Tra i vari problemi che possono colpire il melo, la ticchiolatura è una delle malattie più diffuse.

Si tratta infatti di una patologia fungina tra le più serie e comuni per questa pianta da frutto, colpisce la maggior parte delle varietà più classiche di melo e affligge tutte le loro parti verdi, arrivando ad arrecare danni e cali di produzione notevoli. Si manifesta con macchie dall’aspetto vellutato sulle foglie, di colore bruno olivastro, e macchie a puntini sulle mele.

melo malattia puntini

Conviene quindi coltivando il melo conoscere le caratteristiche della ticchiolatura, come di altre malattie del melo, in modo da saperla riconoscere e contrastarla con metodi di difesa ecocompatibili, ma soprattutto è bene saper attuare strategie preventive che possono limitare problemi di questo genere nel nostro frutteto.

Riconoscere i sintomi della ticchiolatura

La ticchiolatura del melo è causata dai funghi Venturia inaequalis e Spilocacea pomi.

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Come anticipato, la malattia colpisce tutte le parti aree del melo a partire dalla primavera: foglie, fiori e frutti.

Sulle foglie sono visibili delle fitte macchie brune tondeggianti, che tendono a confluire e appaiono evidenti anche sul frutticino da poco formato. Possiamo quindi riconoscere la ticchiolatura manifestata proprio da questi puntini e macchie.

In estate, se le infezioni primaverili non sono state tenute sotto controllo, possono essere infettati i frutti già sviluppati su cui si vedono tante macchiette di dimensione piccola. In questo caso si parla anche di “ticchiolatura tardiva”.

Come evolve la patologia

Per poter contenere i danni di questa malattia è importante conoscere come si sviluppa il ciclo del fungo patogeno durante l’anno.

Il fungo che provoca la ticchiolatura del melo sverna nelle foglie malate cadute a terra in autunno, tramite delle particolari fruttificazioni sessuate. Poi, in primavera, con le piogge si liberano le ascospore che vengono così trasportate anche a notevole distanza tramite il vento, nei mesi compresi tra marzo e giugno.

Queste ascospore, se capitano sul melo e in presenza di un velo di umidità, germinano e penetrano nella cuticola formando un micelio, avviando così l’infezione primaria. L’entità di questa infezione è molto relazionata all’umidità, alla sensibilità della varietà di melo alla ticchiolatura e alla temperatura ambientale.

Poi segue un periodo di incubazione di durata variabile, alla fine del quale si formano i conidi, organi di infezione secondaria. Le infezioni più gravi si verificano dalla fioritura allo stadio di melina, detta anche “frutto-noce”.

ticchiolatura del melo

Prevenire la ticchiolatura del melo

Se si sceglie di coltivare con metodo biologico, la difesa dalle patologie fungine deve essere incentrata su tecniche di prevenzione. Questo vale allo stesso modo per molte altre tipologie di avversità. La prevenzione si realizza possibilmente anche prima della messa a dimora delle piante, con determinate scelte di impostazione del frutteto o del meleto.

I fattori decisivi sono:

  • Scelta di varietà di melo resistenti o tolleranti alla ticchiolatura.
  • Sesti di impianto ampi, senza imitare il modello della melicoltura intensiva commerciale. Idealmente sulla fila si lasciano almeno 3 metri e tra i filari 4 metri, distanze che consentono una buona circolazione di aria ed evitano ristagni di aria umida tra le piante.
  • Potature equilibrate, senza eccedere coi tagli ma anche senza lasciare le piante crescere troppo selvaggiamente. Bisogna regolare bene vegetazione e fruttificazione e permettere una buona circolazione di aria tra le chiome, condizione importante per limitare l’insorgenza dei funghi patogeni. Scopri come potare il melo.
  • Eliminazione tempestiva delle parti di piante colpite. Alla luce di quanto visto sopra, non conviene affatto lasciare che le foglie infette restino a terra a decomporsi e a permettere al fungo di svernare e ripresentarsi nella primavera successiva. Bisogna avere la pazienza di rastrellarle via, o meglio ancora eliminarle prima della loro caduta.
  • Evitare le irrigazioni per aspersione, per non favorire l’umidità sulla vegetazione.
  • Concimazioni equilibrate. Bisogna evitare gli eccessi di azoto, provocati anche da dosi troppo abbondanti di stallatico e pollina, per quanto siano concimi naturali. Troppo azoto infatti espone maggiormente le piante agli attacchi dei funghi patogeni.
  • Praticare regolarmente trattamenti con prodotti corroboranti, in particolare zeolite e propoli, ma anche i macerati di equiseto fai da te, che si possono realizzare imparando a riconoscere la pianta, che si trova facilmente lungo fossi e aree umide.

La zeolite

L’uso della zeolite citato a proposito di prevenzione è veramente interessante. Si tratta di una fine farina di roccia che, disciolta in acqua, può essere irrorata su tutte le chiome ottenendo un duplice effetto: da un lato la zeolite ha un ottimo potere assorbente nei confronti dell’umidità presente sulla vegetazione, cosa che impedisce ai funghi di penetrare nei tessuti, e dall’altro esercita un’azione fagodeterrente verso gli insetti nocivi, come la carpocapsa o altri insetti parassiti del melo.

Se i meli fossero inseriti in un frutteto misto sarebbe anche semplice eseguire i trattamenti con la zeolite in quanto sono adatti a tutti i fruttiferi e non dovremmo stare a selezionare le piante. Con esecuzioni ripetute durante la stagione si possono evitare, o ridurre al massimo, i trattamenti rameici.

Propoli ed equiseto

La propoli è utilissima da utilizzare dopo le potature, per disinfettare i tagli, e anche questo previene le patologie. I macerati di equiseto, pianta che si trova negli incolti e nelle zone umide, apportano tanto silicio che aiuta le piante ad essere più resistenti ai funghi patogeni.

Le varietà di melo ticchiolatura resistenti

Per scegliere varietà di melo geneticamente resistenti, o quantomeno tolleranti, alla ticchiolatura (e possibilmente anche ad altre patologie) è molto utile consultare i cataloghi di fornitori di piante da frutto “antiche”, meno note rispetto a quelle comuni.

In genere questi cataloghi descrivono anche le epoche di maturazione dei frutti e alcune caratteristiche organolettiche, in modo tale che si possano combinare le esigenze di gusto alla minore probabilità che le piante si ammalino.

Tra le varietà di melo abbastanza note per essere resistenti alla ticchiolatura citiamo:

  • Florina: ha una buccia di colore rosso-verde, matura all’inizio di settembre e ha una polpa dolce e abbastanza croccante.
    Le Golden-simili come Gold Rush, Golden Lasa, Primiera: hanno buccia gialla come la Golden classica. Maturano ad ottobre ed hanno polpa succosa e croccante.
  • Topaz: ha una buccia color rosso-arancio, matura a metà settembre ed ha una polpa acidula e croccante.
  • Bella di Boskopp. Ha una buccia rossa e gialla un po’ rugginosa, matura ad ottobre, ha un sapore aromatico ed agrodolce, con polpa soda e croccante.

Al contrario alcune tra le varietà di melo particolarmente suscettibili alla ticchiolatura elenchiamo Stark Delicious, Imperatore, Red Delicious, Rome Beauty,.. La Golden Delicious, ovvero la classica mela gialla, è mediamente sensibile.

Trattamenti ammessi in agricoltura biologica

Se l’uso di corroboranti e macerati fai da te, unitamente a tutte le altre precauzioni sopra citate, non fosse sufficiente a scongiurare l’arrivo della ticchiolatura, bisognerebbe realizzare un trattamento. In generale i trattamenti vanno decisi dopo un attento monitoraggio delle piante, per rendersi conto dell’effettivo bisogno o meno di eseguirli.

I prodotti a base di polisolfuro di calcio, detto anche zolfo calcico, sono utili per la difesa dalla ticchiolatura del melo, e sono ammessi anche in agricoltura biologica.

Sulle confezioni o sull’etichetta del prodotto commerciale acquistato si trovano tutte le indicazioni sulle dosi, che variano anche a seconda della fase della pianta, le diluizioni e le modalità di trattamento, e anche altre importanti informazioni come il tempo di carenza del prodotto, ovvero l’intervallo in giorni che si deve attendere tra l’ultimo trattamento e la raccolta delle mele, la miscibilità con altri prodotti e le precauzioni varie da adottare. Rispettare tutte le indicazioni che si leggono è un modo per lavorare nel rispetto dell’ambiente e per la nostra stessa sicurezza, anche se si tratta di prodotti ammessi in biologico. Per l’acquisto e l’utilizzo di questi prodotti è necessario avere il “patentino”, ovvero il Certificato di Abilitazione all’Acquisto e all’Utilizzo dei Prodotti Fitosanitari, che si ottiene previa frequentazione di un corso di 20 ore durante il quale vengono fornite molte informazioni utili su come eseguire trattamenti rispettando l’ambiente e la propria salute.

Un altro trattamento fungicida utile per il contrasto della ticchiolatura è il bicarbonato di potassio, che in contesti amatoriali a volte viene sostituito con bicarbonato di sodio. Mentre il bicarbonato di potassio è, a tutti gli effetti, un fungicida, il bicarbonato di sodio è invece una sostanza di libera vendita che tutti conosciamo per il largo utilizzo che se ne fa in vari ambiti.

Articolo di Sara Petrucci.

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