Pochi peperoncini al mondo hanno una piccantezza sopra al milione di unità Scoville, tra queste c’è il Naga Morich (letteralmente: morso di serpente).
Si tratta di un peperoncino derivato dalla varietà Bhut Jolokia, originario di India e Bangladesh. Il frutto poco carnoso ma particolarmente aromatico, oltre che piccante, è certamente qualcosa che gli amanti del peperoncino devono provare.
Scopriamo qualcosa in più su questa varietà, approfondendo le sue caratteristiche e anche il metodo per coltivare in Italia peperoncini Naga Morich.
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Caratteristiche della pianta
Il peperoncino indiano Naga Morich è una cultivar della specie capsicum chinense, famiglia che comprende le varietà più piccanti del mondo, come il carolina reaper e gli habanero.
Questo peperoncino forma un arbusto sufficientemente robusto da non richiedere un tutore di sostegno, raggiunge generalmente un’altezza compresa tra i 60 e gli 80 cm. Se ben coltivato, può arrivare anche al metro di altezza. L’apparato fogliare è molto ampio, con foglie abbondanti e di un verde brillante. Impiega 90 giorni ad arrivare alla maturazione dei frutti.
La forma che assume la pianta ricorda un ombrello, agevolando la protezione, nelle fasi di ingrossamento, dei giovani frutti. Il naga morich è un peperoncino che ben si adatta ai climi del centro-sud Italia, poiché richiede temperature costantemente alte e climi non troppo umidi. Tuttavia, seguendo alcune semplici accortezze, la pianta può crescere coltivata anche nel nord Italia.
Naga Morich: il frutto
I frutti del Naga Morich sono di forma conica, lunghi dai 7 ai 10 centimetri, per 2/3 centimetri di larghezza. Ricordano vagamente la forma della pera, con un maggior diametro nella parte alta.
A differenza degli altri frutti della stessa famiglia, presenta meno polpa: la consistenza è più asciutta, e le pareti meno spesse e carnose.
Grado di piccantezza Scoville
La piccantezza di un peperoncino dipende dal contenuto di capsaicina nel frutto e si misura secondo la scala di Scoville, con un punteggio in SHU (Scoville Heat Units). Il naga morich nel 2010 ha vinto il premio come peperoncino più piccante al mondo, facendo segnare circa un 1.100.000 unità di scoville. Negli ultimi anni è stato superato dai fratelli maggiori, il Trinitad Scorpion (nel 2011) ed il Carolina Reaper (nel 2013). Anche se spodestato dalla prima posizione, resta un frutto estremamente piccante, da maneggiare con attenzione.
Il Naga Morich, ha un livello di piccantezza così alto che la sensazione di bruciore provata nel mangiarlo a “crudo” potrebbe assomigliare al morso di un rettile. Da questo, il suo nome, che significa letteralmente “morso di serpente”.
Caratteristiche organolettiche ed uso culinario
Pur essendo uno dei peperoncini più piccanti al mondo, mangiare un Naga Morich a “crudo” non è una decisione scellerata. Ad un primo assaggio, potrebbe sembrare dolce e acidulo allo stesso tempo, quasi lievemente affumicato. Al palato, la piccantezza estrema si rivela molto lentamente, con un bouquet di aromi tendenti ai frutti tropicali.
Questo peperoncino oggi viene coltivato molto anche nel Regno Unito e negli Stati uniti, si abbina molto bene accostato alla carne e primi piatti, ma può essere usato per la preparazione di salse o polveri, per insaporire e speziare i nostri piatti.
Contrariamente a quanto si possa pensare sentendo bruciare la bocca, mangiare i peperoncini piccanti non fanno male, questi frutti hanno anzi una serie incredibile di effetti positivi sul nostro organismo. Il Naga Morich, in particolare, può vantare proprietà benefiche:
- Una potente funzione anti-ossidante nel nostro organismo, riducendo il rischio di cancro, aiutando a mantenere in salute il sistema circolatorio, le ossa e la pelle;
- Aiuta l’apparato digerente e il cuore nelle loro funzioni;
- Porta sollievo contro l’emicrania e nei dolori articolari, poiché la capsaicina è un antidolorifico naturale;
- Ha un notevole contributo in vitamina C e beta-carotene.
Coltivare il Naga Morich
Quando si desidera coltivare una pianta di capiscuum chinense bisogna tenere sempre presente che si tratta di varietà che non nascono per il nostro clima, il naga morich non fa eccezione. Il ciclo colturale piuttosto lungo, la tempistica di maturazione del frutto e la scarsa resistenza al freddo non devono essere ignorate, in particolare per chi vuole coltivare naga morich in Italia settentrionale.
Tuttavia coltivare uno dei peperoncini più piccanti al mondo nel nostro orto, o anche in vaso sul balcone, è possibile. In genere, conviene aiutarsi con semenzai riscaldati, oppure con l’ausilio delle “grow box”, ovvero serre domestiche per la coltivazione indoor delle piante, munite di fori per estrazione e introduzione dell’ aria.
L’ambiente riscaldato non è indispensabile per tutto il ciclo colturale, ma è importante anticipare la semina, in modo da avere poi tutta l’estate per permettere ai frutti di maturare.
La semina del naga morich
Per chi non ha tempo o disponibilità, nei consorzi ben forniti vengono vendute piantine di naga morich già pronte da trapiantare, azzerando tutto il lavoro di semina e germinazione. Tuttavia cominciare dai semi ha un indubbio fascino e permette anche di riutilizzare semi ricavati da noi dall’anno precedente (come spiegato nell’articolo sulla conservazione dei semi di peperoncino).
La semina conviene cominciarla a partire da febbraio o inizio marzo, verificando le temperature notturne: non devono mai scendere sotto ai 14/16 gradi, pena il blocco vegetativo o addirittura la morte della giovane piantina. Per questo conviene una semina in semenzaio, permettendo l’anticipo di semina di qualche settimana, o addirittura qualche mese, se si tratta del nord Italia.
La fase di germinazione richiede una temperatura di 22/24 gradi. Normalmente si intravedono i cotiledoni dopo 15-20 giorni dalla semina: il tempo può variare in base alla qualità dei semi utilizzata. Non disperate se la vita sembra non esserci: il seme può impiegare anche due mesi per germinare! Il tegumento del seme di naga morich è molto ostico e per questo motivo un bagno di camomilla ai semi è un buon trucco per aiutare la germinazione.
Le regole per l’innaffiatura sono sempre le stesse: bagnare poco e regolarmente, tenere il terreno umido, ma mai completamente zuppo o asciutto.
Come e quando trapiantare Naga Morich
Per il trapianto, il nostro peperoncino può essere messo in campo a partire da aprile o maggio, basta che sia al riparo da gelate tardive. La pianta, come tutte le piante della famiglia delle capsicum, odia terribilmente il freddo. Il consiglio è di trapiantarlo in un luogo estremamente soleggiato, che garantisca il massimo di luce nell’arco dell’intera giornata.
Prima di trapiantare il Naga Morich, dobbiamo valutare l’esposizione solare avuta fino a quel momento: se la pianta è cresciuta in penombra, il contatto diretto al sole sarà traumatico, e potrebbe danneggiare le giovani foglie. In questo senso è bene acclimatare la piantina, esponendola per brevi periodi al sole diretto. L’aumento dei tempi di esposizione avverrà gradualmente, intervenendo tempestivamente se si dovessero notare segni di “affaticamento” della pianta.
Terreno e concimazione
Il terreno dovrà essere nutrito e bilanciato, con un giusto compromesso tra ritenzione idrica e drenaggio, che si ottiene con una buona lavorazione abbinata all’apporto di sostanza organica. In questo senso, terreni troppo argillosi possono essere resi più drenanti con l’aggiunta di sabbia o torba; al contrario, terreni più permeabili possono essere arricchiti di letame ben maturo o humus di lombrico, per rallentare l’evapotraspirazione dell’acqua ed il dilavamento dei nutrienti.
Basterà concimare una sola volta al momento della messa a dimora, evitando eccessi di azoto, che possono spingere la pianta nell’apparato fogliare, penalizzando la produzione dei frutti.
Importante considerare che, nella coltivazione del peperoncino in orto, la distanza tra una piantina e l’altra deve essere almeno di 50 cm tra le file e 40 cm sulla fila.
Crescita e mantenimento
Nelle prime fasi di vita, come tutte le piante che devono crescere, è necessario un apporto idrico costante e bilanciato. Quando la pianta è ormai ben strutturata, necessita di un apporto idrico moderato.
Per mantenere il naga morich in salute è sufficiente assicurarsi che il terreno non sia mai secco superficialmente ma che, allo stesso tempo, non sia troppo carico d’acqua. Il peperoncino infatti ha un apparato radicale sensibile all’asfissia, e richiede un’attenzione maggiore sull’approvvigionamento idrico.
Non bisogna preoccuparsi se durante la crescita alcuni fiori cadranno: è la naturale selezione della pianta, che con cascole occasionali si concentrerà maggiormente sui fiori rimasti, dando degli ottimi frutti.
Raccolta dei peperoncini Naga Morich
Se siete amanti del piccante estremo, nella settimana precedente alla raccolta si consiglia di innaffiare poco la pianta. Questo permette alla presenza di acqua nel frutto di diminuire, aumentando la concentrazione di capsaicina, e quindi la piccantezza. Probabilmente questo manderà in leggera crisi l’apparato fogliare, ma non dovremo preoccuparci: ormai la pianta avrà radici ben strutturate, e basterà innaffiare con pochissima acqua, sufficiente per tenere viva la pianta, fino al momento della raccolta.
La pianta di peperoncino coltivata nei nostri climi in genere non sopravvive per la stagione successiva. Pertanto, potete conservare i semi del peperoncino naga morich come già spiegato, e se questa varietà indiana super piccante vi è piaciuta si potrà effettuare una nuova semina la stagione successiva.
Articolo di Simone Girolimetto
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