Chiunque coltivi un orto si trova di fatto a interagire con una moltitudine di forme di vita, tra queste agli insetti spetta certamente un posto d’onore.
Quando si parla di insetti in agricoltura in genere il discorso assume subito una connotazione negativa, individuando solo la minaccia che i vari fitofagi possono portare alle nostre piante coltivate.
Bisogna invece considerare che moltissimi insetti sono utili al coltivatore, alcuni svolgono compiti indispensabili, come l’impollinazione (gli insetti pronubi), senza contare che ogni organismo ha comunque un ruolo nell’ecosistema.
Anche se non è necessario essere entomologi per coltivare, è importante choe chiunque si approcci al mondo agricolo, anche per hobby, maturi un minimo di consapevolezza sugli insetti, imparando a rispettarli e a conoscere per sommi capi le presenze più frequenti e più importanti.
Cominciamo un percorso in cui impareremo alcune nozioni base per capire gli insetti; andremo poi a esaminare meglio le varie famiglie e a dare elementi utili al riconoscimento. Ora cominciamo col riflettere sulla presenza degli insetti nell’ambiente e nel nostro ambiente coltivato, e sul loro ruolo nell’ecosistema.
L’importanza degli insetti nell’ecosistema e nell’orto
Un qualsiasi ambiente naturale, sia esso un bosco, un giardino o un orto, è un ecosistema, cioè un insieme organismi, viventi e non, che interagiscono tra loro. Per far sì che un ecosistema funzioni correttamente, è necessario che questa interazione sia tale da garantire un equilibrio tra tutte le specie.
A differenza di boschi e foreste, giardini e orti subiscono maggiormente l’azione dell’uomo che può alterare notevolmente questi delicati equilibri con effetti talvolta catastrofici.
Per questo motivo è importantissimo conoscere esattamente il nostro piccolo ambiente personale in modo da garantire il più possibile il corretto funzionamento dell’ecosistema. In un qualsiasi orto o giardino, infatti, non sono presenti solo piante e vegetali, ma ritroviamo anche una ricchissima e variegata fauna che comprende mammiferi, rettili, anfibi, insetti e altri artropodi.
Proprio questa varietà di specie rappresenta un valore importante, a garanzia della stabilità dell’ecosistema: come abbiamo visto nell’ottica di una coltivazione biologica la biodiversità è molto importante.
Gli insetti, in particolare, rappresentano un microcosmo immenso tutto da scoprire e comprendono tantissime specie, dai più svariati comportamenti.
Si va da organismi fitofagi (che si nutrono di piante o parti di esse) a quelli saprofagi (decompositori e detritivori), agli xilofagi (che si nutrono di legno), ai coprofagi (che si nutrono di escrementi), ai necrofagi (che si nutrono di carcasse), fino a veri e propri predatori (che si nutrono di altri insetti e non solo).
Insetti utili, insetti innocui e insetti nocivi
Una delle domande più gettonate che un neofita fa quando vede un insetto è sapere se sia utile o dannoso.
È necessaria una premessa: in natura la classificazione in utile o dannoso non esiste, visto che qualsiasi essere vivente è utile ai fini del suo ecosistema in cui si trova, proprio per il mantenimento di quell’equilibrio di cui parlavamo all’inizio.
D’altra parte, è normale voler conoscere l’impatto di questi animali sulle nostre piante e, proprio per questo motivo, l’approccio più corretto sarebbe quello di informarsi e imparare di distinguerli, anche perché accanto ad insetti “utili/dannosi” ve ne sono tantissimi altri completamente innocui e ininfluenti per l’agricoltura, ma al contempo importantissimi per l’ambiente in cui ci troviamo.
Non per niente, considerando l’immenso numero di insetti esistenti, solo una piccola percentuale di questi rappresenta davvero un reale pericolo per le nostre piante.
Se si vede qualche insetto su una pianta, quindi, non serve farsi prendere dal panico o allarmarsi pensando subito al peggio. Pur ammettendo che possa risultare dannoso, nel tempo che intercorre tra l’osservazione e il recupero di informazioni necessarie alla sua corretta identificazione, certamente non potrà annientare la pianta.
Inoltre, salvo infestazioni e situazioni gravi, è necessario imparare anche a modulare i nostri interventi. Spesso non serve fare trattamenti, ma può bastare allontanare semplicemente gli insetti potenzialmente nocivi, limitando l’utilizzo di insetticidi e metodi cruenti ai casi di stretta necessità.
Insetti autoctoni e insetti alloctoni
L’equilibrio di un ecosistema può essere messo a rischio non solo dagli interventi diretti dell’uomo, ma anche per una sua azione indiretta, ad esempio attraverso l’introduzione, volontaria o accidentale, di specie completamente estranee ad un determinato ambiente. Si parla in questo caso di specie alloctone o aliene per distinguerle da quelle autoctone, cioè originarie di quell’ambiente.
L’introduzione di specie alloctone altera inevitabilmente un ecosistema. In alcuni casi si possono non avere conseguenze significative, come ad esempio nel caso della coccinella arlecchino (Harmonia axyridis), la quale si è ritagliata il suo spazio (nicchia ecologica) senza determinare problemi evidenti al momento.
In altri casi invece, l’impatto di specie aliene può creare gravi danni ad altre specie che condividono gli stessi spazi e quindi anche all’intero ambiente. Ad esempio, ci sono i casi famosi della cimice asiatica (Halyomorpha halys), del punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus), del moscerino orientale dei piccoli frutti (Drosophila suzukii), dell’Aleurocanthus spiniferus e della Popillia japonica.
Questi insetti, trovandosi in un ambiente diverso da quello originario, magari anche in mancanza dei loro predatori naturali, proliferano con grande facilità.
Ovviamente, va precisato che questo discorso non riguarda solo gli insetti, ma qualsiasi altra specie vivente, piante comprese. Pensiamo ad esempio alla tartaruga d’acqua dolce Trachemys scripta ssp. abbandonata in passato in stagni e laghi dove si è riprodotta e ha soppiantato la testuggine palustre europea (Emys orbicularis). Oppure, tra le piante, troviamo l’albero Ailanthus altissima, introdotto in Europa verso la metà del 1700 sia con il fine ornamentale che come pianta nutrice per l’allevamento del bombice dell’Ailanto (Samia cynthia). La pianta, a causa dell’alta capacità di riproduzione, è poi sfuggita al controllo umano arrivando a colonizzare moltissimi ambienti a discapito di specie autoctone.
Articolo e foto di Luigi Nicassio
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