La Chrysolina americana è un insetto che può colpire molte piante aromatiche di comune coltivazione, come lavanda, rosmarino, timo, menta e altre ancora.
Viene anche chiamata crisomela oppure crisolina del rosmarino, è un coleottero dai riflessi metalizzati molto diffuso in Italia. Anche se il nome potrebbe far pensare a una sua provenienza americana, in realtà pare sia un parassita di origine europea.
Vediamo quali sono le caratteristiche della crisomela, il danno che compie e in quale modo possiamo rimuovere questi piccoli coleotteri dalle nostre piante aromatiche senza usare insetticidi dannosi, ma con metodi biologici a basso impatto ambientale.
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Aspetto e abitudini del coleottero
La crhysolina americana è un coleottero crisomelide, appartiene alla stessa famiglia della dorifora della patata.
Questo insetto dall’aspetto lucido, si presenta in un bel colore verde scuro metallico, con strisce longitudinali violacee sul dorso, fittamente punteggiate. Non è un insetto molto grande, l’adulto è più corto di 1 cm, in genere raggiunge gli 8 mm totali, ed è provvisto di apparato boccale masticatore, con il quale, a partire dalla primavera, si ciba delle foglie e soprattutto dei fiori delle piante che attacca.
La sua specie favorita è la lavanda, che fiorisce a giugno-luglio, ma gradisce anche le altre aromatiche perché è attratta dai profumi che sprigionano in virtù dei loro olii essenziali. Troviamo spesso la crisomela anche su menta, rosmarino, timo e altre piante lamiacee.
La crisolina compie una generazione all’anno. Le uova vengono deposte verso la fine dell’estate e dopo 8-10 giorni nascono le larve. Allo stadio larvale la crysolina è bianco-grigiastra a bande scure, lunga circa mezzo centimetro o poco di più. In questa fase si ciba di foglie delle piante colpite.
Verso la fine dell’inverno si impupa nel terreno, per poi presentarsi da adulto dopo circa 3 settimane. Inizia quindi a portarsi sulle piante ospiti, di cui inizialmente mangia le foglie.
Danni della chrysolina americana
Il danno della chrysolina è sia a carico del fogliame sia delle infiorescenze delle piante che colpisce, ed è provocato tanto dalle larve quanto dagli adulti.
Nel caso della lavanda le infiorescenze sono la parte che maggiormente interessa, e una perdita di fiori o una sfioritura precoce, causate sia dagli adulti sia dalle larve, può portare un notevole calo nel raccolto.
Anche le piante di rosmarino, di timo e di menta, se fortemente attaccate risultano deperite perché il continuo erodere le foglie da parte dell’insetto ne rallenta la fotosintesi e quindi lo sviluppo. Da lontano una pianta può sembrare secca, deperita per siccità, ma avvicinandosi si può notare bene quanto sia mangiucchiata dal parassita.
Prevenzione
In un contesto di coltivazione biologica è particolarmente interessante intervenire per prevenire la presenza di questi coleotteri metallizzati, piuttosto che dover porre rimedio a un’infestazione.
Gli estratti di ortica, tenuti a macerare un giorno possono contribuire a tenere lontana la chrysolina, se irrorati con una certa regolarità. Conviene sicuramente provare con questi trattamenti fai da te e valutarne i risultati.
Eliminazione manuale dell’insetto
Quando ci accorgiamo della presenza di crisomela un mezzo che potrebbe apparire banale, ma che risulta sicuramente efficace nel tempo, è l’eliminazione manuale degli insetti presenti sulle piante. Possiamo scuotere delicatamente i rami, mettendovi sotto un telo di colore chiaro, in modo che gli insetti cadendoci sopra risultino ben visibili e non cadano al suolo. Poi bisogna eliminare gli insetti raccolti.
Con questa tecnica, da realizzare il prima possibile, meglio se prima della fioritura, si possono eliminare buona parte delle crisoline, ma certamente la rimozione manuale dei coleotteri è applicabile solo nel caso di poche piante, sarebbe oneroso per una coltura professionale vera e propria.
Trattamenti a base di piretro
Trattamenti a base di piretrine naturali in genere risultano efficaci contro la crisolina, ma sono da evitare accuratamente in fioritura perché purtroppo potrebbero uccidere anche api e altri insetti utili, che amano moltissimo le piante aromatiche in fiore.
Bisogna quindi trattare prima della fioritura, alla primissima comparsa di questi insetti, scegliendo come momenti le ore fresche della giornata.
Per capire le dosi e le modalità di utilizzo del piretro è importante leggere bene l’etichetta del prodotto commerciale acquistato e attenendosi alle indicazioni ivi riportate. Il piretro naturale ha un certo potere abbattente ma non persiste a lungo, si degrada con la luce solare e per questo bisogna tenere controllate le piante, verificare l’effetto del trattamento e se necessario ripeterlo dopo una settimana.
Se si vuole coltivare in modo biologico bisogna stare attenti a non confondere i prodotti contenenti piretro naturale con quelli a base di piretroidi.
Articolo di Sara Petrucci, illustrazioni di Marina Fusari.
Signora SARA Ringrazio il suo post,Il giusto e molto utile.