La potatura della vite è una delle pratiche più importanti nella cura del vigneto, perché può incidere in modo determinante sulla qualità e sulla quantità di uva prodotta.
Per imparare a potare la vite in modo dettagliato bisognerebbe frequentare un corso o avvalersi del supporto di un tecnico, in particolare se lo scopo è fare uva da vino. Qui cominciamo a tracciare alcuni criteri e tecniche di base, utili per cominciare a praticare la potatura della vigna.
Vediamo quindi quali sono i principali interventi da realizzare nella stagione di riposo vegetativo e in quella primaverile-estiva e quali sono le forme di allevamento maggiormente utilizzate nei vigneti.
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Perché potare la vite
L’obiettivo principale della potatura della vite è quello di mantenere una costanza produttiva, un equilibrio tra attività vegetativa della pianta e fruttificazione per una buona qualità dell’uva. Per ottenere un buon vino è importante il tasso di zucchero negli acini e qui si rivela importante potare bene.
Potare regolarmente e in modo corretto aiuta anche a mantenere sana la pianta, perché chiome ben arieggiate ed illuminate riducono il rischio di insorgenza di patologie. Dedicare tempo ed attenzioni a questo lavoro è quindi molto importante.
Glossiario di base: tralci, capi a frutto, speroni
Per potare dobbiamo conoscere le basi della fisiologia della pianta.
Il tralcio nella vite è un ramo dell’età di un anno. Il germoglio che viene emesso a primavera durante l’estate lignifica, secondo quel processo che viene chiamato “agostamento” e che riguarda anche gli altri alberi da frutto. Da quel momento diventa tralcio e l’anno seguente porta a sua volta delle gemme che daranno vita a germogli fruttiferi, e così via.
I tralci, dopo la potatura invernale, sono chiamati “capi a frutto” e possono essere più o meno lunghi a seconda di quante gemme gli sono rimaste dopo il taglio.
Se il tralcio viene accorciato a 2 o 3 gemme viene chiamato “sperone”.
Forme e potatura di allevamento
La forma di allevamento viene scelta sia relativamente al vitigno che si coltiva sia alla tradizione del territorio, ma generalmente le due cose vanno anche di pari passo.
Teniamo presente che le piante di vite che si impiantano si chiamano “barbatelle”, sono innestate, ed è consigliato lasciarle crescere libere per tutto il primo anno, in modo che sviluppino bene l’apparato radicale.
Soltanto dopo iniziano i primi tagli che portano a dare forma alla pianta. Vediamo di seguito alcune tra le forme di allevamento più comunemente utilizzate nei vigneti.
Guyot
È una forma d’allevamento a parete molto antica, che prende il nome dalla persona che la diffuse, nella seconda metà del XIX secolo. Il Guyot si può adattare alla maggioranza dei vitigni, soprattutto in collina, ed è un sistema che prevede di mantenere il fusto a circa 80 cm da terra e di tenere un capo a frutto steso orizzontalmente lungo un filo.
Il capo a frutto è provvisto di un numero di gemme variabile, in genere, tra 8 e 12, da cui si sviluppano i germogli fruttiferi che crescono verticalmente, legati ai fili metallici. Accanto al capo a frutto si trova uno sperone, altro tralcio tagliato a 2 gemme con la potatura invernale, il quale serve a sostituire, nell’anno successivo, il capo a frutto che ha prodotto e che deve essere reciso. Ogni anno quindi potando si rinnovano lo sperone e il capo a frutto a partire dalle due gemme presenti sullo sperone stesso.
Capovolto
Il capovolto è una variante del Guyot, dove il capo a frutto, invece che essere tenuto in orizzontale, viene ripiegato e legato al filo sottostante.
Un’ulteriore variante è il doppio capovolto, che ha due tralci che si trovano uno a destra e uno a sinistra del fusto, ma questa soluzione è idonea se il terreno è fertile e il vitigno è vigoroso.
Cordone speronato
Il cordone speronato è un altro sistema a parete che si basa sulla potatura severa, in quanto i tralci, sia vegetativi che produttivi, sono degli speroni, potati a 3 gemme al massimo. Gli speroni si trovano disposti in fila sul prolungamento del fusto (cordone) il quale viene curvato in modo che si trovi orizzontale, parallelo ai fili.
Dalle gemme degli speroni si originano i germogli fruttiferi, e ogni anno gli speroni vengono rinnovati.
In questo video impariamo a impostare il cordone speronato:
Alberello
È una forma di allevamento in via di abbandono, praticata sia nelle zone siccitose, sia in quelle fredde, quindi per due tipi diversi di fattori climatici limitanti che però portano alla stessa scelta. La pianta di vite ad alberello in pratica si sostiene da sola senza bisogno di sostegni, perché viene tenuta bassa, con un tronco corto da cui si dipartono branche che portano i tralci produttivi. Per la coltivazione di poche piante isolate, e anche per la coltivazione in vaso, questa può essere una buona soluzione.
Pergola di vite
Una pergola di vite sotto la quale pranzare tutti insieme come si vede in molti film e nelle pubblicità ambientate in case di campagna può risultare molto evocativa e piacevole, quindi perché non provare a realizzarla? Per arrivarci bisogna costruire un’intelaiatura orizzontale a tetto e piantarvi vicino delle viti, le quali vi si arrampicheranno grazie ai loro organi di presa (viticci) e vi formeranno i tralci e i capi a frutto.
Quando si pota la vite
Il vigneto ha due periodi di potatura nell’anno, in cui si effettuano interventi differenti: la potatura invernale durante il riposo vegetativo e la potatura estiva. Se nella maggior parte delle piante da frutto l’intervento invernale è quello principale, per la vite è molto importante anche il taglio estivo.
Periodo di potatura:
- Potatura invernale (potatura secca): da novembre a marzo.
- Potatura estiva (potatura verde): varie operazioni da fare nell’arco vegetativo, tra primavera inoltrata ed estate.
Potatura invernale
La potatura invernale o potatura secca è l’insieme di tutti gli interventi di taglio che si realizzano durante il riposo vegetativo e che dipendono dalla forma di allevamento scelta.
Quando potare in inverno
La potatura invernale si realizza nel periodo compreso tra novembre e marzo, e in ogni luogo e annata anticipare o posticipare questo momento può avere degli effetti, anche desiderati.
Per esempio, potature tardive, quasi al ridosso del pianto, hanno la conseguenza di ritardare il germogliamento, e questa può essere una strategia appositamente adottabile in quelle zone soggette alle gelate primaverili, per ridurne il rischio.
Quanto potare
L’entità della potatura, in generale, senza considerare solo le forme di allevamento descritte sopra, viene definita secondo due distinzioni,
La prima:
- Potatura corta: quando i tralci sono tagliati a speroni e restano con 3 gemme al massimo.
- Potatura lunga: quando i tralci sono raccorciati in modo da avere ancora molte gemme, in un numero variabile fino circa a 20.
La seconda:
- Potatura povera: quando si lasciano meno di 10 gemme totali per pianta.
- Potatura ricca: quando si lasciano più di 20 gemme per pianta.
Il numero di gemme che si lasciano su ogni pianta incide sulla quantità e sulla qualità dell’uva che verrà prodotta e quindi bisogna stare attenti all’equilibrio tra i due parametri. Lasciare molte gemme infatti porta ad una produzione abbondante di uva, la quale però avrà forse un basso grado zuccherino e di un basso contenuto di composti aromatici e coloranti. Si può potare in questo modo in presenza di terreni fertili, mentre su terreni poveri e ambienti aridi bisogna tagliare di più per assicurare nutrimento a tutti i grappoli della pianta.
Potatura estiva
La potatura estiva o potatura verde è quell’insieme di interventi che si realizzano durante la stagione di crescita della pianta, ed è in genere laboriosa e non meno importante della potatura invernale.
L’entità effettiva della potatura estiva dipende comunque da molti fattori:
- Andamento climatico dell’annata.
- Vigoria delle piante.
- Forma di allevamento adottata.
Nei vitigni di pregio gli interventi di potatura estiva risultano sempre necessari per garantire la qualità della produzione e per ridurre i rischi di alcune patologie favorite dall’ombreggiamento e dal ristagno di umidità tipico delle chiome fitte.
Vediamo in che cosa consistono.
Spollonatura e scacchiatura
La spollonatura consiste nel rimuovere i germogli, chiamati impropriamente polloni e più esattamente succhioni, che nascono dalle gemme latenti lungo il fusto. Questi eserciterebbero una competizione con i germogli produttivi e se vengono presi in tempo, quando sono lunghi 10-15 cm al massimo, possono essere tolti anche manualmente, senza forbici.
La scacchiatura: è la rimozione dei germogli in esubero da tralci e speroni, in modo tale che ne resti uno solo per ogni nodo, e serve per evitare di avere chiome troppo fitte. Si tratta di un’operazione da realizzare a mano, e con la perizia necessaria a scegliere i germogli migliori da lasciare.
Legatura dei germogli
Nelle forme di allevamento come quelle descritte sopra (guyot, cordone speronato,…) che prevedono fili tesi orizzontalmente, bisogna legare i germogli a questi ultimi in modo da indirizzare correttamente la crescita della pianta a parete lungo i sostegni.
Cimatura
La cimatura consiste nella rimozione degli apici dei germogli e delle foglie giovani cresciute oltre gli ultimi fili.
Questa operazione deve essere realizzata tra l’allegagione e la chiusura dei grappoli (fine giugno-metà luglio) e non troppo oltre, per evitare che la pianta reagisca emettendo troppe femminelle in un momento in cui invece deve canalizzare le proprie risorse nella maturazione dei grappoli.
Sfogliatura e diradamento dei grappoli
Sfogliatura: nel caso in cui i grappoli siano eccessivamente coperti dalle foglie, si eliminano quelle di troppo per garantire loro abbastanza luce ed evitare che vi si crei attorno un microclima umido, che favorirebbe l’instaurarsi di malattie fungine come la peronospora e la botrite. Se però i grappoli sono già scoperti ed illuminati non è necessario sfogliare.
Diradamento dei grappoli: non è sempre necessario, anzi, se durante la potatura invernale si tiene un carico equilibrato di gemme sulla pianta, i grappoli che si sviluppano in genere sono in numero idoneo a garantire buone produzioni di qualità. In certi casi però, per migliorare il tenore zuccherino dell’uva e quindi del mosto, si tolgono dei grappoli considerati di troppo, poco prima dell’invaiatura, ovvero del coloramento degli acini.
Precauzioni dopo la potatura
Le piante di vite quando vengono potate subiscono tagli dai quali potrebbero fare ingresso dei patogeni, e infatti di solito vengono trattate con prodotti rameici allo scopo preventivo.
In alternativa possiamo provare dei trattamenti con prodotti a base di propoli, che svolgono funzioni protettive basate sulle incredibili proprietà di questa sostanza realizzata dalle api.
I residui di potatura possono servire per alimentare il compost previa sminuzzatura.
Articolo di Sara Petrucci
articolo ottimo, chiaro e semplice, complimenti!
bene, ho capito che posso rimandare quasi tutto a febbraio. meglio così. chi vivrà…farà. grazie.
ARTICOLO BEN DETTAGLIATO E CHIARO
Complimenti per le belle spiegazioni e Grazie 04 Primo
Spiegazioni chiare, cercherò di metterle in pratica! Grazie
Bene, chiaro ed esauriente. Sono in collina e quindi devo ritardare ka potatura della vite a ridosso del pianto, infatti da noi è possibilissimo avere delle gelate tardive che andrebbero a discapito della pianta.
Finalmente un aiuto strutturato ed esauriente per noi dilettanti pieni di voglia di fare ma scarsi di esperienza!
Bravi Grazie