnare la chioma.
Come potare l’olivo
La tecnica della potatura ha prima di tutto lo scopo di far raggiungere alla pianta una forma ottimale e di mantenerla nel tempo. Generalmente gli ulivi vengono allevati a vaso semplice o più spesso in variante di vaso policonico. In contesti di giardino ornamentale si trova anche la forma a globo, mentre alcune varietà sono tenute a ipsilon o a palmetta, quindi in forma bidimensionale.
Potare serve anche a equilibrare la produzione: la vegetazione viene regolata perché i rami possano produrre in modo costante e non ad anni alterni, come sarebbe tipico delle piante di olivo lasciate a sé stesse. Interventi periodici di taglio servono anche a permettere circolazione d’aria e accesso dei raggi solari alla chioma, questo evita ristagni di umidità, che sono la principale causa di malattie nell’oliveto.
Effettuando operazioni di potatura è consigliabile evitare di effettuare interventi energici che lasciano ferite sulle piante di ulivo e permettono il diffondersi di malattie. Altra buone prassi per evitare patologie è disinfettare gli attrezzi utilizzati, soprattutto se l’intervento viene eseguito su piante di ulivo che manifestano evidenti sintomi di malattie.
Le malattie dell’olivo
Le malattie dell’olivo sono numerose, tuttavia un ambiente dotato di una buona complessità biologica permette di ridurre al minimo gli interventi di difesa da parte dell’uomo. Creare un ambiente equilibrato e ricco di biodiversità è il miglior metodo per prevenire problemi rilevanti.
In un uliveto biologico gli interventi possono limitarsi ad alcuni trattamenti contro malattie fungine come l’occhio di pavone dell’olivo. In questi casi si usa generalmente il rame. Tra le principali malattie ricordiamo l’antracnosi, la cercosporiosi, il cicloconio come problematiche crittogame, la tristemente famosa Xylella e la rogna dell’olivo come batteriosi.
La prevenzione dovuta a una corretta pratica colturale rappresenta già un buon metodo di difesa. Una buona prevenzione non solo mantiene la coltivazione nel metodo biologico e quindi permette di raccogliere olive sane ma consente di limitare al massimo gli interventi, questo significa un vantaggio anche in termini economici, sia per il risparmio nel non dover comprare prodotti per trattare sia nell’evitare perdite di produzione.
I principali insetti dell’uliveto
L’olivo è una delle colture che ha risentito meno dell’introduzione di specie di insetti esotici. Negli uliveti la maggioranza delle specie potenzialmente dannose raramente raggiunge densità preoccupanti. Delle circa 50 specie di insetti e acari più frequenti, solo la mosca delle olive (Bactro-cera oleae), la tignola dell’olivo ( Prays oleae), e la cocciniglia nera (Saissetia oleae), rappresentano una costante minaccia.
Oltre a questi parassiti ci sono alcuni fitofagi secondari, come il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), cocciniglie e scolitidi, che possono causare danni in particolari situazioni climatiche. I giovani impianti, invece, possono subire danni a causa dalla tignola verde dell’olivo, Palpita unionalis, e dall’oziorrinco, Otiorrhynchus cribricollis.
L’agrosistema dell’oliveto è uno di quelli che meglio riesce a equilibrarsi e la maggior parte dei possibili parassiti trova predatori naturali. Insetti e acari sono infatti normalmente ben controllati da un notevole numero di predatori (Antocoridi, Crisopidi, Coccinellidi, formiche e ragni) e da un complesso di 300-400 specie di Imenotteri parassitoidi. Per questo motivo, raramente è necessario ricorrere a trattamenti particolari.
La raccolta delle olive
La raccolta delle olive generalmente avviene in autunno, quando si verifica il fenomeno dell’invaiatura, ovvero quando la drupa di oliva cambia colore, passando dal verde al violaceo. La tecnica di raccolta delle olive può essere manuale o meccanica. Ogni metodo di raccolta ha dei diversi effetti sul frutto e sul prodotto finale, per questo motivo è sempre meglio valutare con attenzione quale utilizzare in base alla propria necessità.
La bacchettatura consiste nel “bacchettare” i rami dell’ulivo con dei bastoni in modo da fare cadere le olive, queste vengono raccolte da reti poste per terra sotto la chioma degli alberi. Viene effettuata negli impianti di piccole dimensioni. In alternativa si può cogliere le olive usando appositi pettini, oppure ancora selezionare manualmente le olive dall’albero.
Con lo sviluppo della tecnologia sono sempre più comuni i metodi di raccolta delle olive che prevedono l’utilizzo di strumenti meccanici, i quali in maniera automatica simulano le principali tecniche di raccolta manuali. Negli ultimi anni si è, inoltre, sempre più diffuso l’impiego di pettini pneumatici, che permettono una raccolta accurata e attenta.
In conclusione si può affermare che una tecnica meccanizzata indubbiamente dà una quantità maggiore di produzione. Tuttavia, l’utilizzo di questi mezzi non permette la selezione delle olive, per cui nell’eccellenza qualitativa ha ancora senso un passaggio manuale.
Articolo di Grazia Ceglia
Vorrei sapere se faccio bene a tenere zappato intorno alla base dell’ulivo grazie mille gregorini
Ciao Fiorenzo, zappettare intorno può andar bene, perché ossigeni il terreno ed eviti infestanti che competano in acqua e risorse. Ovviamente bisogna zappettare solo la superficie, con grande cura a non danneggiare le radici degli ulivi. Tuttavia può risultare più conveniente, visto che comporta meno lavoro, l’inerbimento controllato che trovi spiegato nell’articolo.
Ciao, sono Riccardo e mi piacerebbe sapere quanti mesi di lavoro bisogna dedicare all’oliveto. È una cura che va fatta costantemente oppure ci sono mesi di stop e mesi di lavoro?
La cura è costante, anche se ci sono momenti di maggior carico (raccolta, potatura). Mesi di completo stop non ci sono mai perché il monitoraggio fitosanitario, eventuali trattamenti, irrigazioni…
QUESTE ISTRUZIONI DI VALORE INESTIMABILE E’ UNA IMPORTANTE CONOSCENZA NEL COMPORTAMENTO VERSO LA BELLISSIMA PIANTA E VERSO LA SALUTE DELL’UMANITA’.GRAZIE A QUANTI DEDICANO IL RISPETTO ALL’AGRICOLTURA E PARTICOLARMENTE ALL’OLIVO.
ciao sono ALFONSO, 16/11/2020
ho intenzione di piantare 40 piante di olive, sai se obbligatorio comunicare all’ ente del catasto che il terreno passa da seminato a piantagione di Olive?
ciao Alfonso, che io sappia non servono permessi (salvo normative locali di paesaggio o specie consentite in zona). Verifica magari chiedendo in comune perché non sono un esperto in normative.
Ciao, sono Massimo. Da un decennio (o forse più) il terreno del mio uliveto è sempre stato lavcorato in superficie (con la fresa). Ti chiedo se è il caso di lavorarlo più in profondità e, in caso affermativo, che tipo di lavorazione meccanica mi consigli di utlizzare, con l’obiettivo anche di salvaguardare le radici degli alberi? Persone esperte mi hanno consigliato ciascuno un mezzo diverso (fresa, tirrel, ripper ed aratro)!. Grazie per la risposta.
Ciao Massimo. Di olivo non sono abbastanza competente da risponderti con cognizione (ho affidato a un’agronoma esperta per la stesura di questo articolo). Spero che qualche lettore possa aiutarti. Una cosa secondo me: piuttosto che l’aratro, il ripper.
Ciao Matteo, sono Fabio volevo sapere se, può avere senso spargere in tutta l’uliveta foglie? Visto che me ne ritrovo in abbondanza, in gran parte provenienti dai castagni che si trovano vicinissimi a questa, per sfruttare le loro proprietà nutritive o se questo comporterebbe un danno o semplicemente una specie di limitazione all’olivo o un lavoro inutile. Una sorta di pacciamatura (diciamo) che mi possa limitare il ricrescere dell’erba e apportare vantaggi alla produttività e qualità del singolo ulivo. Grazie
Ciao Fabio, non sono particolarmente ferrato sulla gestione dell’olivo, ma l’inerbimento controllato crea diversi aspetti positivi. Secondo me non è un lavoro utile.
Grazie mille per la risposta Matteo
Ciao, in quali climi potrebbe crescere l’ulivo? Mi piacerebbe piantare un ulivo ma mi trovo in un clima un po’ più freddo di quello italiano..
Perchè inoltre non si piantano ulivi nell’ Italia settentrionale?
Grazie
Ciao Nicola, in Italia settentrionale puoi trovare molti olivi a scopo ornamentale, solo alcune zone (ad esempio il lago di Garda) hanno invece una produzione significativa di olio. Si tratta di una pianta mediterranea che teme il gelo prolungato e le nevicate, dove l’inverno è rigido bisogna fare attenzione e riparare in qualche modo l’albero nei periodi più freddi.
Grazie per la risposta
Come coltivare piante piccole di leccino. Quali macro e quanti?è micro?
Vorrei che pubblicaste un calendario x mese delle attività/lavori che si fanno nell’olineto.
Es. Gennaio concimazione invernale
Febbraio controllo infestanti
Ottobre raccolta ulive ecc.
Grazie
ciao Francesco, è un ottimo spunto! Ci pensiamo.
Articolo molto interessante, grazie Tiziana