olive verdi sul ramoL’olivo è una pianta molto resistente agli attacchi dei parassiti, tra le varie colture arboree l’uliveto ha il grande pregio di creare un ecosistema relativamente equilibrato, dove trovano posto non solo gli insetti che possono nuocere alla pianta, ma anche diversi dei loro predatori naturali, che evitano nella maggior parte dei casi il proliferare di parassiti nocivi.

Tuttavia in particolari condizione di temperatura e umidità può subire attacchi da parte di insetti. Chi vuole praticare una coltivazione naturale non può quindi fare a meno di prestare attenzione, imparando a riconoscere le possibili minacce e a intervenire al bisogno con metodi consentiti dall’agricoltura biologica.

Di seguito illustreremo le principali specie di insetti che attaccano l’olivo, i danni da essi causati e quali sono i rimedi utilizzabili per contrastarli. Non pensiamo esclusivamente a trattamenti insetticidi, ma teniamo presente che, nell’ottica di puntare al massimo rispetto per l’ambiente coltivando l’ulivo vale il principio della prevenzione, soprattutto nel caso di piccoli impianti.

Mosca delle olive (Bactrocera oleae)

Questo dittero rappresenta una delle specie maggiormente dannose per l’olivo. Nelle annate in cui si verificano forti infestazioni, la mosca olearia può compromettere la produzione sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Riconoscimento. L’adulto di mosca dell’olivo è facilmente riconoscibile: è una mosca di dimensioni inferiori rispetto alla classica mosca domestica, presenta un baio con alcune macchie più scure e ali trasparenti. La mosca delle olive è presente soprattutto nelle regioni meridionali d’Italia, dove trova le sue condizioni di temperatura ottimali e dove sono diffuse ovunque sono presenti le piante del genere Oleae, sia spontanee che coltivate.

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Danni causati all’uliveto. La mosca depone le sue uova all’interno della drupa di olivo, dove lascia un segno tipico della puntura. Dalla puntura fuoriescono zuccheri, materiale proteico e liquidi, dei quali gli adulti si nutrono. La larva invece nasce dentro le olive, in cui scava delle gallerie tortuose, di dimensioni man mano maggiori, per via dell’accrescimento. Quando è pronta per trasformarsi in pupa, consuma il mesocarpo fin sotto l’epidermide e cade nel terreno, dove si impupa. Le olive danneggiate dall’insetto possono essere invase da microrganismi che provocano marciumi, con conseguente cascola. Dalle olive danneggiate si ricava un olio di scarsa qualità, più acido della norma e con aroma compromesso, per l’odore di muffa che assume. Inoltre la mosca dell’olivo è ritenuto uno dei responsabili della trasmissione della Rogna dell’olivo (Pseudomonas savastanoi).

Come contrastare la mosca dell’olivo

Per quanto riguarda la lotta, è buona norma mirare ad azioni di tipo preventivo. Bisogna tenere bene tenere presente che le infestazioni della Bactrocera oleae sono soggette a notevoli variazioni in funzione degli andamenti stagionali: basse temperature, oppure elevate temperature estive, o periodi primaverili siccitosi possono ostacolare lo sfarfallamento, lo sviluppo e la riproduzione di questo insetto. In natura le popolazioni di mosca olearia sono controllate da numerosi entomofagi. Tra questi ricordiamo Opius concolor, presente soprattutto in Italia meridionale, che può anche essere allevato per effettuare distribuzioni massali negli oliveti come lotta biologica. E’ buona norma mantenere una flora spontanea negli oliveti, dove questi entomofagi possono trovare rifugio e nutrimento, mantenendo anche in equilibrio l’agroecosistema dell’oliveto. Sempre in via preventiva, per ridurre gli attacchi autunnali, è possibile effettuare una raccolta anticipata delle olive. Anche trattamenti rameici, effettuati per alcune malattie dell’olivo, hanno effetti positivi sul trattamento della mosca.

Trappolaggio. In un uliveto biologico si può anche ricorrere a trappole alimentari tipo Tap Trap, sia a scopo di monitoraggio che per la cattura massale della mosca. Una ricetta utile per l’esca contro la mosca olearia è mezzo litro di ammoniaca non profumata e qualche testa di sardina (o altro scarto di pesce crudo). Sfera Trap è invece una trappola cromotropica luminosa che si può impiegare nel monitoraggio.

Tignola delle olive (Prays oleae)

Si tratta di un lepidottero presente in tutte le zone olivicole italiane. Questa farfalla è di colore grigio con macchie nerastre sulle ali, di dimensioni 12 – 13 mm. Le larve di tignola sono lunghe circa 8 mm, di colore nocciola chiaro, con bande longitudinali verdastre sul dorso, e giallognole sul ventre. I danni provocati da questa tignola si manifestano sui fiori, sui frutti e sulle foglie a seconda della generazione e sono causati dall’attività trofica delle larve, che scavano delle gallerie. Mentre l’infestazione delle foglie e dei fiori non arreca danni apprezzabili, l’attacco ai frutti è particolarmente pericoloso. Per evitare problemi è bene effettuare un tipo di lotta preventiva nei confronti della generazione carpofaga, quella che attacca i frutticini, mediante l’utilizzo di predatori, presenti anche in natura. In lotta biologica sono utilizzabili Bacillus thuringensis, piretrine naturali o azadiractina. In particolare il Bacillus, agisce esclusivamente sulle larve che si trovano all’aperto e con molta efficacia nei primi stadi di sviluppo ed ha lo scopo di abbassare la densità della popolazione successiva.

Anche per la tignola delle olive si possono impiegare trappole alimentari Tap Trap o Vaso Trap: l’esca per i lepidotteri si prepara a base di vino addolcito con zucchero, cannella e chiodi di garofano. L’obiettivo delle bio trappole è la cattura delle falene adulte, per ridurre la popolazione e avere meno larve.

Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae)

La cocciniglia “mezzo grano di pepe” è uno degli insetti più pericolosi per l’olivo. Oltre l’olivo, attacca anche altre specie mediterranee di interesse agrario, come gli agrumi. La femmina adulta ha un colore scuro, con un rilievo dorsale a forma di doppia croce e misura 3 mm di lunghezza. La cocciniglia danneggia le piante di ulivo sia per sottrazione della linfa, sia per la saliva che inietta nei tessuti della pianta. Inoltre sugli essudati zuccherini possono svilupparsi fumaggini. Ne consegue un deperimento generale della pianta, che può pregiudicare la fioritura e l’allegagione.

L’insetto è combattuto naturalmente da molti predatori naturali. Per prevenire danni importanti oltre a curare l’ecosistema e la sua biodiversità è consigliabile effettuare potature equilibrate, con buon arieggiamento della chioma, per evitare ombreggiamento e umidità che possono favorire l’insetto.

Piralide dell’olivo (Palpita unionalis)

Le larve di piralide dell’olivo attaccano le foglie apicali dei giovani getti, sia della pianta che dei polloni, risultando dannose per la nuova vegetazione delle piante adulte e per i nuovi impianti. Raramente danneggiano i frutti, con erosioni irregolari e parziali della polpa. Le larve formano un riparo sericeo, che ingrandiscono man mano che crescono e si nutrono del parenchima fogliare e dell’epidermide. Queste larve di piralide vengono in gran numero distrutte da predatori generici, tra cui i ragni. Per diminuire la presenza della piralide sugli ulivi è consigliabile eliminare i polloni.

Essendo un lepidottero si può provare a ridurre la popolazione adulta tramite trappole alimentari come già spiegato per la tignola olearia. Inoltre i trattamenti consentiti per la tignola e la Saissetia, sono utili anche contro la piralide.

Rodilegno giallo e rosso (Zeuzera pyrina e Cossus Cossus)

Si tratta di insetti che attaccano oltre all’olivo anche altri alberi da frutto, come il pero. Le femmine adulte di rodilegno depongono le uova su giovani rami, in corrispondenza di screpolature o ferite. Le larve penetrano nel legno e scavano gallerie nei rami, che sono individuabili per la presenza di escrementi a forma di cilindri e di colore bianco- rosato. Il nome rodilegno ovviamente è dovuto all’attività dell’insetto nello scavare fusto e rami principali, danneggiando anche gravemente gli ulivi.

Per combattere questi parassiti si possono infilzare le larve attraverso l’introduzione all’interno delle gallerie di fili di ferro, un metodo ottimale su coltivazioni di ridotte dimensioni. Nel caso di oliveti di dimensioni maggiori si può ricorrere a microrganismi entomoparassiti, ad esempio i nematodi del genere Neoaplectana sono molto attivi contro il rodilegno giallo, e all’uso di feromoni.

Fleotribo (Phloeotribus scarabaeoides)

Il fleotribo è un piccolo coleottero nerastro. Gli adulti, durante le giornate di sole tiepido di febbraio e di marzo, si portano sui rami potati o deperiti, dove scavano gallerie, nelle quali deporranno le uova. Le larve scavano delle gallerie perpendicolari e divergenti dalle prime, che aumentano di calibro man mano che le larve crescono. I tunnel delle larve si riempiono di rosume, che espellono sotto forma di cilindro.

La lotta nei confronti di questo coleottero consiste nel mantenere le piante di olivo in buone condizioni di vegetazione, curando la potatura. In passato, si usava lasciare i residui di potatura in campo come rami esca. Questi attiravano gli adulti e offrivano ospitalità alle larve. Successivamente venivano bruciati.

Oziorrinco (Otiorrhynchus cribricollis)

L’oziorrinco è un curculionide di colore nero che compare in giugno e attacca in stadio adulto le foglie degli ulivi, in estate e autunno. Le erosioni provocate dall’insetto sulla foglia sono marginali, a festone, danneggiando anche gemme e germogli. Questo insetto effettua il suo lavoro di notte, mentre di giorno rimane nascosto sotto le zolle di terreno, dove depone uova. L’oziorrinco è dannoso soprattutto per i giovani germogli.

Uno dei metodi consigliati, soprattutto in oliveti di piccole dimensioni è di ricorrere alla raccolta manuale degli adulti ed esche con trappole collose.

Cotonello dell’olivo (Euphyllura olivina)

Questo insetto si rende visibile per la produzione di masse di cera cotonosa bianca che avvolgono apici di rametti e infiorescenze, che rappresentano i posti privilegiati per svilupparsi. Di solito il cotonello dell’olivo non crea danni rilevanti e non richiede nessun tipo di trattamento, lasciando che sia limitato dai suoi predatori naturali.

Acari

Anche se non sono classificabili come insetti gli acari vanno citati tra i parassiti dell’olivo. Diverse specie di acari delle piante possono attaccare l’olivo, provocando malformazioni sulle foglie più giovani, che diventano gibbose ed ondulate, e appaiono più chiare per la perdita di peli stellati. A volte impediscono anche il completo sviluppo delle olive, altre volte la presenza di acari non arreca alcun tipo di danno all’olivo.

Nella maggior parte dei casi questi insetti non richiedono alcun tipo di trattamento, vale la pena controllarli perché possono trasmettere virosi.

Non solo insetti: uccelli e conigli

Oltre agli insetti ci sono anche dei vertebrati che possono portare problemi all’oliveto. Tra gli uccelli, lo storno e il tordo possono andare a beccare i frutti. Durante le sue migrazioni autunnali, può causare la perdita di gran parte di produzione. Nei confronti degli uccelli, l’utilizzo di sagome potrebbe essere utile.
Il coniglio selvatico invece erode la corteccia del tronco, fino ad un’altezza di 40 cm, soprattutto quando l’oliveto confina con boschi o fitte siepi. Questo indebolisce la pianta e può anche fare da viatico a malattie.

Articolo di Grazia Ceglia

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