Pianta molto longeva e produttiva, il pero è tra le specie più comuni nel frutteto misto e lo si trova non di rado anche come grande albero isolato all’interno di giardini.
Di varietà di pero ne esistono moltissime: da quelle più comuni a quelle antiche, legate a determinati territori. I tipi di pera vengono distinti soprattutto per l’epoca di maturazione in precoci, estive, autunnali ed invernali.
Nel frutteto misto biologico è possibile progettare un’ampia stagione di raccolta combinando più varietà, possibilmente scegliendone anche di resistenti o tolleranti alle più comuni patologie per limitare al massimo i trattamenti, anche se questi verrebbero eseguiti con i prodotti più ecologici. Di solito le varietà antiche presentano questa caratteristica e si prestano quindi molto bene alla coltivazione biologica.
Tra le tecniche colturali da gestire con la massima attenzione e perizia rientra la potatura, che determina lo scheletro della pianta in primis e poi la sua salute generale, e di conseguenza la produzione di pere.
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Rami produttivi del pero
Per impostare la potatura bisogna tenere conto delle peculiarità della specie. Il pero è una pomacea, come il melo, e produce su rami misti, che a differenza di quelli delle drupacee presentano una sola gemma a fiore in cima, su brindilli, ovvero rami di circa 15-20 cm di lunghezza e sulle lamburde, rametti particolarmente corti.
Sul pero si possono notare delle caratteristiche formazioni legnose chiamate “zampe di gallo”, che si generano a seguito della formazione di lamburde e borse (punti ingrossati per l’accumulo di sostanze di riserva) le une cresciute sulle altre. Per sua natura, il pero è una specie acrotona, nella quale tendono a svilupparsi preferenzialmente i germogli terminali dei rami rispetto a quelli più vicini all’inserzione del ramo sulla branca.
Potatura di allevamento
La fase di allevamento è quella che inizia con la messa a dimora delle piante e termina con l’entrata effettiva in produzione dopo 3 o 4 anni. Si tratta di un periodo importante per costruire lo scheletro dei peri ed indirizzarli verso una conformazione equilibrata. Per la coltivazione biologica del pero le forme di allevamento più adottate sono il fusetto e il vaso basso, ma nelle zone vocate alla frutticoltura professionale si adotta spesso anche la palmetta.
Fusetto
Il fusetto è una forma usata spesso in impianti intensivi, .dove i sesti di impianto molto fitti sono favoriti dai portinnesti nanizzanti (di solito cloni di cotogno) che contengono la crescita delle piante, le quali assumono una forma conica, e mostrano branchette di misura decrescente proseguendo dalla base verso l’alto. Le branchette basali in questa forma vengono inclinate mediante divaricatori, in modo da aprire il loro angolo di apertura, mentre quelle sopra seguono una naturale disposizione a spirale. Il pereto condotto in questo modo richiede l’allestimento di un sistema di pali e 3 fili paralleli di sostegno lungo tutti i filari.
La coltivazione intensiva si presta poco a un metodo biologico, ma la forma a fusetto si può applicare anche in contesti con sesti d’impianto più larghi e metodo colturale più rispettoso delle naturali inclinazioni della pianta.
Vaso basso
Il vaso è una forma espansa e più tradizionale e per i frutteti amatoriali o per i piccoli frutteti misti biologici è ancora una soluzione molto valida, che prevede ampi sesti di impianto (circa 4 x 5 m).
Alla messa a dimora della piantina di pere si taglia l’astone centrale a circa 60 cm da terra, in modo tale che si sviluppino le 3 o 4 branche principali, da selezionare tra le altre come branche principali della struttura. Nel secondo e terzo anno, durante il periodo di riposo vegetativo, bisogna asportare le prime branche eccedenti, ma in modo progressivo, lasciando per i primi tempi abbastanza libera la crescita della pianta.
Palmetta
Un tempo la forma di allevamento a palmetta era rigorosamente piatta, poi nel tempo è diventata più libera. Le piante allevate in questa forma presentano tuttavia ancora un asse centrale e 3 palchi di branche aperte a circa 45 °. Spesso l’ultimo palco non è gestito a due branche aperte ma come un piccolo fusetto terminale che le conferisce un andamento progressivamente tendente al conico. L’intercettazione della luce in questa forma di allevamento di solito è ottimale e questo favorisce la fruttificazione, ma come nel caso del fusetto bisogna mettere in conto l’investimento in pali e fili orizzontali come strutture di sostegno.
Potatura di produzione
Se la potatura di allevamento riguarda l’impostazione dell’albero di pere, quindi si effettua nei suoi primi anni, la potatura di produzione è quella che invece si realizza periodicamente per tutta la vita utile della pianta. Scendendo più nel dettaglio, il pero, in base alla prevalenza produttiva sui diversi tipi di rami, viene suddiviso nelle seguenti tipologie di conformazione e produzione:
- Varietà come la Coscia e la William che fruttificano soprattutto su gemme apicali di brindilli e di rami misti e che man mano che invecchiano producono su lamburde. Su queste piante bisogna fare dei tagli di sfoltimento e di rinnovo delle branche vecchie.
- Varietà come la Abate Fetel e la Decana del Comizio che producono su brindilli, rami misti e lamburde inserite su rami di 2 anni e più. Su queste ultime avvengono le produzioni migliori, ma se pian piano si lasciano formare le zampe di gallo, la produzione cala di qualità, quindi la potatura deve essere piuttosto energica e deve rinnovare le formazioni fruttifere. Si accorciano le branche di due anni lasciando 6-7 lamburde, si fanno sfoltimenti di rami e di zampe di gallo.
- Varietà come la Conference e la Butirra che col tempo tendono a produrre soprattutto su lamburde capaci di durare più anni, ma che invecchiando portano a pere piccole e di qualità non ottimale. Ogni anno bisogna fare una potatura povera, cioè che elimina molto, che dirada e rinnova le formazioni fruttifere.
- Varietà come la Kaiser che producono bene su lamburde portate da branche vecchie che continuano ad essere fruttifere nel tempo. In questo caso le branche possono essere rinnovate più lentamente.
- Varietà come la Passa Crassana, che nei primi anni produce sui brindilli e poi sposta la produzione sulle lamburde. In questo caso si eseguono periodici tagli di raccorciamento sulle branche di 2 e 3 anni.
Quando potare il pero
La potatura invernale del pero può avvenire durante tutto il riposo vegetativo, mentre la potatura verde si può praticare soprattutto nelle varietà molto vigorose, al fine di illuminare ed arieggiare l’interno delle chiome, contenere la vigoria e regolare la produzione. Durante la stagione vegetativa un altro intervento che rientra tra le azioni di potatura è quello del diradamento dei frutticini, finalizzato a favorire la costanza produttiva negli anni ed ottenere una buona pezzatura delle pere che si lasciano. Perché questo intervento risulti davvero efficace è fondamentale che venga eseguito nel momento opportuno, indicativamente coi frutticini grandi come una noce.
Accortezze e criteri da rispettare
Durante le operazioni di potatura è bene utilizzare alcune accortezze, valide per il pero ma per la maggior parte in generale nel frutteto. Non bisogna dimenticare che potando una pianta si stanno provocando lesioni, per mantenere l’albero in salute bisogna fare un lavoro pulito e accurato.
- Poiché brindilli e rami misti nelle pomacee portano la gemma a fiore in cima, accorciarli a 3-4 gemme li farebbe diramare, con la conseguenza di un certo riscoppio vegetativo. Questo potrebbe servire nel caso di piante deboli sulle quali stimolare la vegetazione, mentre su piante vigorose di natura è bene eliminare alla base alcuni di questi rami se sono troppo fitti e con la tendenza ad intersecarsi.
- Le lamburde sono inserite sui rami di due o più anni di età e ogni tanto, per rinnovarle, bisogna fare il taglio di ritorno sul ramo al di sopra di una di queste.
- Bisogna sempre eliminare i polloni, ovvero i rami che si formano dalla base della pianta, solitamente dal portinnesto, e i succhioni, rami molto vigorosi verticali che partono da una branca.
- I rami secchi e quelli malati devono essere eliminati, e in caso di virosi bisogna poi disinfettare le lame del seghetto o delle cesoie;
- Bisogna fare tagli netti e non sfibrati, perché cicatrizzano meglio, e devono essere inclinati in modo tale da favorire la caduta delle gocce di pioggia, che altrimenti vi stagnerebbero favorendo marciumi;
- Non bisogna mai esagerare con i tagli perché questo non va a vantaggio né della produzione, né del contenimento della chioma, perché le piante reagiscono ai grossi tagli ricacciando nuova e più forte vegetazione. L’ideale è intervenire moderatamente ogni anno.
Articolo di Sara Petrucci
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