La fibra di cocco è un materiale naturale che trova ampio utilizzo in agricoltura, soprattutto come substrato per il vivaismo e l’orticoltura, da solo o in miscela con altre sostanze.
I terricci sono spesso a base di torba, la fibra di cocco è interessante, perché può rappresentare un’alternativa più ecologica, provenendo da fonti totalmente e rapidamente rinnovabili, anche se nel nostro paese non certo a chilometro zero.
In questo articolo descriviamo la fibra di cocco, detta anche coir o coir dust. Scopriamo le sue caratteristiche e gli utilizzi che se ne possono fare nell’ambito delle nostre produzioni agricole domestiche.
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Come si ottiene il materiale
Come già esplicito nel nome, questa sostanza si ricava dalla pianta del cocco e più specificamente dai frutti, che vengono chiamati noci di cocco.
La fibra viene ottenuta dal mesocarpo della noce, che non è quindi propriamente il guscio ma l’involucro più interno e a contatto con la parte edibile bianca. Parliamo di economia circolare: un prodotto di scarto come il mesocarpo del frutto diventa un sottoprodotto prezioso da utilizzare per scopi utili.
Si tratta quindi di un materiale completamente organico, che naturalmente non può essere prodotto in Italia: il cocco (Cocos nocifera) viene infatti coltivato nei paesi a clima tropicale, soprattutto nello Sri Lanka. Da noi giunge quindi tramite importazione, aspetto che comporta costi.
Considerando che in media una palma da cocchi produce una dozzina di noci all’anno, e vista la presenza così abbondante delle piante nei luoghi di origine, di crescita spontanea e di coltivazione, si può capire quanto materiale si possa ottenere ogni anno potenzialmente. Rispetto alla torba, non ha impatto su alcun ecosistema e può esserne un eccellente sostituto presentando caratteristiche analoghe.
La lavorazione della fibra di cocco
Prima che arrivi nel nostro paese, il prodotto deve essere trattato mediante un particolare processo di maturazione che ha come effetto quello di portare la fibra al giusto grado di umidità.
Il prodotto appena raccolto infatti viene dapprima immerso in acqua per essere ammorbidito, dopodiché viene convogliato in una sorta di mulino a martelli che lo frantumano ma senza sbriciolarlo, lasciando così come sottoprodotto delle fibre lunghe che vengono separate dal resto e generalmente convogliate verso la fabbricazione di corde e di altro materiale tessile.
Restano le fibre più corte insieme alla polvere o tessuto midollare, e questi due materiali sono in genere quelli che si trovano per utilizzo agricolo.
Il materiale viene asciugato fino a raggiungere il 25% di umidità e poi confezionato in sacchi oppure pressato in mattonelle o lastre. Le mattonelle o lastre di fibra di cocco, poi, una volta immerse in acqua devono potersi reidratare, altrimenti significa che hanno subìto una compressione eccessiva.
Caratteristiche della fibra di cocco
La fibra di cocco può avere qualità piuttosto eterogenea a seconda delle zone di produzione e della qualità della lavorazione. In genere presenta un ph sub-acido e un certo contenuto salino (potassio, cloro e sodio) dovuto alla frequente presenza delle palme da cocco in prossimità del mare, anche se il lavaggio in acqua dolce in fase di preparazione elimina o riduce il problema.
La capacità di ritenzione idrica è molto buona, e solitamente maggiore rispetto a quella della torba di sfagno e addirittura può arrivare a contenere acqua fino al 900% del proprio peso. Inoltre, cosa quasi scontata ma fondamentale, non presenta alcuna tossicità.
Si tratta però di un substrato che non fornisce nutrimento alle piante coltivate, e pertanto se utilizzato per coltivazioni in vaso o indoor, bisogna mescolarla a dei fertilizzanti di origine naturale. Un grande vantaggio di questo substrato è che non viene attaccato da muffe.
Utilizzo in agricoltura
La fibra di cocco, utilizzata in purezza o in miscela, trova vari impieghi nel settore agricolo. Non solo in agricoltura professionale, è un materiale che può essere utilizzato da chi coltiva piante in vaso o fa semenzaio per l’orto.
Fibra di cocco per il semenzaio
Per il semenzaio si utilizza il tipo di fibra di cocco più fine, composta prevalentemente da midollo o fibra in polvere, e privo di pezzi grossolani che potrebbero ostacolare la germinazione dei semi. L’alta ritenzione idrica è particolarmente interessante in questo contesto.
Piante in vaso
Per la coltivazione di piante in vaso può andare bene anche una fibra di cocco più grossolana, ovvero con fibre di pezzatura leggermente più grande, che in genere si acquista sfusa in substrati a ph tamponato. Alle piante offre una buona capacità di drenaggio e un buon livello di arieggiamento per le radici.
La fibra di cocco come ammendante
La fibra di cocco può essere miscelata direttamente al terreno come ammendante, e a questo scopo può migliorarne alcune caratteristiche. Per esempio, aggiunta ad un terreno argilloso e tendente a compattarsi, può conferire una migliore capacità di drenaggio e porosità agendo quindi su parametri fisici, che vanno a vantaggio della lavorabilità del terreno stesso e delle radici delle piante.
Come utilizzare le mattonelle di fibra di cocco
Se si acquista la fibra di cocco pressata in mattonelle, che è la soluzione più pratica e salva spazio, la prima cosa da fare è immergerla in acqua per imbibirla d’acqua. Bisogna tenerla a bagno per un mezz’ora o un’ora, e durante questo arco di tempo è possibile notare un impressionante aumento del suo volume, dovuto alla sua grande capacità di ritenzione idrica.
La fibra di cocco sfusa in sacchi invece può essere anche utilizzata direttamente, così com’è, pura o mescolata ad altri tipi di terriccio.
Articolo di Sara Petrucci
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