La psilla è uno dei più frequenti insetti nocivi del pero, e la sua presenza sulla pianta provoca tanta melata da favorire l’instaurarsi della fumaggine, col risultato che molti organi vegetali risultano imbrattati.
La pericolosità della psilla del pero era maggiore negli anni ’70-’80, quando si faceva un massiccio uso di prodotti chimici non selettivi, causando perdita degli insetti antagonisti negli ambienti coltivati.
Di questo parassita si erano differenziate popolazioni resistenti alle molecole insetticide che potevano proliferare liberamente. Successivamente l’agricoltura ha preso sempre più la strada della lotta integrata o comunque della limitazione o della messa al bando di molti prodotti fitosanitari, anche per i vincoli posti dall’Unione Europea.
Controllare la psilla del pero oggi è possibile con metodi meno impattanti, anche nella frutticoltura biologica. L’importante è capire fin da subito quando i peri sono colpiti dall’insetto e intervenire per tempo, praticando regolari monitoraggi e possibilmente organizzando a monte un insieme di misure di prevenzione fatto di tante accortezze. Impariamo quindi a conoscere l’insetto e a capire come tenerne a freno gli attacchi.
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Caratteristiche dell’insetto
La psilla (Psylla o Cacopsylla pyri) è uno dei fitofagi chiave del pero, si tratta di un insetto dell’ordine dei rincoti.
L’adulto è piccolo, lungo appena 2,5-3 mm, di colore ocra, nocciola o marrone a seconda delle età (le forme svernanti sono più scure). Le ali sono trasparenti e posizionate sul corpo a tetto spiovente.
Le neanidi sono appiattite, hanno colore giallo-arancio che tende a diventare progressivamente sempre più scuro, fino a diventare nerastre e presentano due tipiche espansioni laterali. Questi stadi giovanili si ricoprono di fitta melata che ha scopo protettivo.
Le uova sono giallo-aranciate, allungate e con una sorta di punta, mentre all’altra estremità vi è una sorta di coda.
La psilla sverna come adulto trovando diversi ricoveri nel frutteto, poi già da febbraio, quando le temperature superano i 10 °C, gli insetti escono e depongono le uova alla base delle gemme. In un anno si compiono fino a 5 generazioni di psilla del pero.
Danni della psilla del pero
La psilla, soprattutto nelle sue forme giovanili, attacca facilmente i germogli di pero, le foglie tenere, i rami ancora giovani, raramente anche i frutticini.
Su tutti questi organi possiamo notare la melata abbondante che ricopre gli individui di psilla e nei casi gravi si nota anche un’abbondante perdita di foglie.
Il danno è sia diretto sia indiretto.
- Danno diretto: è dovuto alle punture di nutrizione che causano deformazione ed arresti vegetativi, con piccoli punti di necrosi su foglie e germogli.
- Danno indiretto: è causato dalla melata che ricoprendo i tessuti vegetali, ne determina asfissia e scottature solari dovute al fatto che questa sostanza a volte fa effetto lente sulle foglie e vi concentra così i raggi solari. La melata causa anche perdita di qualità sui frutti, che se sono destinati alla vendita, vengono deprezzati; inoltre rende favorevole l’instaurarsi di funghi saprofiti come le fumaggini, che ostacolano la fotosintesi clorofilliana. Infine, la psilla è un potenziale vettore del fitoplasma responsabile della morìa del pero, una malattia vegetale che può essere letale sulle piante.
Tecniche di prevenzione
Per impedire che gli attacchi di psilla del pero compromettano la salute della pianta e anche il raccolto, bisogna attuare alcune importanti misure per contenere gli attacchi. Tra queste citiamo:
- Concimazioni oculate, non eccessive, in quanto la psilla è attratta dalla linfa ricca di azoto. Anche con i concimi organici come lo stallatico e la pollina sussiste il rischio di distribuire troppo azoto, quindi è importante stare attenti.
- Potature leggere, che non stimolino troppo il vigore vegetativo. L’ideale è potare regolarmente, ogni anno, ma in modo equilibrato.
- Adozione di tutte le tecniche volte a favorire la biodiversità: inerbimento totale o parziale del frutteto magari con tagli a filari alternati, presenza di siepi, cespugli e fioriture spontanee, tutto ciò insomma che favorisca la presenza di insetti predatori e parassiti della psilla.
Difesa dalla psilla del pero
In agricoltura biologica possiamo contrastare la psilla del pero sia con insetticidi che impiegando nella lotta insetti antagonisti.
Trattamenti insetticidi biologici
Il sapone di Marsiglia, o il sapone molle di potassio ad uso agricolo, sono efficaci corroboranti che aiutano nella difesa da questi insetti, utilizzati nelle dosi di 10-20 grammi/litro di acqua. Ma è molto importante ricordare di eseguire il trattamento nelle ore fresche della giornata per non causare ustioni ai tessuti vegetali.
Una funzione simile a quella del sapone molle si ottiene con olio bianco minerale oppure (prodotto più ecologico) con olio di soia.
Un altro prodotto da usare contro la psilla è il legno quassio (Quassia amara), che si ottiene da una pianta tropicale il cui legno e cortecce contengono quassina, cumarine e altri alcaloidi. Queste sostanze sono impiegate per la preparazione di un insetticida naturale inodore, ma dal sapore fortemente amaro. Per farci un decotto bisogna tenere a macerare 20-30 grammi di quassio in un litro di acqua per alcuni giorni, poi terminata la macerazione si mette il tutto a bollire per 40-60 minuti. Dopo il raffreddamento e la filtrazione si diluisce il decotto con acqua fino a raggiungere i 10 litri e si può eseguire il trattamento, anche in questo caso nelle ore fresche della giornata.
Tra i prodotti registrati per il pero contro la psilla è a base di olio essenziale di arancio dolce, ammesso anche nella difesa biologica, utile anche contro oidio e ticchiolatura, perché si tratta di un agrofarmaco dalla duplice funzione insetticida e fungicida. Contro la psilla sono consigliati 400 ml/ettolitro di acqua e quindi 40 ml nella pompa a spalla classica da 10 litri. Altro bioinsetticida utile è a base del fungo entomopatogeno Beauveria bassiana.
Ricordiamo che per acquistare e utilizzare questo ed altri prodotti fitosanitari è essenziale essere in possesso del “patentino”, che si ottiene frequentando un corso di 20 ore con esame finale.
Lotta biologica
La lotta biologica vera e propria consiste nel lancio nell’ambiente di insetti antagonisti, in questo caso l’Anthocoris nemoralis, insetto dell’ordine dei rincoti, che si lancia tra marzo ed aprile nel numero di 1000-2000 individui ad ettaro.
Il forte limite di questo metodo per l’agricoltura privata è che su superfici piccole non funziona, perché si ha troppa dispersione degli insetti nell’ambiente esterno. Perché se ne possano apprezzare i risultati serve un frutteto di almeno un ettaro, quindi nelle coltivazioni di peri biologici professionali è sicuramente una strada consigliata.
Articolo di Sara Petrucci.
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