Molti avranno sentito parlare della drammatica situazione di molti oliveti della Puglia, dove piante secolari sono state sterminate disseccando completamente. Questa patologia disastrosa che ha suscitato molto clamore sui media viene indicata come CoDiRO, o per esteso “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” ed è una delle più pericolose malattie dell’uliveto.
Negli ultimi anni alcuni studi scientifici collegano il CoDiRo alla Xylella fastidiosa, un batterio gram negativo, che si riproduce all’interno dei vasi xilematici delle piante, provocandone l’occlusione. La conseguenza dell’attacco batterico è quindi di ostacolare la circolazione della linfa, costituita da acqua e sali minerali, nei vasi e da qui il disseccamento di parti della pianta.
Il batterio della Xylella è estremamente polifago, oltre all’olivo infatti, può attaccare altre specie di interesse agricolo, come agrumi, vite, prugno e ciliegio, e anche piante di interesse ornamentale, come l’oleandro, nonché un gran numero di specie spontanee.
La Xylella quindi non è solo il batterio del CoDiRo che interessa l’ulivo. Le due principali malattie causate da Xylella che hanno avuto un maggior impatto economico in agricoltura sono la “malattia di Pierce” della vite e la clorosi variegata degli agrumi (CVC), note per gli effetti devastanti e distruttivi che hanno avuto rispettivamente a partire dal 1880 sulla vite in California e dal 1987 negli agrumeti brasiliani.
Attualmente si ritiene che la sottospecie del batterio associata al “complesso del disseccamento dell’olivo” in Puglia non infetti vite ed agrumi, ma è stata isolata anche in piante di mandorlo ed oleandro.
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Sintomi e danni del CoDiRo
Il sintomo principale del CoDiRo è la cosiddetta “brusca fogliare”, ovvero il disseccamento della parte marginale o apicale della foglia.
Questo disseccamento si verifica in prima battuta sui rami delle branche secondarie, ma si estende rapidamente alle branche principali, fino a portare in poco tempo all’appassimento dell’intera pianta di olivo, a causa della diminuzione della superficie fotosintetizzante. Inoltre è possibile osservare imbrunimenti interni del legno a diversi livelli dei rami più giovani, delle branche e del fusto.
Il caso Xylella in Puglia
Avrete probabilmente sentito parlare del caso Xylella in Puglia, che ha causato la perdita di molti ulivi secolari in Salento, vero e proprio patrimonio del territorio. Nell’estate del 2013 sono stati segnalati in alcuni oliveti pugliesi diversi casi di disseccamento di piante di olivo coltivate in una zona a sud di Gallipoli nella Provincia di Lecce, che presentavano i sintomi precedentemente illustrati.
La Regione Puglia, avvalendosi della collaborazione dell’Università degli Studi di Bari e del CNR, ha studiato i fattori scatenanti dell’epidemia, individuando diversi agenti fitoparassitari, che nel complesso costituiscono il cosiddetto CoDiRo (complesso del disseccamento rapido dell’olivo). In particolare, si fa riferimento al batterio fitopatogeno da quarantena Xylella fastidiosa, al rodilegno giallo (il lepidottero Zeuzera pyrina, che attacca l’olivo in ambiente mediterraneo) e ad alcuni miceti lignicoli vascolari (Phaeoacremonium parasiticum, P. rubrigenun, P. aleophilum, P. alvesii e Phaemoniella spp.), che provocano disseccamenti di piante arboree e della vite.
Xylella fastidiosa è un batterio incluso nella lista degli organismi nocivi di quarantena dell’Unione europea (allegato I della Direttiva del Consiglio 2000/29/CE), riscontrato in Puglia per la prima volta sul territorio comunitario. Si tratta di un batterio altamente polifago, che attacca specie vegetali e arboree, coltivate e spontanee, e che presenta un’elevata rapidità di diffusione, come di fatto è avvenuto negli ultimi anni.
Le politiche messe in atto dalla Regione Puglia, in collaborazione con la Comunità Europea, puntavano all’eradicazione del focolaio mediante abbattimento degli alberi di ulivi che presentavano i sintomi e degli ulivi immediatamente prossimi alle piante infette, al fine di contenere in un territorio limitato geograficamente la malattia. Ad oggi la presenza del batterio è limitata alla Regione Puglia, si cerca di evitare il contagio di uliveti nelle regioni limitrofe, tramite strategie di prevenzione.
Trasmissione del batterio
Xylella fastidiosa si propaga essenzialmente attraverso insetti vettori, appartenente alla famiglia delle Cicadellidae, che mediante il loro apparato pungente e succhiante si nutrono dai vasi xilematici delle piante infette. In questo modo trasmettono la patologia dalle piante malate a ulivi sani, contagiandoli.
Si tratta di una famiglia di insetti polifaga, che attacca numerose specie. Numerosi studi hanno indicato come principale insetto vettore del batterio la sputacchina (Philaenus spumarius), tuttavia ad oggi i potenziali vettori che hanno determinato la diffusione della batteriosi in Puglia non sono stati determinati con precisione.
Lotta alla Xylella e al CoDiRo
Come per molte patologie dell’uliveto e delle piante coltivate in generale, la miglior strategia di lotta naturale da mettere in atto contro la Xylella è la prevenzione, non essendo ammesso in agricoltura biologica l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi e di antibiotici per la lotta al batterio.
Utilizzo di cultivar resistenti
Per gli impianti di nuovi oliveti, soprattutto nelle zone interessate dalla presenza di focolai, si consiglia l’utilizzo di materiale di propagazione sano e certificato.
Ad oggi, nessuna direttiva comunitaria ha vietato il rimpianto di oliveti nelle zone soggette a focolai. Sono state citate cultivar resistenti, come Fs-17 (Favolosa) e il Leccino, che potrebbero essere utilizzate per rimpianti di nuovi uliveti. Bisogna però considerare il valore delle cultivar locali, che sono un patrimonio del territorio e chiedersi se vale realmente la pena sostituirle.
Circolazione del materiale di propagazione su scala nazionale
Un fattore molto importante da tenere sotto controllo sono gli scambi commerciali di materiale di propagazione, che deve essere sano e certificato, per evitare la diffusione del batterio su base nazionale.
Controllo insetti vettori
Un ulteriore sistema di prevenzione si basa sulla lotta agli insetti vettori, tramite l’introduzione di insetti antagonisti in grado di predare o parassitare gli insetti potenzialmente dannosi. In questo modo si riesce ad effettuare un buon controllo sulla dinamica di popolazione dei vettori stessi, al fine di limitare al massimo la propagazione del batterio. Gli insetticidi chimici di origine sintetica sono invece vietati in agricoltura biologica.
Pratiche colturali
Un fattore aggravante nella manifestazione dei sintomi nelle piante infettate da Xylella fastidiosa è lo stress della pianta, in particolare quello dovuto a carenza d’acqua. La zona del Salento presenta un clima di tipo mediterraneo, con estati particolarmente torride in cui è facile incontrare periodi siccitosi.
Quindi è bene, nel caso di oliveti non irrigui, molto frequenti in Salento, utilizzare tutte quelle tecniche culturali, tra cui la pacciamatura, che favoriscano la ritenzione delle acque piovane da parte del terreno. Le pratiche colturali nell’oliveto devono essere orientate verso l’ottenimento di piante ben coltivate, che in stato di salute offriranno più resistenza all’eventuale dilagare della malattia.
Si consiglia l’eliminazione delle specie erbacee infestanti mediante metodi meccanici, come la pulizia delle bordure e dei canali, nell’intera zona contaminata. Inoltre è indispensabile il controllo delle aree prossime agli oliveti infetti, le cosiddette zone cuscinetto, per evitare la diffusione rapida del batterio e quindi della malattia.
Nelle aree contaminate le istituzioni hanno prescritto misure di eradicazione che consistono nell’estirpazione di tutte le piante arboree infette, rimozione o devitalizzazione dell’apparato radicale, monitoraggio intensivo delle piante spontanee limitrofe alla pianta di ulivo infetta. Inoltre, qualsiasi sintomo sospetto riscontrato sulle piante nel raggio di 200 metri diventa oggetto di prelievo del campione ed analisi.
Articolo di Grazia Ceglia
Le ombre sul caso Xylella
Vale la pena aggiungere alcune righe a questo articolo dedicato a CoDiRo e xylella scritto da Grazia Ceglia, evidenziando alcune ombre nel comportamento delle istituzioni in Puglia nel “caso xylella”. In particolare c’è da interrogarsi sulla fretta con cui è stata decisa l’eradicazione di olivi secolari: era realmente giustificata?
In altre zone in cui si è riscontrato il batterio della xylella (Corsica, Toscana, Portogallo…) non sono state applicate le misure imposte in Puglia.
Su questo tema si consiglia la visione di Legno Vivo, interessantissimo documentario realizzato da Elena Tioli, Francesca Della Giovampaola, Filippo Bellantoni e Simone Cannone. Si tratta di un importante lavoro di ricerca e informazione che pone parecchi interrogativi.
Eradicare ettari di ulivi secolari era necessario? La xylella è il vero responsabile del disseccamento degli ulivi in Salento?
Non c’è chiarezza su questo punto: i dati ufficiali dei monitoraggi della regione Puglia non riscontrano in modo evidente la presenza del batterio (si veda questa inchiesta di Laura Margottini).
La soluzione sta realmente nel sostituire cultivar con altre varietà “resistenti” (Leccino e Favolosa)?
Leccino e Favolosa sono cultivar adatte a un’olivicoltura intensiva e meccanizzata, che ha lo scopo di produrre olio di basso costo e bassa qualità. Sostituire olivi secolari di varietà antiche significa snaturare l’agricoltura pugliese in una direzione poco ecosostenibile.
Non ci sono studi scientifici a prova della resistenza di Leccino e Favolosa alla xylella, mentre un testo indica la varietà coratina, tipica pugliese, come più resistente della leccino (fonte: Isolation and pathogenicity of Xylella fastidiosa associated to the live quick decline syndrome in southern Italy, M. Saponari1, D. Boscia1, G. Altamura e altri).
Ci sono interessi economici in gioco?
Il rapporto Agromafie 2015 realizzato da Eurispes (Istituto di ricerca Italiano), Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare dedica un capitolo intero alla Xylella “Lo strano caso della Xylella fastidiosa” in cui emerge che “siamo di fronte ad un vero e proprio assalto al Salento”.
A chi volesse approfondire consiglio di proseguire la lettura sul sito web del documentario legno Vivo, ricco di notizie, interviste a esperti e link a documentazioni. Ovviamente l’invito è poi di visionare il docu-film, che è veramente interessante.
Aggiornamento del post a cura di Matteo Cereda
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