Il grano, chiamato anche frumento, è il cereale alla base della nostra alimentazione, viene coltivato per farne farina da cui si ottengono pane, pasta, pizza, dolci e altro ancora. Come per altri cereali, si tratta di una tipica coltivazione da agricoltura intensiva, spesso attuata senza rispetto per l’ambiente, sfruttando il suolo.
Vale la pena seminare grano anche in scala più piccola: in piccole aziende agricole e persino per appassionati che vogliono sperimentare la soddisfazione di autoprodurre il proprio grano su poche migliaia di metri quadri. Può diventare anche un modo per riscoprire grani antichi.
Scopriamo quindi come coltivare il grano in scala ridotta, dalla semina fino alla raccolta delle spighe e al mulino.
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La pianta del frumento
Il grano o frumento appartiene alla nota e numerosa famiglia delle graminacee, chiamate anche poacee. A questa famiglia appartengono i cereali, che prendono il loro nome da Cerere, la dea delle coltivazioni.
Il frumento fa parte del genere Triticum, come il farro, si tratta di una pianta erbacea annuale, il cui ciclo di coltivazione va dalla semina autunnale, di norma praticata tra ottobre e dicembre, e la raccolta a luglio.
Grano tenero e grano duro
Prima ancora di addentrarsi nel vasto panorama delle varietà di frumento, è importante avere chiara la prima grande distinzione tra grano tenero e grano duro.
- Grano tenero: ha chicco (cariosside) a consistenza farinosa ed è quello che si coltiva per ottenere la farina.
- Grano duro: i chicci hanno consistenza vitrea, si coltiva per la semola, con cui si produce la pasta.
Sicuramente prima iniziare un progetto di coltivazione del grano, piccolo o grande che sia, è fondamentale avere chiaro che cosa si vuole ottenere e quello che serve per raggiungere lo scopo desiderato.
Clima adatto a coltivare grano
Il grano tenero ha una buona resistenza al freddo, mentre il grano duro soffre maggiormente gli inverni rigidi, infatti è una coltivazionepiù adatta al sud e al centro Italia.
La scelta tra i due tipi è anche legata necessariamente al luogo, come latitudine e altitudine.
Preparare il terreno
Il grano è una graminacea, ovvero una coltura depauperante, che richiede un terreno fertile, ben concimato e lavorato prima della semina.
Concimazione del grano
Per concimare prima della semina del frumento possiamo distribuire compost o letame maturo, considerando che ne serve una buona quantità, indicativamente 3 kg per metro quadro di letame maturo e la metà o poco oltre se si tratta di compost, poiché in genere il compost contiene circa il doppio quantitativo di azoto rispetto al letame bovino.
Il letame non deve necessariamente provenire da allevamenti biologici per coltivare frumento biologico, ma dovrebbe almeno provenire da allevamenti non industriali, che sono quelli in cui gli animali stanno in stabulazione fissa e non hanno accesso a spazi esterni.
Lavorazione del terreno
Per seminare grano deve essere preparato un accurato letto di semina, mediante un’ara-ripuntatura oppure con la vangatrice, che non sovverte gli strati di suolo.
In entrambi i casi il lavoro principale deve essere seguito da un’erpicatura che affina le zolle presenti.
Per piccoli appezzamenti va bene comunque anche usare il motocoltivatore. Il grano può anche essere seminato optando per minime lavorazione, a seconda della consistenza dei residui delle colture precedenti.
Grano e rotazioni colturali
La pratica delle rotazioni deve essere sempre applicata nella coltivazione dei cereali, sia per evitare il fenomeno della “stanchezza del terreno”, sia il proliferare di patogeni come quelli della ruggine, del carbone e altre tipiche avversità del grano.
A livello pratico questo significa che, ad esempio, avendo 1 ettaro di terreno, non è possibile coltivare ogni anno 1 ettaro di grano, ma scegliere tra due opzioni:
- Dimezzare la superficie, o meglio ancora ridurre il terreno in 3 porzioni e alternarvi 3 colture diverse tra cui il grano
- Coltivare il grano almeno ad anni alterni utilizzando tutta la superficie e negli altri anni usare l’intera superficie per altro.
Questa scelta è meno scontata di quanto sembri, perché impone un po’ di sacrificio alla superficie da dedicare al grano e spinge a trovare nuove idee per colture alternative.
Essendo il grano una coltura depauperante, è importante prevedere una leguminosa nella rotazione. Se non si sa come gestirla, va bene anche un sovescio di leguminose, in modo da evitare le concimazioni con letame e compost, soprattutto se questi sono difficilmente reperibili. Tra le leguminose più adatte ai sovesci ci sono vecce, trifogli, favino e lupino.
L’ideale però è progettare l’alternarsi delle colture sul terreno in modo tale che questo non resti mai vuoto e per realizzare questo obiettivo è importante sapere i tempi di semina e di raccolta delle varie specie da mettere in rotazione con il frumento. Si possono introdurre le patate, o il pomodoro, o il girasole, ma le scelte dipendono molto dalla disponibilità di attrezzi, di acqua, dalla destinazione successiva del prodotto e altre considerazioni specifiche in ogni situazione.
Come e quando seminare il grano
Il grano di norma viene seminato tra ottobre e dicembre a seconda dei luoghi, e per farlo è sicuramente consigliato utilizzare una seminatrice.
Semina a file
La semina a file è sicuramente preferibile a quella a spaglio perché la seminatrice distribuisce i semi ad una densità ottimale, e li interra alla giusta profondità, aspetto che almeno in parte li preserva dai piccioni o altri uccelli.
La rullatura
Dopo la semina, se il terreno è molto soffice, di norma si passa con dei rulli per farlo aderire bene ai semi.
Strigliature
Le strigliature sono operazioni che vengono praticate con erpici strigliatori, i cui denti passano tra le file, e hanno lo scopo di rompere la crosticina superficiale del suolo, estirpando anche le erbe infestanti.
La crescita del frumento verso la maturazione
Il frumento durante i primi mesi dopo la germinazione accestisce, ovvero genera culmi laterali e per un certo tempo la singola pianta assume l’aspetto di piccolo cespuglietto di erba.
Successivamente inizia la fase della levata, quella in cui gli steli iniziano ad allungarsi fino a raggiungere l’altezza tipica della varietà. Quest’ultimo è un aspetto che in passato ha interessato studi di miglioramento genetico, che hanno portato ai frumenti a taglia bassa, comodi perché non si allettano, ovvero non cadono a terra, e perché producono meno paglia.
Le vecchie varietà tradizionali, più adatte alle coltivazioni ecosostenibili, sono però quelle a taglia alta. L’abbondante paglia prodotta può trovare un ottimo utilizzo come materiale da pacciamatura, come lettiera e in parte essere direttamente incorporata di nuovo nel suolo.
Durante la fase di levata la spiga inizia a salire all’interno degli internodi, fino alla cosiddetta fase di “botticella”, quando cioè la spiga è in cima ma ancora avvolta dalla guaina dell’ultima foglia. Infine la spiga emerge, in quella che viene per l’appunto chiamata fase di spigatura. La pianta però è ancora verde in questa fase.
Il frumento è maturo quando le piante sono dorate, ovvero ben asciutte. Se è presente ancora più umidità del dovuto, il problema è poi che si conserverà male. Di norma è nel mese di luglio che avviene questo momento.
Cure colturali
Il frumento non deve essere irrigato, e di norma le piogge autunno-invernali e quelle primaverili, assicurano un sufficiente apporto idrico, sebbene inizi estate molto siccitosi possano penalizzare poi il raccolto.
La gestione delle malerbe è abbastanza facile nel caso di frumenti a taglia alta, fitti e ben accestiti, però non mancheranno di sicuro papaveri e altre piante. Nel caso di terreni molto infestanti, è utile programmare prima della semina degli interventi di falsa semina.
Mietitura, trebbiatura e mietitrebbiatura
La raccolta del frumento da decenni si realizza con le mietitrebbie, macchine che in un passaggio tagliano le piante e sgranano le spighe. Per piccole superfici coltivate sin può far venire un contoterzista, oppure prevedere per tempo una raccolta con mini mietitrebbie, di cui esistono modelli però attualmente piuttosto costosi.
Bisogna valutare le differenze di costo e informarsi se in zona ci sono contoterzisti o agricoltori professionisti che coltivano cereali e possono fare il lavoro di raccolta anche per altri.
Per l’uso del raccolto, esistono da tempo in commercio piccoli mulini per macinare le cariossidi per una produzione di farina ad uso domestico in piccole quantità.Bisogna anche pensare ad un’adeguata conservazione del raccolto, in sacchi da tenere in luoghi freschi, asciutti e inaccessibili ai topi.
Varietà di grano antico
Di seguito solo alcuni esempi di varietà tradizionali a cui fare riferimento per la scelta della semina.
- Verna. Si tratta di un’antica varietà toscana poco produttiva ma molto rustica, adatta alle coltivazioni biologiche e interessante perché contiene solo lo 0,9% di glutine rispetto al 14% di media delle farine classiche.
- Gentil Rosso. Una delle varietà di grano tenero un tempo più coltivate in Italia, prende il nome dal colore rossastro delle sue spighe. Risulta mediamente resistente all’allettamento, alla ruggine e alla stretta, ma è poco tollerante al freddo.
- Ardito. Un frumento tenero a raccolta precoce e molto resistente all’allettamento e alla stretta (danno da siccità) e abbastanza resistente alla ruggine
- Senatore Cappelli. Nota varietà di frumento duro, ha una taglia piuttosto alta (circa 150-160 cm), maturazione tardiva ed è anche suscettibile alle ruggini ed all’allettamento, ma è apprezzato per la sua larga adattabilità ai diversi ambienti, alla sua rusticità e all’ottima qualità della semola che se ne ricava.
- Risciola. Antica varietà di grano tenero coltivata molto al sud, soprattutto adatta ai territori di collina, ha una cariosside ricca di minerali e vitamine e basso tenore di glutine e di lipidi.
Articolo di Sara Petrucci
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